Sanremo 2022, serata finale: le pagelle di Lucia e Michele Monina

Il migliore del Festival della Noia per me è stato Giovanni Truppi. Per mia figlia, Irama. I peggiori Emma, Tananai, Rkomi, Ana Mena, Aka 7even e Matteo Romano. Per mia figlia Gianni Morandi


INTERAZIONI: 355

PAGELLE DI MICHELE

IL “FESTIVAL 2022” 5

Partito come il Festival della Ripartenza, sorte condivisa anche con l’edizione 2021, Amadeus ha ben visto di cambiarne le coordinate, andando a riqualificarlo come il Festival della Gioia. In realtà, televisivamente parlando, è stato per lunghi tratti, e la parola lungo è quantomai precisa nell’identificarlo, il Festival della Noia, con stacchetti, ospitate e corbellerie inutili. Idem per la parte musicale, a fronte di alcune presenze significative, notevoli le canzoni di Truppi, La Rappresentante di Lista, Ditonellapiaga e Rettore, Elisa, ma anche quelle di Highsnob e Hu, Irama, Noemi, c’era una bella sfilza di brani orrendi, dimenticabilissimi, da Rkomi a Ala 7even, passando per Sangiovanni, i tre giovani e alcuni di cui mi sono già dimenticato. Vincono i due vincitori annunciati, Mahmood e Blanco con la Non amarmi dei nostri giorni, impreziosita dai gorgheggi del primo e dalla presenza, questa sì notevole, del secondo. A seguire Elisa, fortunatamente Gianni Morandi, aiutato non poco dal padrone di casa e da Jovanotti, Morandi che con la faccenduola della superospitata di Lorenzo, non è riuscito nell’impresa. Nell’insieme è stata una settimana gradevole, come se la vita fosse tornata quasi normale. Sappiamo che non è così, ma non è ancora la fine del mondo, ciao ciao.

AMADEUS 4

Giunto alla sua terza direzione artistica e conduzione di fila, e se Dio vuole, anche ultima, Amadeus decide di celebrare se stesso, trasformando il Festival della Canzone Italiana in qualcosa che assomigli il più possibile al Festivalbar. Quindi vai di cantanti che hanno dominato le classifiche, vai di revival, vai di brani pensati per andare in radio. Il risultato sarebbe di per sé buono, non fosse appunto che non siamo all’Arena di Verona ma a Sanremo, e non fosse che non siamo a fine estate, in qualche modo addolciti nei nostri ascolti dall’aver passato le vacanze accompagnati da certe canzonette che, in situazioni di lucidità, lontani dalla pelle bruciata dal sale e dal sole, ci farebbero rabbrividire.  Per questo, anche per questo, la parte musicale del Festival edizione 2022 si dimostra zeppo di robaccia, come zeppo di orpelli inutili risulta il programma televisivo, certo asservito a logiche commerciali e di rete, ma lungo già di suo per le venticinque canzoni in gara. Una domanda nasce spontanea, sempre quella, ma davvero qualcuno che non abbia fumato crack pensa che la canzone di Ana Mena o quella di Rkomi, ma potremmo tirare in ballo circa metà cast, siano meglio di La meglio gioventù di Margherita Vicario o L’ultima notte di Ariete, brani che sono stati scartati dal Vittorio Salvetti 2.0?

SABRINA FERILLI 7

Sabrina Ferilli è Sabrina Ferilli, la conosciamo e sappiamo quali sono le sue potenzialità, decisamente alte. Tiene bene la scena, seppur un po’ biascicata, ma ha esperienza e mestiere. Non deborda, sembra anche vagamente annoiata, come se stare lì non le dicesse poi molto, o più che altro come se il ruolo di coconduttrice le impedisse di guidare alla sua maniera uno spettacolo che immagino anche dal palco risulti piuttosto una rottura di coglioni. A bloccarla, è evidente, il fatto di dover dialogare con Amadeus, come una sorta di freno a mano tirato mentre potrebbe sfrecciare in autostrada. Il non monologo im cui cita le lezioni americane di Calvino, in particolar modo quella sulla leggerezza, dimostra che questa faccenda dei monologhi è veramente sfuggita di mano agli autori, perché se c’è una cosa che rompe i coglioni a qualsiasi tipo di spettatori, è proprio quella. E le lezioni americane di Calvino, dai, è come quando da ragazzi si voleva far colpo citando Herman Hess. Peccato, sinceramente ben sopra Lorena Cesarini e Ornella Muti, ma un pochino sotto Drusilla Foer e Maria Chiara Giannetta.

MARCO MENGONI 7

Marco Mengoni sa cantare bene. Sa tenere il palco. Fa umanamente simpatia. Ha anche tirato fuori qualche buona canzone, più di qualche buona canzone. L’intro fatto con Filippo Scotti, protagonista di È stato la mano di Dio, film di Paolo Sorrentino, a base di commenti social, prima divertenti e poi carichi d’odio, confesso, è talmente telefonato, nonché dotato di un tasso di retorica così alto, da rasentare lo stucchevole. Già lo aveva fatto, a suo modo Tiziano Ferro da Fazio, in maniera se possibile anche più pelosa, ma che in ogni puntata Amadeus e gli autori abbiano sentito il dovere di insegnarci la vita, come se ne avessimo in effetti bisogno, o come se qualcuno, sentendolo dire che non va fatto, lì a bullizzare qualcuno, immediatamente si sentisse di tornare sui suoi passi, non fa che cementare in me la percezione che al direttore artistico stia sfuggendo il senso della misura di mano. Quanto a Mengoni, bravo, felice come i suoi colleghi di stare su un palco, in attesa di tornare a farlo in giro per l’Italia. Sul fatto che sia un superospite, che dire?, parliamone, ma del resto hanno fatto i superospiti anche Dimartino e Colapesce, credo che se passasse di lì la signora del piano di sopra tirerebbero dentro anche lei.

