Bugo contro i Blink 182: “Sono me**a”, e spiega il motivo

"Oggi gli artisti sono ruffiani e hanno paura del giudizio", Bugo senza freni punta il dito contro la scena contemporanea e chiama "mer*e" i Blink 182

bugo contro i blink 182

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Una frase secca e un dito puntato con critica feroce, quello di Bugo contro i Blink 182. Quella del cantautore è una lunga serie di tweet in cui svela il motivo per cui si dichiara un appassionato della musica degli anni ’60. Anni, secondo Bugo, in cui sia gli artisti che il pubblico erano più liberi, ma tra i modelli da seguire Cristian Bugatti cita anche i Nirvana e i Sex Pistols. Tutto parte dal primo tweet:

“Se cresci con Nirvana, Who, Henrdrix, Pistols, come fai a sopportare quella mer*a di Blink 182? Bambocci cresciuti male che pensano che sia punk fare il saltello con la corda tipo alle elementari”.

Non mancano le risposte al vetriolo dei follower. Alcuni gli rispondono: “Allora dovresti buttare i tuoi dischi nel ce**o”, per questo Bugo cerca di riportare la calma con un “relax raga”, ma la polemica è appena iniziata. Qualche ora dopo Bugatti ritorna su Twitter e riprende il suo sfogo:

“Perché amo così tanto la musica anni 60? Perché quei dischi erano veramente liberi, e il pubblico ed il sistema avevano voglia di sperimentare. Dopo gli anni 60 non c’è più stato un periodo così. Negli anni 60 era tutto nuovo, c’era entusiasmo nell’aria e questa cosa si riflette nella musica. Da lì in poi la decadenza: il pubblico sempre più critico e la discografica che impone il gusto”.

Degli anni ’60, soprattutto, Bugo ricorda i “capolavori inseparabili” di cui oggi sarebbero rimasti “i cloni, i derivati”. Un decennio, quello menzionato, che ha ritrovato vigore negli anni ’90 quando andavano in classifica “gli artisti ribelli, scomodi”, mentre oggi sono “ruffiani che hanno paura del giudizio” e piacciono a un pubblico pecorone.

Ecco la parte finale:

“Degli anni 60 colpisce l’incredibile numero di dischi potenti e ispirati. Un decennio pieno di capolavori insuperabili. Era veramente tutto nuovo. Dopo sono arrivati i cloni, i derivati. Gli anni 60 saranno l’unico decennio che verrà ricordato della musica cosiddetta pop. Adoro gli anni 60 ma non mi ritengo un nostalgico. Mi ispiro a quel modo di fare e a quello spirito ma non faccio musica vintage. Ascolto quei dischi per rubare quella potenza, quella semplicità, quella essenza. Quei dischi mi fanno stare bene, mi mettono in pace, li sento puri. Adesso è tutto diverso. Pubblico tiranno e pecorone che non si entusiasma ma giudica. Guarda caso gli artisti che vanno in classifica sono artisti ruffiani che hanno paura del giudizio. Questa non è libertà. La musica bella c’è ma non è quella che va in classifica. Quindi anni 60 unico decennio valido, a seguire gli anni 90 che non a caso si rifacevano agli anni 60. E chi andava in classifica? Anche artisti ribelli, scomodi. E com’era il pop? Era vero, fatto con le chitarre, non di plastica. Guardate me. Perché sono così brutto e scemo? Perché sono cresciuto ascoltando la musica dei sixties! Musica vera, non di plastica, oggi sono tutti così carini, ci fosse un solo artista un po’ ignorante e fuori luogo! Ecco, io mi sento sempre fuori posto, colpa di Hendrix!”.