T’appartengo non sta tornando

T’appartengo non è mai entrata in classifica, e chi vi parla di quella di iTunes, se lo fa sul serio, è un buffone, perché parliamo di decine di download

ambra x factor 2022

Ph: social X Factor


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Qui non si improvvisa mai niente. 

O forse qui non si improvvisa più niente. 

Piccola differenza, quasi un gioco di parole, in realtà differenza piuttosto significativa. Non si improvvisa mai e più niente. Da nessuna parte si improvvisa mai e più niente. Anche dove viene dichiarato il contrario, penso al jazz, al free style nel rap, agli assoli di chitarra nel rock, toh, usciamo dalla musica, penso alla stand-up comedia, penso alla slam poetry. Certo, qualcosa si improvvisa, ma stando dentro certi canoni, appoggiandosi a certi altri canoni, propri, canoni che ripercorrano standard, mettiamola giù così, canovacci su cui poi improvvisare anche qualcosa, ispirati al momento, magari dall’interegire con gli altri, ma pur sempre canovacci a disposizione, mentale. Ma niente di realmente improvvisato, non se ne uscirebbe vivi. Prendete anche gli scontri diretti, che si tratti di rap battle, di poetry slam, di quel che volete, mica penserete che le rime, i concetti, anche i dissing, nascano tutti sul momento, come reali botta e risposta che non tengano conto di un lavoro fatto a monte, rime segnate, appuntate e imparate a memoria, incastri provati, le parole a correre avanti e dietro come note sulle scale, pronte per essere usate al momento del bisogno, quando l’occasione si presenta, come un killer che in un determinato momento sa quale arma usare e come usarla. 

Pensare di partire da una tabula rasa è impresa impossibile, almano laddove ci sia professionismo, e a meno che non ci si cimenti con qualcosa che ci è davvero estraneo, nel qual caso l’assenza di esperienza, e quindi di competenza, ci porrebbe comunque in una condizione di svantaggio tale da influenzare in qualche modo il nostro lavoro (pensate a dover suonare in combo uno strumento che non conosciamo, o dover rappare in una lingua a noi ignota), in quel caso sarebbe forse reale improvvisazione, ma il risultato sarebbe figlio del nostro handicap iniziale. Altrimenti, e chiunque dia vita a una delle tipologie di improvvisazione su menzionate, o qualsiasi altra improvvisazione in campo artistico rivenduta come tale, conosce quel che sta per andare a fare, non fosse altro perché, parlo di musica, avere conoscenza dei determinati suoni che coincidono a determinati tasti o parti dello strumento fa sì che anche solo quello coincida con quel tipo di esperienza e competenza che ci permette di andare in qualche modo sul sicuro, a ottenere, cioè, esattamente il suono che intendiamo produrre in quel determinato momento, e con la parola suono, è evidente, intendo anche il suono della voce, ivi comprese le parole che quei suoni possono veicolare.

Messa giù così, immagino, la poesia (letteralmente o letterariamente) va tutta a farsi benedire, stramazza al suolo, giuro che mentre scrivevo ho digitato per errore suono al posto di suono, ma magari era solo un lapsus freudiano, comunque, stramazza al suolo tra conati di vomito, sbocchi di sangue, cagandosi anche addosso, uno spettacolo indecoroso, impietoso, devastante, ma l’ingenua inconsapevolezza di ciò che muove le cose non è che sia in effetti la certificazione di una qualche magia, semplicemente l’esternazione di uno stato di incoscienza, credo a qualcosa perché non lo conosco, quasi al livello di scaramanzia. Non sempre lo sconosciuto genera paura o diffidenza, non dico anche qui niente di nuovo, la fascinazione dell’altro da noi è antica quanto il mondo.

Quindi, ribadisco, non si improvvisa mai e più niente. Tutto è previsto, e in quanto previsto prevedibile, in quanto prevedibile, giocoforza, già canonizzato. 