MATTEO ROMANO 2

Facebook ogni giorno ci segnala i nostri post, foto o attività social andati in scena negli anni precedenti alla medesima data. Pochi giorni fa mi è capitato sotto un video tenerissimo in cui ci sono i mie due gemelli, oggi dieci anni, allora credo due e mezzo, che si rincorrono in sala. Si rincorrono alla stessa maniera in cui si rincorrono i bambini, seguendo delle tracce invisibili agli occhi di noi adulti. Per dire, perché mai uno dovrebbe cercare di prendere qualcuno seguendo esattamente il suo solco, senza, cioè, tagliare angoli o curve? Perché i miei due gemelli, ma questo l’ho visto fare a tantissimi bambini, questo facevano, correvano in tondo, provando a prendersi, senza tagliare mai la curva. Racconto questo in questa specifica pagella non perché a vista Matteo Romano potrebbe essere il compagno di classe di uno dei due, fare bullismo per l’assenza di peli superflui sulla faccia del tiktoker farebbe di me una brutta persona ai vostri occhi, ma perché la sua canzone è talmente bruttina da fare il giro, come i gemelli che si rincorrono, fare il giro completo e, invece che fermarsi e apparire bella, continua a correre, come un loop. L’inutilità fatta canzone.

GIUSY FERRERI 6.5

Giusy Ferreri ha presentato una canzone che ce la pone sotto un’ottica diversa, a mio modo di vedere quella giusta. Io parlo di musica, non di mercato, perché dovessi parlare di mercato verrebbe da salire sul palco dell’Ariston con un cuscino, sciogliere i capelli e provare a simulare il gesto umanamente solidale del Grande Capo Brondem di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Questo per darne una lettura intellettuale, teorica. Nei fatti, e questa è la vera essenza del Festival, al terzo passaggio Miele di Giusy Ferreri ha già occupato tutte le caselle che la mia pazienza concede alle belle canzoni sanremesi che però sono appunto canzoni sanremesi, mi dovessero capitare sotto in macchina, per capirsi, spegnerei la radio canticchiando qualcosa per dimenticarmele. Lei è comunque una brava interprete.

RKOMI 2

Se siete tra quanti d’estate, lì sul letto, sudati e incapaci di prendere sonno, vi interrogate sul perché al mondo ci siano meno persone come Charlize Theron ma siano invece presenti miliardi di zanzare, non faticherete a capire il fastidio che provo ogni volta che questo figlio spirituale di Pupo e Nina Hagen (sì, te piacerebbe) apre bocca davanti a un microfono. La sfiga è che una zanzara, quella che appunto ci tiene svegli in pieno agosto, la possiamo scacciare con la mano, gesto di per sé inutile e a tempo, spruzzandoci addosso dosi letali di Autan o spiaccicarla da qualche parte sperando che il segno del sangue, in effetti, vada via col dentifricio, come Chuck Palahniuk ben spiega in Survivor, Rkomi no, sta lì a devastarci su un riff rubato ai Depeche Mode convinto anche di essere figo (certo, ha detto che magari non prende tutte le note ma ci mette il cuore, però dirlo non cambia che le note in effetti poi non le prenda, cazzo). E di Charlize Theron continua a essercene solo una.

IVA ZANICCHI 7

Ottantadue anni. So che parlare di una artista partendo dall’età è sbagliato, oltre che scortese, ma non posso non sentire Iva Zanicchi cantare e non pensare che ha ottantadue anni. Questo perché, immagino, penso a me quando faccio anche solo due piani di scale, a ottantadue anni la voce dovrebbe essere fioca, la grinta indebolita, insomma, uno dovrebbe attendersi qualcosa di fragile. Invece Iva Zanicchi è grintosa come non mai, con la voce che graffia, forse a tratti anche troppo, su una canzone che ben si addice a una signora della sua età. Quest’ultima frase, convengo, è ambigua, perché sembra che io abbia voluto dire che è una canzone dei tempi andati, e così in effetti è, sembra sia stata scritta oltre trent’anni fa. Ma nei fatti, ne sono convinto, i classici o le canzoni che ai classici guardano, non pensano al tempo nello stesso modo in cui ci pensiamo noi comuni mortali, quindi sì, Iva canta una canzone fuori dal tempo, e la canta bene. Non la ascolterò di mia volontà, mai più, ma se passasse in radio, di certo, non cambierei frequenza.

AKA 7EVEN 2

Se parli male di chi è oggettivamente nato tanti anni dopo di te da poter essere tuo figlio, è chiaro, passi per uno incapace di stare al passo coi tempi. Quindi un minimo di saggezza, o anche solo di capacità di prendersi cura di se stessi, dovrebbe indurre chiunque incappi in una canzone tanto insulsa come questa, supportata, si fa per dire, da una interpretazione che se possibile ne evidenza solo i tanti difetti, a sbolognare il tutto con una battutina sagace, contando sul fatto che siamo puntini nel piano celeste, e che ci sono ottime probabilità che l’età che corre, quella da cui questa singola pagella è partita, ti faciliti una veloce rimozione nella memoria di questa brutta esperienza. Ma non sono tipo da lasciare che una canzone orribile, male interpretata possa fare del male a qualche giovane innocente, chiamatemi idealista, chiamatemi l’ultimo dei romantici, chiamatemi come vi pare. Per cui dichiaro pubblicamente che se Aka 7even mai dovesse ambire a ricoprire un qualche ruolo simbolico nella gerarchia musicale della sua generazione, da qui in avanti, sono pronto a vestire i panni metaforici che furono di Gaetano Bresci e immolarmi per il bene della comunità.

