Lo spirito dei tempi, prendere tutto o lasciare

Constato amichevolmente che la musica contemporanea, quella pop espressa sul palco del concerto organizzato a scopi benefici da Fedez e J-Ax, è per la sua quasi totalità una merda


INTERAZIONI: 1921

È passato un numero sufficiente di ore dalla fine di quella nefandezza musicale che ha avuto luogo in piazza Duomo per poterne parlare senza che la cosa passi come vomito social (perché sì, ti accusano di vomitare odio sui social anche se scrivi quelli che, tecnicamente, potrebbero pure essere catalogati semplicemente come articoli, oggi funziona così). Uno spettacolo nefando per la qualità assai bassa della musica portata su quel palco e quindi nelle televisioni di chi fosse incuriosito abbastanza anche da seguirlo da casa, musica in prevalenza ascrivibile all’area trap o meglio trap-pop, con qualche vaga incursione nel pop tout cour e, dicono, nel rap. Musica sciatta, che dal vivo, seppur molti hanno cantato, Dio mi perdoni per l’imprecisione del verbo cantare applicato a quella roba espressa su quel palco, sopra le basi con ancora su le loro voci, un half-half-playback, in sostanza, musica sciatta che dal vivo diventa anche più sciatta perché chi la pratica non sa cantare, appunto, e non si sforza neanche di provare a farlo, come se l’intonazione fosse un optional, e del resto con un range armonico così povero, di conseguenza con melodie così banali, non è che saper cantare dovrebbe essere così fondamentale, verrebbe da pensare. Il punto però, il punto di questo mio scriverne, è che ho letto qua e là che il criticare la musica di questi giovani, il futuro, il nostro futuro, sarebbe sintomo non solo e non tanto di boomerismo, ma di non saper cogliere lo spirito dei tempi. Molti, ma di questo ho già parlato più volte, e mi sarei anche stancato di scriverne ancora, arrivano a dire che da sempre esiste questo scontro generazionale, ascrivibile alla categoria padri/figli, per cui i figli ascolterebbero musica che ai genitori, inteso come a quelli appartenenti alla generazione dei genitori, non necessariamente proprio i genitori, sembra brutta, ma poi nel tempo quella musica verrà rivalutata, e a loro volta i figli, che nel mentre saranno diventati genitori, o comunque coetanei dei genitori dei nuovi giovani, diranno peste e corna della musica delle nuove generazioni, come in un loop. Notizia falsa e tendenziosa, leggetevi L’invenzione dei giovani di Jon Savage e non rompete più il cazzo con queste sciocchezze, non è che la musica pop esiste da sempre, capre, e che comunque nulla aggiungerebbe al ragionamento che sto per fare. Ok, ammettiamo pure che la musica d’oggi sia la perfetta incarnazione dello spirito dei tempi. Proviamo a fare questo esercizio. Non è che i tempi siano necessariamente tutti da incensare alla medesima maniera, suppongo. Stiamo tutti notando come la china che la contemporaneità ha preso tenda rapidamente verso l’apocalisse, la pandemia, le guerre, i problemi ambientali e climatici, dire che la musica d’oggi, al pari della vita oggi sia una merda è qualcosa di impossibile perché? Perché se no passiamo per passatisti, boomer o quel che vi pare?

