Il cambiamento climatico potrebbe comportare la diffusione di nuovi virus. Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Nature dal biologo Colin Carlson, della Georgetown University, entro il 2070 potrebbero emergere ben 15 mila nuovi virus, a fronte dei circa 10 mila attualmente in circolazione.
L’allarme del prof. Carlson si basa sull’idea che molte specie animali note per essere portatrici di virus, come pipistrelli o uccelli vari, spinti dal mutamento delle temperature, potrebbero spostarsi in aree diverse da quelle che abitano abitualmente, venendo in contatto con altri animali.
I “salti di specie” che verrebbero a generarsi creerebbero un effetto domino che può coinvolgere anche l’uomo.
Questo studio confermerebbe l’approccio One Health, secondo cui esiste un legame strettissimo tra la salute animale e l’ambiente. Secondo questa prospettiva, dunque, i rischi per l’uomo sono sia diretti, ma anche indiretti. Infatti l’espansione dei virus, anche se non dovessero colpire l’essere umano, potrebbero minare la salute degli animali e, di conseguenza, creare pericoli considerevoli per molti allevamenti.
Lo scambio di virus tra animali, secondo lo studio della Georgetown University, può avvenire in tutte le aree della Terra, ma le probabilità maggiori che ciò avvenga risultano essere nelle aree più popolate dell’Africa tropicale e del Sud-Est asiatico.
La ricerca infine pone l’attenzione sull’importanza di monitorare le aree geografiche in cui potrebbero trovarsi a convivere diverse specie animali e a prendere coscienza del fatto che la sorveglianza virologica e la valutazione dei cambiamenti climatici debbano andare di pari passo.