Con The Northman Robert Eggers si lancia nel kolossal hollywoodiano, una feroce storia shakespeariana non proprio perfetta (recensione)

Robert Eggers cambia genere con The Northman, realizzando una storia shakesperiana dall'impatto visivo notevole, ma non esente da difetti

The Northman

Credits photo: @Universal Pictures


INTERAZIONI: 75

Con The Northman siamo di fronte a un film molto diverso dai precedenti lavori di Robert Eggers. Dalle atmosfere folkloristiche di The Witch all’horror puro di The Lighthouse, fino a giungere ancora più indietro nel tempo, fino all’epoca vichinga.

The Northman è una semplice storia di vendetta, quella di un figlio che giura di tornare nel suo regno per rivendicare il trono del padre, assassinato dal fratello davanti ai suoi occhi. Un imprinting shakespeariano che non ha nulla di nuovo in sé, e che Eggers trasforma in un viaggio personale feroce e violento. Cresciuto, il giovane Amleth (Alexander Skargaard, tutto muscoli e pochi vestiti indosso) è diventato un guerriero della notte: ulula con i lupi, porta una pella di orso per mimetizzarsi e attaccare senza pietà villaggi inoffensivi che diventano vittime di saccheggi senza pietà.

Robert Eggers è un regista visionario; sa trasformare una semplice storia di terrore in un’esperienza a 360°. Il suo stile si tocca con mano anche in The Northman ed è visibile nel modo in cui segue con furia frenetica l’avanzare di Amleth adulto nelle sue scene iniziali. Vi è un’incredibile movimento di carrellata in cui il protagonista avanza selvaggiamente in un villaggio, uccidendo chiunque gli capiti a tiro; sullo sfondo, si assiste a diversi massacri.

Il problema di The Northman non è nella tecnica di Eggers, piuttosto nella narrazione. Una storia molto corposa, dominata da uno stile horror e onirico, che procede con un ritmo altalenante (le 2 ore e 10 ad un certo punto cominciano a pesare).

Amleth viene lentamente coinvolto in una spirale sempre più caotica e violenta, fino a dover decidere cosa fare del suo destino: proteggere le persone amate (in questo caso Olga, interpretata da Anya Taylor-Joy, che aveva già lavorato con Eggers in The Witch, una “strega” in grado di comunicare con le forze della natura) oppure perseguire nella sua sete di vendetta, ossia uccidere lo zio ribelle Fjölnir (Claes Bang), salvare sua madre (Nicole Kidman) e vendicare suo padre (Ethan Hawke).

Alexander Skargaard e Anya Taylor-Joy in una scena di The Northman.

La mitologia norrena viene solo accennata, così come l’antitesi tra paganesimo e cristianesimo (che invece trovava ampio spazio in The Witch), una sottile linea che pervade l’intera narrazione e che poteva essere interessante approfondire. A parlare sono le immagini, che il regista cura in modo maniacale – ma un eccessiva attenzione su di esse distoglie lo spettatore dal filo della narrazione.

Robert Eggers conferma il suo amore per il folklore e l’occulto, riuscendo a trasportare sullo schermo la loro spettacolarità. Con The Northman si eleva al kolossal hollywoodiano con un cast stellare, ma tuttavia non riesce a raggiungere la perfezione dei suoi precedenti lavori.