E sia, sono nato nel 1969, non sono un boomer tecnicamente, ma se a qualche bimbominkia, anche bimbiminkia miei coetanei, va di chiamarmi boomer non mi offendo. Constato amichevolmente che la musica contemporanea, quella pop espressa sul palco del concerto organizzato a scopi benefici da Fedez e J-Ax, e a occhio, l’occhio che ha visto più volte inquadrata lei che chiunque altro dalle telecamere di Italia 1, direi anche da Chiara Ferragni, constato amichevolmente che la musica contemporanea espressa su quel palco è per la sua quasi totalità una merda. Lo è per ragioni già note, è fatta per essere ascoltata su uno smartphone su Spotify, magari direttamente dentro un video di Tik Tok, quindi sciatta, perché mai non si dovrebbe essere sciatti se si finisce come colonna sonora su un video di trenta secondi su Tik Tok?, chi la fa non sa suonare e non gliene frega niente di imparare a farlo, e chi la canta non sa cantare, vedi sopra, musica di merda che usa una lingua comprensibile solo a quella generazione, e questo sì che avviene da che esiste il pop, ci mancherebbe, rappresentando, spirito dei tempi una generazione in perenne bilico tra depressione cronica e voglia di evasione portata allo stremo, profonda come il bagnasciuga sulle coste di Rimini, e destinata a durare quanto un’onda su quel mare. Fermi, non sto facendo il boomer, ora, sto dicendo l’ovvio, la discografia oggi prende i pacchetti già pronti, li prende e li prova, se funzionano bene, se no fanculo, poco importa cosa ne sarà perché l’investimento è minimo, e quindi non c’è dietro nessun approfondimento, nessuno studio, niente di niente, vediamo come va, altrimenti amici come prima, nessuno guarda al catalogo, investe pensando al catalogo, che è qualcosa che da sempre sorregge la discografia e che, in genere, come funzionava per la formichine che  mettevano da parte il cibo per l’inverno, magari non frutta nell’immediato ma lo fa nel tempo, nei decenni, oggi si punta solo al “qui e ora, forse”, quindi se va va, se non amen. Risultato, non ci sono canzoni che superano in genere non dico gli anni, ma spesso neanche le settimane, i mesi. Come anche gli artisti stessi, presto dimenticati, inglobati in un flusso che è fatto solo di superficie. Dirlo equivale a vomitare odio? Non credo, ma anche fosse, anche io venissi scambiato per un vecchio brontolone che si lamenta dei giovani d’oggi, perché ai miei tempi era diverso, ah, i bei tempi andati, non starei semplicemente dando vita al più classico degli spiriti del tempo? Non è così oggi, tutto è odio e odio vomitato al momento, domani si vomiterà su qualcun altro? Perché dovremmo accettare di ascoltare musica di merda, spesso fatta da nostri coetanei che fingono di essere giovani, vedi J-Ax, stando zitti perché è spirito dei tempi e non, a questo punto, far nostro lo spirito dei tempi e dire che i giovani sono delle merde, vomitando contro loro tutto il nostro presunto odio? Odio da tastiera, ovviamente, lì si svolge tutto, davanti a quei device coi quali i giovani ascoltano musica, come in un loop. Detto questo, e solo per la cronaca, i miei genitori sono nati prima della Seconda Guerra Mondiale, a loro piaceva Modugno, prima, Battisti, poi, artisti che anche io amo particolarmente, e a loro, suppongo, facesse orrore l’hardcore americano che usciva dalle casse del mio stereo, in cameretta mia, quando vivevo ancora con loro. Solo che i miei genitori, anche legittimamente, non si sono mai sforzati di ascoltare quel che ascoltavo io, non funzionava così, allora, e a parte dirmi di abbassare il volume troppo alto, direi che la convivenza sia andata via liscia. Io per lavoro ascolto la musica che giocoforza ascoltano anche i miei figli, la trovo orrenda e parte del mio lavoro è comunicarlo e spiegare il perché. Lo faccio seguendo un mio stile, che suppongo a chi invece quella musica piace risulti fastidioso, il bello dello scrivere e quindi del leggere è che si può serenamente passare oltre, non calcolando chi la pensa diversamente da noi. Venire da me a dirmi che non è rispettoso il mio criticare il lavoro degli altri, magari anche insultandomi (sì, dare del boomer o del vecchio, se fatto con disprezzo, è un insulto, bimbiminkia  cari), è mettere in pratica un controsenso, cioè è criticare il lavoro di qualcuno dicendogli che non dovrebbe criticare il lavoro di qualcuno. Piccola differenza, chi critica il critico non è un critico, quindi lo fa gratis, io lo faccio pagato per farlo, quindi il mio è un lavoro, il vostro è un vomitare odio sui social, cioè proprio lo spirito dei tempi che non vorreste fosse applicato a quello spirito dei tempi che è la musica di merda che tanto vi piace. Insomma, non se ne esce. Fortuna che domani crescerete e probabilmente riconoscerete come da giovani avevate gusti deprecabili, almeno noi avevamo la scusa di guardare le tette di Sabrina Salerno e che cazzo.

PS

Lo so, so che l’evento organizzato da Fedez e J-Ax aveva finalità benefiche, e so che criticare qualcosa che ha una finalità benefica può suonare sinistro, ma io non sto affatto criticando l’iniziativa, ma la musica che in quella iniziativa è stata espressa. Poi, ma non è questa la sede giusta, potrei anche esprimere molte remore sulla spettacolarizzazione della beneficenza, del dolore, della malattia, dell’impegno nella difesa dei diritti civili che Fedez e signora stanno portando avanti, spettacolarizzazione che finisce sempre per avere una forte deriva commerciale, ma anche questo è lo spirito dei tempi, e mica è colpa nostra se viviamo davvero in tempi di merda.

PPS

Siccome di prendere sul serio quel che di serio ha poco non mi va, ci terrei a sottolineare che il punto più alto della serata non è passato dentro la televisione, su Italia1, dove il concerto è stato trasmesso con una particolare prospettiva che consiste nello stare fissi su Chiara Ferragni, concedendo giusto ogni tanto lo sguardo al palco, palco sul quale Aurora Ramazzotti ha avuto modo di spiegarci per filo e per segno perché lei è in effetti stata svantaggiata dall’essere figlia di Eros Ramazzotti e di Michelle Hunziker, quanto su Twitter, dove Lazza, diplomata in pianoforte al conservatorio che, stando a quel che ha mostrato sul palco, avrebbe serenamente potuto non frequentare, ha blastato, se così si può dire, Rocco Tanica, bullizzanzolo per una sua battuta riguardo i nomi improbabili degli artisti, Dio mio, perdonami, sul palco, dandogli ovviamente del boomer, insinuando che senza Elio nulla avrebbe mai fatto e in qualche modo sfidandolo di fronte agli ottantotto tasti. Non solo fanno cagare come artisti, ma hanno anche il senso dell’umorismo pari al loro talento. Anche Lazza, come il De Leo che le ha prese da Calcutta al Mi Ami, abita dalle mie parti, e ogni tanto mi capita di vederlo, non a bordo delle Lamborghini (le macchine, non la cantante, Dio mi fulmini) che esibisce dentro Tik Tok, se vuole sfidare al piano anche me, basta che me lo dica, so suonarlo anche senza autotune.