MASSIMO RANIERI 6

Un mattatore. Quando si parla di un artista come Massimo Ranieri, uno che tiene il palco quando canta come quando recita, si dice che è un mattatore. Una voce importante, sempre usata con grande mestiere e passione, che però quest’anno l’ha tradito, vai a capire se perché ha osato troppo o non era in forma. La canzone è una delle più belle di questa edizione, modugnana, tragica e intensa. A lui va sempre concesso l’onore e il merito, forse stavolta un po’ delle armi.

NOEMI 7

Noemi ha una voce molto calda, graffiante. Non sempre ha avuto la canzone adatta alle sue corde, e questo suo peregrinare tra i generi ha indotto a una certa confusione nei suoi confronti, come se fosse perennemente alla ricerca di se stessa. Stavolta presenta una canzone difficile, che non credo ben la rappresenti, ma che ci permette, spero, di capire una volta per tutte che è una delle nostre artiste in ambito pop più capaci, perché tecnicamente è assai preparata e perché si mette comunque sempre in discussione.

FABRIZIO MORO 6,5

Fabrizio Moro ha una sua poetica molto precisa, che procede per due binari paralleli. C’è il Fabrizio Moro romantico, sentimentale, ruvido ma col cuore in vista, e quello che si indigna, sociale, volendo anche politico, in una versione comunque pop. Stavolta tocca al primo e tocca al primo con una canzone che non suona originalissima ma che è perfettamente nelle sue corde e dentro la sua voce.

DARGEN D’AMICO 7,5

Una delle canzoni destinata a fare sfaceli nei prossimi mesi, un po’ come l’anno scorso è stato per Colapesce e Dimartino. Il concetto “fottitene e balla” mi fa alla lunga venire l’orticaria, ma il suo modo incasinato e strafottente di cantarla, lui e tutti gli orchestrali e pure Amadeus con gli occhiali da sole, grande hype, è assolutamente in grado di spostare l’attenzione sul fatto che forse era davvero ora che il mondo, inteso come quel mondo che ascolta musica solo se qualcuno gliela fa sentire, scoprisse questo talento. Nella speranza che faccia più spesso se stesso di quanto non abbia fatto ultimamente, alla corte del re sbagliato. Scanzonato. 

PS

Scanzonato un cazzo, ha ringraziato il Governo Italiano che si dimentica delle piccole realtà musicali, alla faccia di Amadeus che invece faceva ballare dentro l’Ariston. Per questo meriterebbe un 10

ELISA 9

Elisa è una artista completa e complessa. Certo, negli ultimi anni ha provato in tutti i modi a farci pensare fosse quella che abbiamo visto cucinare uova al tegamino in una sfida all’ultimo colpo di sale contro Emma a Amici, Cracco come giudice, ma ha un repertorio, specie quello della prima parte della sua carriera, che ci dice decisamente altro. Proprio la vicinanza con Emma, temo, ha influito nella china non esattamente tridimensionale della sua carriera, lei che ha una delle più belle voci della nostra musica leggera a cantare canzonette, senza cuore e senza nessuna volontà di affrontare emozioni che non siano effimere. Quest’anno ha deciso di tornare al Festival, dopo ventuno anni dalla sua vittoria con Luce e lo ha fatto con un bel brano che richiama a un mondo fiabesco, disneyano. Qualcosa di magico, quindi, e a tratti anche di epico. In questo caso di emozioni ne sono arrivate, semplici, certo, ma vere. Tantissime. Sappiamo che a breve uscirà un doppio album, e visti i duetti annunciati proviamo veri brividi, altro che Blanco e Mahmood, ma la vittoria morale del Festival è sua, non ci sono dubbi.

IRAMA 8

Un’altra bella sorpresa di questo Festival, almeno per me. Lo avevo conosciuto così, nel Sanremo Giovani del 2016, quello vinto da Gabbani con Amen e che aveva nel cast anche Ermal Meta e Mahmood, introspettivo e a suo modo romantico. Poi l’ho visto esplodere facendo altro, e forse proprio per questo l’ho un po’ perso di vista. Quest’anno però presenta una bella ballad, forte di una bella melodia e di una ottima interpretazione vocale. Una preghiera laica, si dice in questi casi, un inno sacro pop. Il fatto che poi abbia sostenuto Grignani, che dire?, me lo rende pure simpatico, il che non guasta. Introspettivo.

MICHELE BRAVI 7,5

Una gran bella canzone, tradizionale nella struttura, nella forma, e moderna nei suoni e nel testo. Con un’apertura davvero notevole, e un ottimo testo scritto, tra gli altri, da Cheope. Classica ma contemporanea, per intendersi. Una interpretazione perfetta per la canzone, quindi slabbrata tecnicamente, la voce che si è irrochita, abbassata, ma che lascia intravedere lacerti di carne senza pelle sopra. Un ottimo passaggio, questo, per un ritrovato Michele Bravi.

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA 9,5

Madonna mia quanta fighaggine. Far muovere il culo a tutti con una canzone che parla della disperazione/depressione che ci ha tenuto in ostaggio è una specie di piccolo miracolo. Un giro di basso che è una specie di inno alla vita. Roba da non riuscire a stare fermi, con le mani ciao ciao.