Quindi nel momento in cui qualcuno manifesta sorpresa, intesa come quell’atto del meravigliarsi per qualcosa di sorprendente, appunto, di straordinario, tocca star lì a tener conto che di finzione nella finzione si tratta, o di sorpresa di chi evidentemente è distratto, o, peggio, inconsapevole o ignorante, quindi una sorpresa in malafede o irrilevante. 

Parlo oggi, ma è l’argomento di questi giorni, domani potrei seranamente parlando d’altro, dei tanti e tanti articoli che ci raccontano il successo redivivo di T’appartengo, hit di Ambra ai tempi di Non è la RAI, il brano ai tempi spopolò in Sud America, riproposta sotto forma di balletto durante la finale di X Factor 2022, o meglio X Factor 20-22. Articoli e articoli che ci raccontano di come il brano spopoli in classifica, sia tornato in auge, forte dell’amore che gli ha sempre tributato la comunità LGBTQ+, sicuramente, e anche di una certa nostalgia canaglia di noi boomers, giovani ai tempi del programma di Boncompagni e oggi lì a guardarci alle spalle con il rimpianto dei giorni andati (stessa cosa si potrebbe dire di Cristina D’Avena, ma oggi il suo nome andrebbe legato alla polemica per la sua partecipazione alla festa di Piazza del Popolo a Roma per il decennale di Fratelli d’Italia, quindi passo oltre). Ora, premesso che nel 1994 ero un punk coi capelli lunghi fino al culo che svolgeva il servizio civile presso un dormitorio per senza fissa dimora, quindi non ho mai visto una puntata di Non è la RAI né mai avuto la medesima attrattiva che ha spinto Vasco a scrivere Delusa, e premesso che nel 2008 ho poi lavorato con Ambra al suo ritorno televisivo nel programma Stasera Niente MTV, programma che provava proprio a lasciarsi Non è la RAI alle spalle, via auricolare e dacci dentro di ironia e competenze televisive, direi che la cosa che dovrebbe semmai sorprendermi, guardando a tutti questi articoli, firmati anche da gente importante, penso a quello uscito per Repubblica a firma di Ernesto Assante, è il fatto che tutti parlino di un successo redivivo che, nei fatti, non è mai arrivato. Nel senso, T’appartengo, oggi, non ha fatto il suo ingresso in classifica, né quella di vendita, FIMI, né quella radiofonica. Se ne parla, dirà qualcuno, ma il parlare di qualcosa, se è un parlare che appunto punta a raccontare un successo, direi che non può essere scambiato con il successo stesso, perché altrimenti dovrebbe bastare a dire di essere guariti da qualcosa per poter guarire, e via discorrendo. Nel senso, che un manipolo anche ampio di addetti ai lavori, all’unanimità decisa di dire una falsità non rende questa falsità vera, e se anche ci riuscisse, sarebbe una falsità diventata vera perché loro, I giornalisti, hanno costruito questa menzogna ai nostri danni. Siccome però nulla è improvvisato, ripeto, e troppe volte negli anni mi è capitato di vedere tutte quelle firme lì a applaudire qualcuno, immeritevole di quegli applausi, o a raccontare successi inesistenti, senza il supporto di numeri o fatti, mi viene il dubbio, che tanto dubbio non è, che si tratti semplicemente di una operazione pensata a monte, quindi tecnicamente qualcosa che implichi un coinvolgimento di qualche tipo da parte di chi inscena il misfatto (di qualsiasi misfatto si tratti). Non volendo pensare che si tratti, almeno in questo caso, di una marchetta, Ambra per altro ha sempre raccontato di non aver mai guadagnato nulla dal successo incredibile che il brano ebbe ai tempi, anche in Sud America, che interesse ci sarebbe oggi a far guadagnare ancora chi il brano lo ha scritto, oltre che gli eredi di Boncompagni, e non volendo pensare che a ogni occasione del genere, sono davvero troppe da raccontare, aprite in qualsiasi giorno il web e troverete decine di articoli che raccontano la stessa non notizia e capirete subito che è di questo che vi sto parlando ora, penso che si marchetta, lasciatemi usare una brutta parola, atta qui a creare uno stigma, appunto, fatta a beneficio di chi la produce, non di chi in teoria ne dovrebbe essere destinatario. Mi spiego. Per marchetta solitamente si intende un pezzo molto positivo scritto da qualcuno, un giornalista o un critico, su qualcuno che non meriterebbe affatto quelle parole così positive. Faccio un esempio, volante, pensate alle tante parole spese a vanvera su Casadilego quando era dentro X Factor (senza che poi nessuno di chi le ha scritte se la cagasse più una volta finito il programma). Idem si potrebbe dire sui tanti usciti da Amici, parlo dei tanti poi non rimasti sotto l’ala protettiva di Santa Maria dei miracoli, ovviamente. A beneficiare delle marchette sono quindi coloro che quei pezzi raccontano, immeritatamente. Certo, beneficiano di quelle marchette anche coloro che le marchette le scrivono, perché da esse hanno un tornaconto, spesso economico, la paghetta, a volte non in soldi ma visibilità, lo stare dietro il tavolo dei giornalisti di Amici, per dire, altre volte inviti a prime di tour in città diverse da quelle che si vive, tipo vacanza premio, regalie varie, ci siamo capiti. Dando per assodato che nessuno oggi spenderebbe soldi per far ripartire T’appartengo, ecco che la marchetta plausibile diventa quella che il giornalista o critico musicale fa a suo stesso beneficio, prendo parte a un coro che può avere un seguito, in effetti Ambra è molto amata e ha un suo pubblico benevolo di riferimento, quello già citato sopra, quindi nel parlarne bene mi rendo benvoluto da quel medesimo pubblico, I miei articoli vengono likati e condivisi, divento parte di una sorta di plebiscito che, però, nei fatti non esiste, se non in virtù di questa messa in scena. Quindi, grazie a questo mio scrivere di una cosa che è falsa, ma va a favore di qualcuno amato, quindi grazie a questo diventare parte di un coro, io che altrimenti non esisterei più, perché la musica che davvero sbanca oggi non ha necessità di articoli o critiche, e perché il pubblico che segue quella musica manco sa cosa siano I giornalisti musicali e I critici, di colpo, per qualche ora, torno a esistere. Certo, sono parte di un coro, una pecora del gregge, ma meglio una pecora del gregge che un ectoplasma, o, peggio, il nulla. 

