Halloween, provare paura per gioco fa bene al cervello

Il sentimento di brivido attiva una serie di reazioni che producono al cervello sollievo e benessere


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La paura provoca una reazione di stress e ansia. Il cervello produce più adrenalina e cortisolo. Quest’ultimo è definito appunto “ormone dello stress” proprio perché la sua produzione cresce in circostanze di grande tensione psico-fisica, come ad esempio in seguito a sforzi particolarmente intensi e prolungati o a interventi chirurgici.

Discorso differente se la paura è indotta per gioco, o comunque per finta. Come spiega Antonio Uccelli, neuroscienziato, Direttore Scientifico del San Martino di Genova, il brivido dovuto alla finzione di un film horror o a un gioco, provoca una reazione che genera sollievo e benessere.

“I segnali della paura – sostiene il professor Uccelli – nascono dall’amigdala, un nucleo a forma di mandorla situato nel profondo del cervello, che modula la risposta alla paura”. Dunque, in una situazione in cui viene percepito pericolo “l’amigdala stimola l’ipotalamo, che attiva a cascata il sistema nervoso simpatico e il sistema corticale surrenale provocando un flusso improvviso di ormoni e innescando la risposta di lotta o fuga”. Questa risposta accelera la produzione di adrenalina, aumenta la vigilanza e reattività agli stimoli esterni. La frequenza respiratoria e cardiaca accelerano e così anche l’afflusso di sangue ai muscoli. Crescono i livelli di glucosio nel sangue dando al corpo una carica di energia.

Matteo Pardini, Professore Associato di Neuroscienze del San Martino e dell’Università di Genova ed esperto di scienze cognitive, aggiunge che quando ci troviamo di fronte a potenziali minacce il nostro cervello attiva due vie:

Il professor Uccelli aggiunge che esattamente non si sa in quale area del cervello si manifesta la paura, ma si ritiene che provenga dall’attivazione coordinata di una rete che coinvolge più regioni cerebrali. “Nelle forme ricreative della paura dai film horror ai racconti per bambini – spiega – c’è invece un punto giusto in cui il contesto non è troppo terrificante, ma nemmeno troppo addomesticato. In quel punto, un’ondata di paura seguita rapidamente da una di sollievo provoca il rilascio di trasmettitori che promuovono il benessere nel cervello – endorfine e dopamina – e che innescano una scarica di euforia”.

Il neuroscienziato conclude specificando che “ognuno di noi ha una propria linea di confine oltre al quale la paura innocua può scatenare angoscia”