EMMA 2

Come nel caso de La Rappresentante di Lista, Emma porta una canzone che vuole parlare di un tema profondo, la condizione della donna nella nostra società, solo che invece che mascherare il tutto sotto mentite spoglie, per spiazzare l’ascoltatore e colpirlo direttamente al cuore, lo dichiara in maniera anche goffa, non fatemi tornare sui triangoli isosceli, andando a cantare una canzone che è una cosa che rasenta l’imbarazzo puro. Più elegante che profonda, potrei azzardare, tenendo conto che Emma sta all’eleganza come io sto alla diplomazia. La presenza davanti al podio di un Francesca Michielin saltellante, immagino perché nelle cuffie ascolta David Guetta, la canzone va per altri ritmi, non fa che peggiorare il quadro d’insieme. Speriamo che Emma sfondi come attrice e Francesca come narratrice (giuro che il suo libro non l’ho scritto io), così ce le togliamo una volta per tutte dalle palle.

MAHMOOD E BLANCO 6

Credo di essere stato il solo, nel mondo, o almeno in questa dimensione del mondo conosciuto, a aver dato sempre insufficiente ai due artisti che hanno letteralmente fatto innamorare l’Italia. Il fatto è che seppur io ravveda in entrambi un grandissimo talento, non sempre espresso ma comunque presente, trovo che l’estetizzazione che Mahmood ha deciso di mettere in pratica con la sua voce, gli arabeschi si chiamano così per un motivo, è vero, ma uno potrebbe anche volersi regolare, lì a mangiarsi quella di Blanco, e quel modo sempre carichissimo di interpretare questa che, mi ripeto, a volerla analizzare fino in fondo è la Non amarmi dei nostri giorni, scritta con più gusto ma comunque scritta per mettere in evidenza soprattutto le armonizzazioni tra i due, abbiano finito per rovinare quella che poteva semplicemente essere una canzone oggettivamente presentata nel posto giusto. Oggi a un certo punto ha talmente esagerato Mahmood da sembrare davvero un allarme impazzito. Poi, è scritto, Brividi diventerà una hit, credo europea, far sfaceli contribuendo a rivitalizzare la carriera di Mahmood, che diciamolo, ha sbagliato tutto lo sbagliabile col suo precedente album, grande Gino con le Mutande, e a consolidare quella di Blanco, un talento vero, impressionante. Resta, a me, il retrogusto amaro di un’occasione persa, quella di fare qualcosa di davvero indimenticabile, capace, cioè, di restare più a lungo delle linguacce dell’uno o degli occhi strabuzzati dell’altro. Il 6 sarebbe un 8 per Blanco, stemperato dal 4 di Mahmood.

HIGHSNOB E HU 7,5

Qualcuno dice che i due artisti in questione, in apparenza con un look da cupi sicari di un romanzo di William Gibson, siano in realtà una copia dei Coma_Cose. Credo che questo giudizio, affrettato, decisamente, sia dovuto al fatto che sono in due, cantano una canzone d’amore, hanno parentele strette col rap e mentre cantano finiscono per fissarsi negli occhi, esattamente come i Coma_Cose. Solo che i Coma_Cose, quelli a cui chi ha frettolosamente sbolognato la faccenda si riferiscono, quelli visti a Sanremo l’anno scorso, solo quelli, sono innanzitutto una coppia e a dirla tutta a Sanremo avevano presentato un brano dai suoni californiani che con questa canzone non c’entra niente. Io credo che in realtà i due siano i concorrenti della settantaduesima edizione del Festival che più sono cresciuti, ascolto dopo ascolto, al punto che, fossi io uno di quelli che ha tempo da perdere, me li andrei anche a risentire una volta che queste pagelle saranno pubblicate e io, Dio volendo, avrò messo la parola fine al mio rapporto complicato col Festival, almeno per quest’anno. Credo siano due artisti complessi che hanno cose da dire e che hanno anche un modo interessante per dirle. Bel brano. Bella interpretazione. Bravi.

SANGIOVANNI 3

Di lui si è molto parlato per il suo impegno a favore dell’inclusività, lui attaccato da haters per certe sue posizioni a favore della comunità LGBTQ+, e anche per il fatto che leggenda voleva fosse in realtà il fratello segreto di Madame, stessa città di provenienza, vaga somiglianza fisica, un duetto tirato fuori al volo e soprattutto il saluto e ringraziamento a Francesca, appunto Madame, sul palco dell’Ariston. Immagino tutto questo perché, almeno stando a Farfalle, canzoncina esilissima e irrilevante, di parlare di musica non se ne parla proprio. Come nel caso di Rkomi la voce è qualcosa di fastidioso come potrebbe esserlo essere capitati nel noto locale sadomaso di Scuola di polizia avendo erroneamente infilato un fazzoletto rosso nella tasca posteriore dei pantaloni, anche se va almeno ringraziato il cielo che con quella dizione tutta sbagliata la comprensione del testo ci è almeno stata evitata.

GIANNI MORANDI N.C.

