Dead For a Dollar a Venezia79, l’omaggio al cinema western che rievoca Sentieri Selvaggi (recensione)

Walter Hill ci riporta nel western con Dead For a Dollar a Venezia79, un omaggio al genere con una storia classica ma efficace: recensione

Dead For a Dollar

Credits photo: @LaBiennale


INTERAZIONI: 65

Dead For a Dollar a Venezia79 porta sul Lido la malinconia del cinema western, quello epico di John Ford, con un pizzico di Sergio Leone (evidenti richiami nel titolo). L’ultimo film di Walter Hill, presentato Fuori Concorso, è una storia classica del genere che mescola gringos, una donzella in pericolo (ma attenzione, non è poi così tanto ingenua), e duelli all’ultimo sangue.

Christoph Waltz ci ha ormai abituati con i suoi personaggi imperscrutabili e riservati, e anche in Dead For a Dollar, il suo Max Borlund si rivela un uomo pieno di sorprese. Incaricato dal ricco signor Kidd di trovare e portare a casa sua moglie Rachel, rapita da un soldato disertore di nome Elijah Jones, un cacciatore di taglie intraprende una dura missione facendosi accompagnare dal fidato aiutato Alonzo Pae, che non ha nulla da perdere. Lungo la via, i due incrociano inevitabilmente la strada con lo spietato fuorilegge Tiberio Vargas, proprietario terriero, e Joe Cribbens, giocatore d’azzardo professionista nonché nemico giurato di Borlund.

La trama s’infittisce quando si scopre che Rachel non è stata rapita, bensì è scappata volutamente con Elijah per fuggire dal marito violento. A quel punto Borlund, che ha un suo proprio codice morale e agisce solo ed esclusivamente concludendo affari per denaro, si trova sull’ago della bilancia e deve decidere cosa fare; portare a termine la missione disonesta per cui è stato incaricato e intascare i soldi, oppure farsi da parte.

Dead For a Dollar richiama al cinema western classico, come quello di Sentieri Selvaggi di John Ford, in cui l’eroe John Wayne si imbarca in un lungo viaggio, insieme a un giovane di sangue misto, alla ricerca di una bambina perduta. All’epoca, la complessità dei personaggi, come lo sviluppo di Ethan Edwards, non vennero compresi a pieno dal pubblico. Oggi ci troviamo di fronte a una mentalità più aperta, e il personaggio di Borlund compie una simile evoluzione a quello interpretato da Wayne, ma ricorda anche l’Uomo senza Nome interpretato dall’iconico Clint Eastwood nella Trilogia del Dollaro di Leone. Per tutto il film, lo sguardo serio di Christoph Waltz impediscono di capire cosa stia realmente pensando, salvo poi vederlo agire in modi del tutto inaspettati.

Allo stesso modo, la Rachel di Rachel Brosnahan è solo in apparenza una ragazza in difficoltà, poiché è un personaggio molto moderno: impugna con fierezza la pistola con l’intento di volersi difendere; non ha timore di fronte al cacciatore di taglie Borlund, e sfida apertamente il criminale Tiberio.

Il film raggiunge il culmine nelle scene d’azioni, specialmente nel duello sul finale tra Borlund e Cribbens (Willem Dafoe) che richiama a Mezzogiorno di Fuoco. La violenza è esplicita, secca, senza pietà.

Dead For a Dollar a Venezia79 è un gradito omaggio al cinema western, quello degli anni ’50-’60, che ormai è impossibile replicare. Walter Hill, però, ci prova, espandendo la tradizione con una storia semplice ma efficace, senza complicazioni. Una storia di buoni e cattivi, giustizia morale e divina.

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