Franco Battiato, un anno senza il Maestro e per sempre insieme alla sua musica | Memories

Il 18 maggio 2021 si spegneva Franco Battiato. Per noi terrestri un'assenza fisiologica, per il Maestro solamente la chiusura di un cerchio

morte di franco battiato

Ph: rabendeviaregia/Wikimedia


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Con la morte di Franco Battiato si è spenta per sempre una cura, un beneficio che probabilmente non meritavamo ma che inevitabilmente ci ha arricchito. Un gesto generoso, quello del Maestro, che un bel giorno ha scelto la strada della musica per insegnarci qual è l’espressione più nobile dell’arte e della poesia, unite in un’alchimia che ancora oggi cerchiamo di tradurre e interpretare.

No, non si vuole intendere che Battiato sia incomprensibile. I Bluvertigo scherzavano, in quel verso: “Capire Battiato”, cantato ne L’Assenzio. Morgan e soci sono andati oltre il biblico Numero della Bestia calcolabile solo da “chi ha intelligenza”: ci hanno fatto capire, in sostanza, che prima ancora che noi capissimo Battiato, lui aveva già capito noi.

Chi lo ama lo immagina sempre mentre vaga “nei campi del Tennessee” con il suo zaino in spalla, lo sguardo di un affamato di sapere e amore e la mente più libera che mai. “Cosa c’è nella bisaccia di Franco Battiato”, gli chiesero. “Niente”, rispose il Maestro, perché il più grande bagaglio dell’uomo è la mente. Girare il mondo senza bagagli significa essere liberi.

Libero, Battiato, lo è sempre stato: ha esplorato il corpo umano in Fetus e lo ha raccontato con i sintetizzatori e campionamenti del vagito di un neonato. Ci ha detto Torneremo Ancora e ha chiuso un cerchio, preparandosi alla cenere con la quale stava per ricongiungersi. Una malattia che lo ha solamente soffuso, mai spento.

Battiato è stato L’Ombra Della Luce, La Cura, l’incarnazione di un Centro Di Gravità Permanente sul quale testo abbiamo tutti scherzato almeno una volta ma che ora ritroviamo in lui, nella sua immensa eredità artistica, visiva e spirituale. La morte di Franco Battiato è per noi terrestri un fatto fisiologico, perché soffriamo per la sua assenza.

Per lui, invece, la morte è soltanto una delle tante stazioni de I Treni Di Tozeur in cui l’artista trova di nuovo “la voglia di vivere a un’altra velocità”. Oggi, semplicemente, Battiato scorre tra noi e tra gli artisti che ora hanno il difficile compito di ricordarlo con le infinite lezioni che ha impartito quando, da vivo, era già un inconsapevole eterno.

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