Provo grande simpatia per Gianni Morandi. Vorrei arrivarci io alla sua età con la stessa carica di entusiasmo e energia, cosa di per sé impossibile, credo di non averne mai avuta neanche da ragazzo, non credo che di colpo diventerò uno che sorride a sproposito e stringe i pugni per affrontare la vita con grinta da vecchio. Perché questo, a dirla tutta, è Gianni Morandi, vecchio. Non parlo di anagrafe, attenzione, il politicamente mi indurrebbe a non nominare proprio l’età, pena il passare per ageista, o comunque a parlare di terza età o al massimo di anzianità. Parlo di musica. La musica che Gianni Morandi fa oggi, quella che ha portato al Festival ma che ha anche provato a far diventare, senza riuscirci, una hit l’estate scorsa, è vecchia. È vecchia perché si rifà a una musica del passato senza provare a fare altro che riproporla tale e quale, senza cioè ripensarla col senno di poi, e risulta vecchia anche perché è un revival di un decennio passato, oggi tocca rifare gli anni 80, le canzoni che Jovanotti tiene per sé ben lo attestano, poi vai a capire perché non funzionano comunque in classifica. Ciò nonostante, in virtù di chi Gianni Morandi è, in virtù della incredibile spinta ricevuta da Amadeus, che ha dato a Jovanotti, autore del brano e suo ospite nella sera delle cover, lì in cima, e la sua canzone, almeno finché la coda lunga di Sanremo troverà spazio nell’etere, potrebbe anche avere qualche sussulto. Resta che mi sta simpatico della stessa simpatia che provo quando passo davanti al campo di bocce all’aperto che si trova vicino alla scuola dei miei figli, anche se lì tirano giù bestemmie e nessuno parla di andare a prendere il latte.

DITONELLAPIAGA E RETTORE 9     

Lo dico, pur avendo sin da principio dichiarato che tifavo Giovanni Truppi e La Rappresentante di Lista (posso dirlo perché ho deciso di non votare al Premio della Critica, nulla voglio avere a che fare con la Sala Stampa, né alle varie tornate di voto cui la medesima è stata chiamata per la gara vera e propria), devo dire pubblicamente che Ditonellapiaga è in assoluto l’artista che mi ha sorpreso di più, in positivo, in questo Festival. Non perché non la conoscessi già, ho apprezzato Camouflage e anche il suo esordio sulla media misura, l’Ep Morsi, e sapevo avesse un grande talento, ma ho potuto constatare che ha anche un grande carisma e sa tenere il palco come una navigata artista, al punto da aver quasi fatto scomparire Rettore, al suo fianco. La canzone è anche apprezzabile, con questa partenza alla Donna Summer e il ritornello più che orecchiabile. Una hit, credo di poter prevedere, e una hit che pone la corporeità, anche un po’ di sesso, al centro del discorso, che di questi tempi è una vera rarità- Sicuramente è lei, Ditonellapiaga, che resterà di questa edizione, su questo non ho dubbio alcuno.

YUMAN 6

Yuman mi incuriosisce. Ha una bella voce, che però ha paura di usare. O non ha ancora capito come usare bene. È quindi timido, nel cantare, tocca note importanti, prova a emozionare, ma sembra uno che vuole dichiararsi a qualcuno e poi, sul più bello, finisce per chiedere “sai che ora è?”. Non so se la cosa sia dovuta alla giovane età, all’inesperienza o proprio a una questione di attitudine. So che non sarebbe dovuto essere lì, parlo di Sanremo, quindi in realtà va bene qualsiasi cosa, lo so, si fa per fare pagelle, e che comunque il suo è un passaggio di cui già domani sera ci saremo dimenticati. Spero.

ACHILLE LAURO E HARLEM GOSPEL CHOIR 3

A occhio questo quarto Festival consecutivo ci regala un Achille Lauro con le polveri bagnate, completamente incapace di rubare la scena, oltre che di portare una canzone interessante. Un errore venirci, e un errore pensare che una canzoncina scopiazzata da se stesso come questa potesse in qualche modo spostare più avanti una carriera tutta basata su provocazioni a loro volta copiate da altri grandi artisti. Resterebbe da chiedersi perché Amadeus lo abbia invitato, rubando a artisti più validi la possibilità di esserci, ma se mai io dovessi pensare che Amadeus fa cose partendo da un qualche senso, beh, sarei un povero illuso.

ANA MENA 2

Nella serata delle cover abbiamo potuto capire quanto la presenza di Rocco Hunt sia rilevante nella presenza sul palco del Festival di una artista di enorme successo in Spagna come Ana Mena, una che da noi è nota più che altro per aver duettato con lo stesso Rocco e con Fred De Palma in risibili tormentoni estive. Lo abbiamo potuto capire perché i due hanno dato vita a qualcosa che, fossimo uno di quei nerd alla Tarantino o Robert Rodriguez che hanno passato la loro adolescenza a divorare letteralmente B Movie e film dell’orrore, dovessimo pensare a qualcosa di davvero spaventoso è a quel duetto che ricorreremmo, scorciatoia, certo, ma scorciatoia per la paura davvero efficace. È Rocco Hunt che ha scritto questa roba, e sicuramente è Rocco Hunt che questa estate tornerà a duettarci, ambendo a tornare a sfondare nel mercato latino, già lo ha fatto, a suon di quella che a ragione veduta viene etichettata come musica demmerda. La nostra speranza, non me ne vogliano i cugini iberici, è che l’operazione riesca, perché un po’ come succede coi termovalorizzatori, nessuno ha capito davvero se sia la sola soluzione efficiente per eliminare tutta la monnezza, ma nell’incertezza una cosa è chiara, meglio che se lo suchino i paesi vicini che noi. Lei canta in maniera tragica una canzone con un testo che farebbe sorridere un bambino delle elementari, per altro riuscendo nell’impresa impossibile di azzerare la propria bellezza privandola di qualsiasi carica di sensualità (parlo di voce). Davvero imbarazzante.

