Cannes 2022, la Palma d’Oro va a “Triangle of Sadness” di Ruben Östlund

Seconda vittoria in pochissimi anni per il regista svedese, premiato il suo cinema provocatorio, paradossale e politico. Sa un po' di Italia il Premio della Giuria a "Le Otto Montagne", interpretato da Borghi e Marinelli

Cannes 2022

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Memori del risultato sorprendente dello scorso anno, con la vittoria del divisivo Titane, di Julia Ducournau, storia di passioni erotiche metalliche e identità più che fluide, non si sapeva bene che esito attendersi da questo 75esimo festival di Cannes. Un’edizione, oltretutto, piena zeppa di autori che la Palma d’Oro l’avevano già vinta; come gli habitués fratelli Dardenne, presenti con Tori et Lokita, scabro racconto realista su di un bambino e una ragazza dell’Africa subsahariana immigrati in Belgio; il romeno Cristian Mungiu, nel 2007 trionfatore con il bellissimo 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e quest’anno in concorso con R.M.N., apologo sulla complessità multietnica di una società piena di conflitti e vuota di opportunità di lavoro; oppure lo svedese Ruben Östlund, appena cinque anni fa insignito del premio maggiore per The Square e presente stavolta con Triangle of Sadness, satira sulfurea, tra divertimento e paradosso, sulla superficialità di una società cadenzata oltre ogni limiti sui ritmi di un’apparenza senza sostanza.

Perciò a Cannes 2022 la giuria presieduta da Vincent Lindon era attesa a un compito non semplice, con l’imbarazzo della scelta tra l’apprezzato ritorno del maestro David Cronenberg con Crimes of the Future, che parla del mercato dell’arte per parlare del mercato dei corpi nei tempi del capitalismo globale, in una parabola cupa che fa pensare a eXistnenZ; o il sorprendente, fluviale melodramma familiare Leila’s Brothers, firmato da un giovane regista iraniano, Saeed Roustaee, da tenere d’occhio; nutrendo, campanilisticamente, qualche piccola speranza per il cinema italiano, per il ritorno a Napoli di Nostalgia di Mario Martone, oppure per film almeno parzialmente italiani come Le Otto Montagne, tratto dal romanzo premio Strega di Paolo Cognetti e interpretato da Alessandro Borghi e Luca Marinelli, o la regia su temi molto francesi e anche autobiografici tra vita e teatro di Valeria Bruni Tedeschi con Les Amandiers.

Alla fine il trionfatore di Cannes 2022 è il Ruben Östlund di Triangle of Sadness. Una scelta che non sorprende, il film aveva ottenuto ottime recensioni, ma che un po’ stupisce per la difficoltà che hanno talvolta i grandi festival nel cercare soluzioni meno prevedibili. E, almeno sulla carta, questo apologo sulla miseria umana non sembra originalissimo, sempre ruotante intorno al meccanismo, dopo Forza Maggiore e The Square fin troppo oliato nel cinema di Östlund, che consiste nel muoversi sul filo del paradosso, costringendo i suoi protagonisti in situazioni estreme che ne rivelano inevitabilmente bassezze e meschinità. Un cinema apertamente politico che guarda a modelli alti, Buñuel su tutti, senza però né quella ironia né quella ambiguità.

Il Gran Premio della Giuria è un ex aequo, segnale forse di contrasti interni alla giuria, o del desiderio ecumenico di accontentare un po’ troppi candidati, con un occhio ai padroni di casa transalpini. Lo vincono Stars at Noon della francese Claire Denis, una spy story che media tra freddezza ed erotismo, e Close del fiammingo Lukas Dhont, che dopo il precedente apprezzato Girl, torna a raccontare una vicenda di adolescenti e del loro rapporto speciale, seguendo cadenze raffinate e reticenti da film da festival.

La proclamazione della vittoria di Triangle of Sadness

I premi per gli attori di Cannes 2022 seguono almeno parzialmente sentieri meno battuti. La migliore protagonista è Zar Amir Ebrahimi, per Holy Spider di Ali Abbasi, regista iraniano naturalizzato danese che nel 2018 aveva vinto nella sezione Un certain regard con Border, che quest’anno in concorso ha portato un thriller politico dalle cadenze solidamente di genere, per raccontare la storia vera di un serial killer di prostitute in Iran, sulle cui tracce si mette una coraggiosa giornalista che compie un’indagine, evidentemente, non solo su di un criminale, ma su di un discriminatorio modello sociale e culturale maschile e maschilista. Miglior attore è Song Kang-ho, dopo Parasite uno degli ambasciatori del cinema orientale nel mondo, stavolta protagonista dell’ultimo film di un altro usuale frequentatore di Cannes, Hirokazu Kore-eda, che con Broker costruisce una variazione sul suo cinema, che si interroga con stile ostinato e minimalista sulle varie forme di famiglia e i modi, nonostante tutto, per riaffermare la centralità dell’umanità e dei sentimenti.

La forte presenza del cinema orientale è confermata a Cannes 2022 dal premio per la regia a Park Chan-wook con Decision to Leave, vorticosa rivisitazione del noir che ruota intorno a un detective, una femme fatale e i labirinti del desiderio, un film in cui lo stile, e la regia, sono (quasi) tutto. Il premio della Giuria segna un altro ex aequo, per un riconoscimento che ha un sapore un po’ italiano, tra EO dell’ottuagenario maestro del cinema polacco Jerzy Skolimowski, che raccontando le disavventure di un asino ha addirittura il coraggio di misurarsi con una sorta di remake di uno dei massimi capolavori della storia del cinema, Au Hazard Balthazar di Robert Bresson; e Le Otto Montagne di cui sopra, di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, tutto ritmato sull’intesa naturale tra Borghi e Marinelli, in una storia sulla distanza fisica ed emotiva tra città e montagna e sulle difficoltà del diventare adulti. Ragionevole poi che il riconoscimento straordinario, ossia il Premio speciale per il 75esimo anniversario di Cannes 2022, con cui la Croisette celebra sé stesso, vada proprio ai fratelli Dardenne, che nell’ultimo quarto di secolo hanno costituito l’incarnazione più precisa dell’idea di cinema d’autore da festival.

Palma d’Oro: Triangle of Sadness, Ruben Östlund
Gran premio della Giuria: Stars at Noon, Claire Denis e Close, Lukas Dhont
Premio speciale per il 75esimo anniversario di Cannes: Tori et Lokita di Jean-Pierre e Luc Dardenne
Premio per il migliore attore: Song Kang-ho, Broker
Premio per la migliore attrice
: Zar Amir Ebrahimi, Holy Spider
Premio della Giuria: Eo e Le Otto Montagne
Miglior Regia: Park Chan-wook, Decision to Leave
Premio per la sceneggiatura: Boy from Heaven
Premio Camera d’Or opera prima: War Pony di Gina Gammell e Riley Keough
Palma d’oro per il Cortometraggio: The Water Murmurs di Story Chen

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