29 settembre di Lucio Battisti, l’appuntamento al quale non possiamo mai mancare | Memories

Non c'è 29 settembre senza Lucio Battisti. Ecco la storia di uno dei brani manifesto del beat italiano, che sdoganò l'adulterio nella musica leggera

29 settembre di lucio battisti

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29 settembre di Lucio Battisti è l’appuntamento fisso, un po’ come il 5 maggio di Alessandro Manzoni. Quando ricorrono queste date, a seconda delle occasioni, le nostre bocche vanno da sole: “Seduto in quel caffè io non pensavo a te”, oppure: “Ei fu, siccome immobile”.

Era il 1966 quando Mogol scrisse il testo. Negli anni ’60 il termine “rivoluzionario” era quasi d’obbligo e lo stesso si poteva dire di 29 settembre, il racconto di un adulterio declinato con i termini di una liberazione ma anche della consapevolezza di un amore. Nel testo, infatti, Giulio Rapetti racconta dell’incontro casuale in un bar con una donna in una giornata che termina nell’intimità tra i due amanti. Il giorno dopo il protagonista, al risveglio, riscopre l’amore per la sua compagna e le telefona per dirle: “T’amo”.

Immaginiamo un periodo storico in cui l’amore, nella musica leggera italiana, veniva dipinto con i colori della purezza. In 29 settembre, invece, si insinuava la realtà dell’adulterio oltremodo presente nella quotidianità degli italiani ma mai raccontato secondo i canali del pop.

Nel 1966 Lucio Battisti non era ancora “quel” Lucio Battisti, per questo dopo aver contribuito alla composizione, insieme a Mogol cercò un interprete che in un primo momento trovò in Gianni Pettenati. Quest’ultimo declinò l’invito. Battisti non abbandonò il progetto e si mise in testa di interpretarla lui stesso.

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Insieme a Mogol affidò a Detto Mariano il compito di trovare un arrangiamento audace. Nel frattempo il brano era già arrivato all’orecchio di Maurizio Vandelli dell’Equipe 84, che insistette affinché i due autori cedessero il brano. Nel 1967 29 settembre uscì nella versione dell’Equipe e ottenne un grande successo.

Nel 1969 Lucio Battisti la inserì nel suo disco d’esordio Lucio Battisti, e in entrambe le versioni parliamo di uno dei momenti più alti del beat italiano.

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