TANANAI 2

La canzone di Tananai è oggettivamente brutta. È brutta, potrei fermarmi qui. Ma lui la canta, uso questa parola per convenzione linguistica, perché in genere per cantare toccherebbe fare riferimento alle note, cosa evidentemente lui non fa, lui la canta talmente male da renderla, se possibile, peggio di quanto già non sia. Però, è noto, il brutto esercita su di noi una fascinazione che a volte sconfina nel bello. Chi di voi non ha passato ore a guardarsi certe cicatrici, per dire, non per quelle puttanate dei ricordi o dei rimandi psicologici, proprio perché vedere la pelle deturpata affascina? O chi, ho già usato questa metafora in passato, non si ferma in autostrada a guardare gli incidente, per altro scatenando gli ingorghi, attratto dalle lamiere e dalla morte? James Ballard, Dio mi perdoni per averlo usato parlando di Tananai, ci ha scritto su pagine indimenticabili di letteratura. Ecco nel caso di Tananai e la sua brutta interpretazione della sua brutta canzone nessuna fascinazione esercitata dal brutto si manifesta. La ascolti e provi disagio, per lui, per chi lo ha preso nel cast, per chi lo ha portato lì e per te, che hai studiato e tutto e alla fine ti ritrovi a perdere tempo parlando di lui, della sua brutta interpretazione e della sua brutta canzone.

PS

Lui però è davvero simpatico, ma qui si danno voti alle canzoni/interpreti, non alla loro simpatia.

GIOVANNI TRUPPI 10

Giovanni Truppi ha presentato a Sanremo una canzone alla Giovanni Truppi. No, non è esattamente vero. Giovanni Truppi ha presentato a Sanremo una canzone alla Giovanni Truppi che decide di presentare una canzone a Sanremo. No, non è vero neanche questo. Giovanni Truppi ha presentato a Sanremo una canzone alla Giovanni Truppi che decide di presentare una canzone a Sanremo rimanendo comunque se stesso. Ecco, ci sono. Giovanni Truppi ha  presentato a Sanremo una canzone alla Giovanni Truppi che decide di presentare una canzone a Sanremo rimanendo comunque se stesso ma comunque tirando fuori un ritornello che può ambire a attecchire anche su chi non sappia chi è Giovanni Truppi. Insomma. Tuo padre, mia madre e Lucia è una bellissima canzone, che racconta l’amore e la fatica per affrontare l’amore e come sia l’amore quando si è grandi, adulti. Una canzone complessa, certo, ma limpida, decifrabile da chiunque. Una canzone destinata a rimanere  nel tempo, cosa che non penso del 90% delle canzone sentite al Festival da sempre.

LE VIBRAZIONI 6

Le mie pagelle sanremesi sono polarizzate. Mi spiego. Di lavoro scrivo di musica, quindi non faccio pagelle. Non dovrei neanche pensare a dare voti, infatti tranne che nelle pagelle voti non ne ho mai dati. Ma Sanremo non è musica, è musica che passa in tv e diventa fenomeno sociale, per una settimana si parla solo di quello. Nelle regole sanremesi, regole non scritte, c’è che chi scrive di musica durante il Festival faccia le pagelle. E io, che in genere tendo a polarizzare, sono quel che si dice una firma divisiva, scrivo pagelle polarizzate. Concedo voti altissimi a chi penso meriti, e voti bassissimi a chi penso sia dannoso, parlo di canzonette, intendiamoci. Alle Vibrazioni ho dato voti medi, che per me, tecnicamente non dovrebbero esistere. E glieli ho dati perché non li ho quasi mai capiti veramente. Anche quest’anno. Portano una canzone che immagino nei loro concerti faranno bene, Sarcina non l’ho trovato in formissima, ma lì non mi hanno convinto del tutto. Quindi, siccome li stimo, ho dato voti intermedi, anomali per me, forse non per loro.

PAGELLE LUCIA

AMADEUS 0

Ci sarebbe da scrivere un intero libro su cosa non va nella figura di Amadeus e nella sua presentazione. Oltre a dimostrarci tutte le volte quanto lui sia discriminante nei confronti delle donne, vallette e non, ci mostra anche quanto lui non riesca a combattere la mascolinità tossica, perché che fatica dare i fiori agli uomini, senza trovare un pretesto o una scusa, e persino Grignani glielo rinfaccia, e direi che questo si commenta da solo. Amadeus ci tiene a sottolineare che le co-presentatrici donne sono istruite, che sono intelligenti, ma che nonostante ciò devono stare un passo indietro. Amadeus ha stancato, è il terzo anno che ci propina questo format e ricade sempre negli stessi  scivoloni, negli stessi errori e negli stessi stereotipi, e nonostante il giorno dopo tutti i giornali sottolineano le sue gaffes, né lui né gli autori fanno qualcosa per migliorare ed evitare che si verifichino. Come si digli errare è umano perseverare è diabolico. Amadeus sei diabolico e sinceramente spero di non rivederti l’anno prossimo, anche se per mia sfortuna temo proprio di sì.

SABRINA FERILLI 8

La Ferilli è brava, è simpatica, carismatica, intelligente, bella e sa condurre e questo è chiaro, e lo ha dimostrato. Ha portato abiti bellissimi, eleganti che le stavano benissimo. Peccato però che una donna non può condurre ed essere leggera, allegra e simpatica, senza dover per forza strafare e dimostrare, e anche questa volta si è dovuto strafare. La Ferilli ha portato un discorso, con tanto di citazione a Calvino, sulla leggerezza, tra l’altro errata, perché Calvino stesso nelle lezioni americane, quando parlava di leggerezza, ammette che la citazione non è sua, ma tralasciando, perché le donne devono sempre dimostrare? Perché la leggerezza, proprio citata dalla stessa Ferillli, non può concordare con la figura della donna? Perché è difficile lasciare lo spazio alle donne, anche se è meritato, e le poche volte che viene lasciato le donne devono fare il triplo, sforzarsi il triplo e dimostrare il triplo, come per dire “sì, sono una donna, ma vedi sono intelligente, so parlare, so fare, me lo merito”. Avrei voluto vedere la Ferilli sì, ma per com’è, simpatica, divertente e spiritosa, non a doversi sforzare a fare un discorso intelligente e fuori contesto perché donna. Quando questo non sarà più dovuto saremmo arrivati alla parità di genere. Però Ferilli brava, spero in un Festival condotto da lei.

