Un anno fa la morte di Taylor Hawkins, una doccia fredda di cui sentiamo ancora i brividi | Memories

Il 25 marzo 2022 moriva Taylor Hawkins, il batterista dei Foo Fighters. Aveva solo 50 anni e la sua scomparsa è ancora una doccia fredda

morte di taylor hawkins

Ph: Raph_PH/Wikimedia


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Chi scrive ha ancora gli occhi sgranati nel ricordo di quella notte, quando fu svegliato da una vibrazione del telefono ad un’ora insolita. Una nota stampa riportava la morte di Taylor Hawkins. “Così, de botto, senza senso”, si sarebbe detto in una situazione meno surreale di quella, una citazione divertita di Boris che poteva starci molto meglio di un cazzotto dato in pieno sul grugno. Invece no, era morto il batterista dei Foo Fighters, quello che aveva dato lustro a una band in crisi, il biondo amico di Dave Grohl che aveva quel tocco à la Bonham. 50 anni, un ragazzo.

Alle 4 del mattino, ora italiana, del 25 marzo 2022 i Foo Fighters comunicarono la scomparsa del loro piccolo milite. Taylor Hawkins morì in una stanza dell’hotel Casa Medina di Bogotà dove i Foo Fighters si sarebbero dovuti esibire in occasione del Festival Estéreo Picnic. Alle 19:40 (ora locale) i paramedici furono chiamati perché “un ospite” accusava dolori al petto. Quando arrivarono, tentarono una disperata manovra di rianimazione, ma Hawkins era già troppo caro ai cieli per restare in vita. Pochi giorni prima aveva suonato con i suoi compari a San Isidro, in Argentina, nella sessione sudamericana dei concerti a supporto del nuovo album Medicine At Midnight dei Foo Fighters.

Taylor, che ti è successo? La domanda di chi scrive fu immediata, mentre con gli occhi ancora incollati dalla partita iva si scrollavano i primi lanci di stampa. 50 anni, un ragazzo. Subito saltarono fuori le speculazioni: suicidio, cospirazione, sapeva cose, drogato, sapeva cose, mistero, sapeva cose. Il giorno dopo fu necessario un comunicato stampa dell’ufficio del Procuratore di Bogotà in cui si specificava che sì, nel corpo di Taylor erano presenti almeno 10 sostanze tra cui oppiacei e benzodiazepine, ma ciò non dimostrava alcuna correlazione tra ciò che l’esame tossicologico restituiva e la morte dell’artista.

Aveva il cuore pesante, il doppio delle dimensioni rispetto alla norma. Un miocardio che oggi sentiamo pesante anche noi, e Taylor Hawkins ci perdonerà per questa sviolinata che con il rock’n’roll ha veramente poco a che fare.

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