Mercati finanziari: facciamo il punto sull’inflazione con gli esperti

Ci sono alcuni approfondimenti da prendere in esame in queste ore, per tutti coloro che vogliono approcciare la materia

Mercati finanziari

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Anche se non viene quasi mai nominato, probabilmente più per scaramanzia che per altro, lo scenario stagflattivo è quello che più di ogni altro incute timore fra gli analisti: difatti uno contesto macro recessivo e un’inflazione strisciante -o peggio galoppante- rappresentano la peggior combinazione con cui le economie e i mercati finanziari possano confrontarsi. Attualmente a livello globale la pressione sui prezzi al consumo è un fenomeno osservabile a macchia di leopardo e, nonostante le ultime rilevazioni del PIL di alcuni paesi non positive, è ancora prematuro parlare di cicli in contrazione; tuttavia se anche in una sola grande economia dovesse iniziare a delinearsi una situazione come quella appena descritta in poco tempo ci sarebbe un effetto contagio a livello internazionale, in quanto, come già è stato dimostrato più volte dal passato, in un mondo globalizzato è quasi impossibile assistere a fenomeni di decoupling sia economico sia finanziario.

Per il momento il problema inflazione si riverbera con più veemenza in determinate macro aree, non a caso alcune delle grandi Banche Centrali orientali –Banca Popolare Cinese e Bank of Japan su tutte- sono ancora in piena espansione monetaria, ma se persino il Giappone, in deflazione cronica dallo scoppio della grande bolla speculativa Immobiliare, in una recente rilevazione ha evidenziato un indice dei prezzi al consumo su livelli che non si vedevano da quasi 10 anni, appare chiaro come i timori degli analisti finanziari non siano poi così infondati. Malgrado i mercati finanziari soffrano enormemente questa congiuntura, uno scenario negativo non è scontato nelle quotazioni delle varie asset class. Anzi, secondo gli esperti di TradingOnlineTop, portale di informazione sugli investimenti online, è proprio ai mercati finanziari che bisogna guardare con grande attenzione per avere un termometro della situazione.

Mercati finanziari: cosa aspettarsi nell’immediato futuro

Un elemento molto interessante da valutare sui principali benchmark azionari internazionali è rappresentato dalla dinamica con cui si stanno delineando le correzioni sia rispetto a quelle del primo trimestre sia rispetto a quelle degli ultimi anni: difatti, osservando una big picture degli indici, appare evidente come ogni forte movimento ribassista sia stato sempre accompagnato da un’esplosione di volatilità e la formazione di nuovi massimi sul fear indicator; nelle ultime settimane questo pattern non si è più concretizzato -il vix, inversamente correlato con lo standard and poor 500, non è riuscito ad aggiornare i massimi di marzo-, quasi a voler descrivere un’uscita ordinata dal comparto equity, come accaduto in tempi più lontani durante la formazione di bear market pluriennali.

Wall Street e le altre piazze internazionali

Secondo TradingOnlineTop, la circostanza appena descritta potrebbe avere due significati: si sta assistendo ad un aggiustamento di medio-lungo periodo nei portafogli degli istituzionali con un fenomeno di flight to quality -non bisogna dimenticare che il treasury USA ha raggiunto il rendimento soglia psicologica del 3%, massimo degli ultimi 10 anni- oppure, più semplicemente, le strutture -ribassiste- di prezzo nel breve termine si sono completate e si sta assistendo alla formazione di un bottom, propedeutico alla maturazione di un rimbalzo tecnico, su cui è impensabile -in questa fase- fare ipotesi in termini di estensione e di intensità del movimento.

Dopotutto la forza relativa dei vari indici azionari al momento sembrerebbe riflettersi nelle guidance delle Banche Centrali di riferimento, che hanno fornito l’enorme liquidità di cui hanno beneficiato non solo le economie, ma anche i mercati finanziari. Wall Street, in particolare, che fino all’ultimo trimestre del 2021 aveva guidato le borse di tutto il mondo, ha iniziato a sottoperformare rispetto ad altri benchmark internazionali, da quando la FED ha rotto gli indugi e ha dato il via ad una politica restrittiva sui tassi ufficiali di riferimento. Di contro, le piazze europee sono più resilienti grazie all’atteggiamento più attendista -per quanto tempo ancora è difficile da stabilire- della BCE.

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