Certo, da boomer quale sono, magari dovrei provare empatia riguardo chi, pur di rimanere vivo, è disposto a inventarsi una sciocchezza di per sé innocente, che al massimo crea hype e, in rarissimi casi, porta davvero a far sì che la cosa falsa diventi in qualche modo vera, ma nei fatti mi sembra più una cosa verso cui provare pietà, intesa come pietas cristiana, certo non simpatia. Riguardo invece quel pizzico di malafede, perchè appunto nulla è improvvisato, provo un po’ di disagio, perché credo che inseguire I like o le pacche sulle spalle che siano è sempre qualcosa che chi ha un’etica dovrebbe rifuggire. 

Resta che T’appartengo non è mai entrata in classifica, e chi vi parla di quella di iTunes, se lo fa sul serio, è un buffone, perché parliamo di decine di download, avete letto bene, decine, e che anche ai tempi, il brano e l’album uscirono a novembre del 1994, quindi consultando le classifiche del 94 come quella dell’anno successivo, ci fu una posizione di rilievo nella top 100 dei singoli come degli album. Poi, le favole hanno pur sempre quel potere balsamico che tutti conosciamo, meglio credere a quel che ci raccontano che star qui a fare le pulci a chi, in fondo, ha solo provato per qualche ora a togliersi di dosso ragnatele e rughe (e no, non sto affatto parlando di Ambra, che non ha né le une né le altre).