Viola Davis e l’eredità sprecata de Le Regole del Delitto Perfetto: “Dopo di me non ho visto altre protagoniste nere in tv”

Viola Davis, ospite a Cannes, ha riflettuto sul fatto che il suo successo ne Le Regole del Delitto Perfetto non abbia avuto l'effetto sperato in termini di inclusione

@Youtube/Variety


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Viola Davis ha fatto la storia come prima donna di colore a vincere un Emmy come Miglior Attrice Protagonista in una serie drammatica, durante l’edizione 67 degli Emmy Awards: la sua acclamata interpretazione di Annalise Keating ne Le Regole del Delitto Perfetto è stata accolta all’epoca come una performance eccezionale non solo per la sua indubbia qualità, ma anche per l’importanza che ha rivestito la presenza di una protagonista nera in uno show di prima serata su una tv generalista.

Eppure la stessa Viola Davis ha la sensazione che l’eredità de Le Regole del Delitto Perfetto sia stata in qualche modo sprecata e che il suo successo personale non abbia aperto la strada ad altre colleghe di colore in ruoli primari. L’attrice, parlando in una conversazione a Cannes con Variety, ha sottolineato come le opportunità professionali a Hollywood siano ancora limitate per le interpreti di colore. Anche per questo ha fondato una propria società di produzione col marito Julius Tennon, la JuVee Productions, per ampliare lo spettro delle storie e dei personaggi da raccontare.

Viola Davis ha fatto notare come il suo exploit nella serie ABC sia rimasto un unicum: “Da quando ho lasciato How to Get Away With Murder non vedo molte donne dalla pelle scura in ruoli da protagonista in tv e nemmeno nei servizi di streaming” ha dichiarato a Variety. Secondo Davis è una questione di mentalità ancora ristretta, di certi canoni duri a morire: per l’attrice, ancora nel 2022, ci sono ruoli assegnati prevalentemente in base al colore della pelle. L’esempio che fa, effettivamente, trova riscontro in tanti film e serie tv che sembrano rispecchiare la sua descrizione dello status quo.

Se volessi interpretare una madre la cui famiglia vive in un quartiere a basso reddito e mio figlio era un membro di una gang che è morto durante una sparatoria, potrei realizzarlo. Se dovessi interpretare una donna che sta cercando di ritrovare se stessa volando a Nizza e andando a letto con cinque uomini all’età di 56 anni, anche se assomigliasse a me, avrei difficoltà a farlo accettare, anche come Viola Davis.

Spingendosi oltre Viola Davis spiega che il motivo di questa apparente ghettizzazione degli attori di colore in ruoli stereotipati è che “le persone non riescono conciliare l’essere scuri con il risveglio spirituale e la sessualità. È troppo per loro“. L’attrice premio Oscar, Emmy e Tony Award è arrivata al successo solo in età matura dopo numerosi rifiuti, che lei stessa attribuisce al fatto di essere una donna di colore (con dei distinguo anche sulla tonalità del colore della pelle). Oltre che, talvolta, al fatto di non essere stata considerata “abbastanza carina“.

Molto è basato sulla razza. Lo è davvero. Diciamo la verità. Se avessi le mie stesse caratteristiche e fossi cinque tonalità più chiara, sarebbe leggermente diverso. E se avessi i capelli biondi, gli occhi azzurri e anche un naso largo, sarebbe ancora più diverso da quello che è ora. Potremmo parlare di “colorismo”, potremmo parlare di razzismo. Questo mi fa incazzare e mi ha spezzato il cuore, per una serie di progetti, che non nominerò.

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