Zucchero condannato per diffamazione: dovrà risarcire un ex amico, cos’è successo

"Poco di buono, pu**aniere e nullafacente", per queste parole Zucchero Fornaciari è stato condannato per diffamazione. Ecco cos'è successo

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Ph: Danielle dk/Wikimedia


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Zucchero, condannato per diffamazione, dovrà risarcire un amico con 37mila euro. Lo riporta Corriere Fiorentino che dà notizia della decisione presa dal Tribunale di Massa nella persona del giudice Domenico Provenzano.

Zucchero condannato: cos’è successo

Il giudice Provenzano ha stabilito che le parole usate da Adelmo Fornaciari – questo il nome di battesimo del cantautore – sono “lesive della reputazione” al punto che avrebbero “compromesso le relazioni sociali e familiari della parte offesa, i cui rapporti con la coniuge si sono significativamente deteriorati”.

Le parole usate da Zucchero Fornaciari e che hanno portato l’ex amico a denunciarlo tramite il suo avvocato Alessandro Fontana, sono contenute nell’autobiografia Il Suono Della Domenica, Il Romanzo Della Mia Vita, pubblicato nel 2011. Qualche anno dopo l’ex amico ha ricevuto quel romanzo in dono dalla figlia, dato che quest’ultima era a conoscenza dei trascorsi amichevoli tra il cantautore e suo padre.

L’avvocato Fontana riferisce al Corriere Fiorentino che “la lettura del romanzo provocò sconforto e malessere nei familiari del mio assistito”, per questo la scelta di denunciare insieme alla collega Catia Buratti.

La frase incriminata e la difesa di Fornaciari

Corriere Fiorentino ricostruisce che Zucchero Fornaciari, nel suo libro, ha definito l’ex amico “poco di buono, pu**aniere e nullafacente”, espressioni che il giudice Provenzano ha ritenuto “obiettivamente denigratorie a prescindere dal tono ironico e colloquiale”.

Zucchero ha tentato di difendersi spiegando che quella descrizione era funzionale alla “trama narrativa”, ma così non è stato per il Tribunale di Massa.

Ora Zucchero, condannato, dovrà risarcire l’ex amico con 37mila euro. Per il momento il cantautore non ha rilasciato dichiarazioni, né è dato conoscere il nome dell’ex amico che lo ha coinvolto nel processo. Per il giudice Provenzano, quindi, le espressioni usate nei confronti del querelante, nonostante la licenza narrativa, sono risultate offensive e denigratorie.

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