MATTEO ROMANO 5

Matteo Romano lo conoscevo da prima di Sanremo giovani, avevo già sentito il suo inedito Concedimi, che tra l’altro avevo apprezzato molto. La sua voce è delicata e il suono armonioso e dolce della melodia sembra cullarti. Ora mi ha già rotto, come è possibile alla seconda canzone? Non ne ho idea. La canzone non mi è rimasta minimamente in testa e non mi ha colpita per nulla. Aveva una grande opportunità: Sanremo Big, l’ha già sprecata, mi sembra una sorta di Lorenzo Fragola numero 2, e qualcuno sa che fine ha fatto Lorenzo Fragola? Perché io non lo sento circolare dal 2014. Ecco, questo potrebbe essere il problema di questo ragazzo, che la voce bella indubbiamente la ha, tempo per dimostrarlo pure, ha solo 19 anni, ma deve trovare il modo, per riuscire a rimanere questo cucciolo di Bambi, che sembra sempre intimorito e spaventato, ma con l’astuzia di esser ricordato. Come ai tempi fece Tiziano Ferro, e cavolo lui è Tiziano Ferro.

GIUSY FERRERI 5

Giusy uscita dalla prima serata distrutta, ultima in classifica, ultima a cantare e arrabbiata nera, ma inconsapevole che nonostante ora nessuno la stia votando quest’estate torneremo tutti in ginocchio, con un cocktail, in spiaggia a cantare e ballare i suoi tormentoni, che tanto si odiano ma tanto rimangono in testa da giugno a settembre e che ascolteremo ogni tanto a novembre con la nostalgia dell’estate appena trascorsa. Questa canzone non ha la stessa potenza. Giusy Ferreri, per intenderci, è forte anche senza bisogno dei tormentoni estivi, banalmente “Novembre”, giusto per fare un esempio, è una di quelle canzoni che ogni tanto ancora adesso, mi ascolto con piacere e canto a squarciagola. Lei è forte, ha una voce particolare, che può piacere o non piacere, ma oggettivamente è brava e il suo lo sa fare, ma questa canzone, nonostante non sia brutta,  a me non dice nulla, e so che non è una di quelle canzoni che tra 10 anni mi riascolterò. Nonostante ciò ho apprezzato la trombetta, che la trasforma un po’ nel tipo che la domenica mattina grida “E’ ARRIVATO L’ARROTINO”.

RKOMI 5.5

Rkomi non mi è mai piaciuto, nonostante io lo per un motivo o per un altro lo ascolto dal 2016, ma questa canzone posso dire che non è male. Certo, a me non fa impazzire, e non me la ascolterei nelle cuffie o in casa, ma se fossi a una festa e la mettessero non penserei “vi prego cambiate subito”. Rkomi ha una voce particolare, che a me non piace, ma con questa canzone è riuscito a mantenere il suo stile ma seguire il commerciale che potrebbe funzionare. In pratica quello che ha fatto con il disco Taxi Driver, non a caso è rimasto primo in classifica per un anno intero. In ogni caso io sono confusa, Rkomi sei contento o no di essere a Sanremo?,perché dalla tua faccia sembra tu volessi essere altrove, ovunque ma non lì. Punto in più perché ieri è uscito dalla sua comfort zone mettendosi a petto nudo a fare le flessioni con Amadeus.

IVA ZANICCHI 6

Iva Zanicchi non l’ho ancora inquadrata, non so se lei mi piace o non mi piace. L’unica cosa di cui sono certa è che: OTTANTADUE ANNI. IVA ZANICCHI HA 82 ANNI. E ancor canta, balla, sorride. E non solo canta, ma lo fa con questa voce, questa canzone e questa presenza scenica. Non è da tutti, signori. La canzone non è del mio genere, sinceramente non credo me la riascolterò finito Sanremo, ma non è affatto male e lei ha fatto un’ottima performance.

AKA 7EVEN 4.5

Aka 7even in poco tempo è arrivato alla finale di amici e tra i concorrenti di Sanremo Big, e in alto in tante classifiche. Questa canzone è orribile, un testo banalissimo e scontato, ma che inspiegabilmente rimane in testa. Ogni volta che risento la canzone nelle esibizioni di Sanremo mi ritrovo come una stupida a cantarla. Questa canzone però non è perfetta così. Nonostante ciò mi stai simpatico Aka, mi spiace per questo voto.

MASSIMO RANIERI 7

Massimo Ranieri, uno dei pionieri della musica italiana, che con perdere l’amore ha fatto emozionare tutte le donne d’Italia. Questa canzone è di una delicatezza pazzesca, una sensibilità davvero incredibile, oltre alla melodia che già sembra cullarci, il testo è il pezzo forte. Ci porta su un palco come l’Ariston un tema importante come la migrazione, che di questi tempi non se ne ha mai abbastanza, è sempre essenziale parlarne e sensibilizzare, e sinceramente la prima sera, ascoltandola, mi sono ritrovata con gli occhi lucidi. Quindi nonostante sia di una generazione molto distante dalla mia, nonostante non sia il genere musicale più vicino al mio, è riuscito ad arrivare a tutti. E dopo 25 anni dalla sua assenza su questo palco è riuscito a tornare e rilasciare un segno, forse è questa la forza della musica. Peccato però, che per i suoi problemi fisici non gli abbiano permesso di cantare sempre con il massimo della sua forza, avendo steccato tutte le serate.

NOEMI 6

Canzone bella, scritta da Mahmood, e si sente. Canzone bella, ma che con lei non centra nulla, e si nota. E’ una canzone che non sento sua  e sembrava neppure lei sentisse sua, Glicine, dell’anno scorso era più azzeccata. Noemi da quando è dimagrita ha iniziato a smussare tanti lati che la caratterizzavano e che la rendevano umana e donna, non automa, fatta con lo stampino, ma a noi piaceva la noemi goffa, forte, sfrontata e simpatica. Ora posso dire, bella canzone, bella voce, brava cantante, ma niente di rilevante, niente per cui mi pagherei un biglietti di un concerto, niente che mi ascolterei nelle cuffie mentre vado in università, niente che rimarrà nel tempo. Noemi torna Noemi, per me è un no.

FABRIZIO MORO 6

Ne bene ne male per me. Personalmente non mi è piaciuto, ma non mi ha fatto neppure schifo. Presenta una canzone d’amore molto tradizionale che a questo festival niente aggiunge e niente toglie, sono anzi molto colpita perché non è arrivato neppure troppo in basso nella classifica. Però non penso la riascolteremo molto spesso, magari qualche volta di passaggio in radio, ma poi finirà lì.

DARGEN D’AMICO 8

Fottitene e Balla. Darger ha portato un po’ di allegria dopo anni di reclusioni e tensioni dovute alla pandemia, ed è quello che ci voleva. Io già la so a memoria e ogni volta che la sento la canto a squarciagola. Darger che ha creato un vero e proprio spettacolo, saltando, ballando, facendo mettere gli occhiali da sole a tutti i musicisti e al direttore d’orchestra, con abiti sempre originali e spettacolari e sempre con ironia ed energia. Comunque Dargen l’unico che ha preso posizione ringraziando ironicamente il governo italiano che dimentica le piccole realtà musicali, ed è vero, e triste il fatto che nessuno prenda posizione e dica nulla quando ha la possibilità in un palco del genere e con una risonanza mediatica del genere, di dire qualcosa e non dimenticare i problemi che un sacco di artisti stanno vivendo da anni.

ELISA 8

Elisa è Elisa. E questa canzone è Elisa al 100%, ma non l’Elisa dell’ultimo disco, ma l’Elisa di Luce. Che 21 anni fa ha vinto Sanremo. Elisa ha una delle voci più belli d’Italia e questa è una delle canzoni più belle di Sanremo. La preferisco in queste vesti, piuttosto che con le canzoni dance che era finita a fare ultimamente, così riesce davvero a rendere di più. E comunque questi vestiti bianchi bellissimi, sono azzeccatissimi con questa canzone.

IRAMA 9.5

Irama mi ha sorpreso totalmente quest’anno, una sorpresa piacevolissima. Il testo di questa canzone è meraviglioso, la melodia è spettacolare e la voce non solo è particolare ma è anche bellissima. Io mi ricordavo l’Irma con i capelli corti, fidanzato con la De Lellis e che canta “io sono un arrogante”. Ogni volta che ascoltavo quella canzone alla radio mi saliva un nervoso inimmaginabile. Poi di colpo una metamorfosi. Una canzone introspettiva, profonda, toccante, il contrario delle canzonette commerciali e del personaggio finto e costruito che ci ha mostrato per anni. Questo Irama mi piace molto, il look un po’ hippie altra ottima scelta. Per me meriterebbe il podio, e come giudizio personale, per me ha già vinto, perché questo sbalzo in positivo di sviluppo di carriera la trovo una scelta molto matura a livello artistico.

(Ps. Irama si meriterebbe di vincere anche solo per la scelta del duetto con Grignani e il terrore nei suoi occhi mentre lui scappava in giro per la gente cantando)

MICHELE BRAVI 8

La dolcezza di questo ragazzo è una delle cose che preferisco di questo Festival. E riesce a mostrarla in tutta la sua essenza sempre, dagli abiti in pizzo che ha sfoggiato tutte le sere, al testo di questa canzone che lo descrive perfettamente. Michele Bravi è assolutamente un inverno dei fiori, anche in mezzo al freddo sempre pronto a bocciare e donare la sua gentilezza. Il testo di questa canzone è una vera e propria poesia. Non sono mai stata una grande fan, ma questa canzone mi ha lasciato i brividi, bellissima.

LA RAPPRESENTANTE DI LISTA 8.5

Loro come lo scorso anno riescono a spiccare e farsi riconoscere. Originali, bravi e rivoluzionari. Le prime tre serate sono finiti sul podio e per un attimo ho sperato la gente si fosse resa conto di quanto siano forti, ma mi sbagliavano. Sono difficili da comprendere da tutti, ma eccezionali. Gli unici a parlare finalmente di questo periodo, del Covid, in una canzone dai toni allegri e leggeri, in una maniera tutta loro, che direi funziona. E sono anche certa che questa canzone la ascolteremo tutta quest’estate. Pugno alzato e io sto con loro.

EMMA 4.5

Emma, per chi ha letto le mie pagelle di X-Factor sa benissimo cosa ne pensi di lei come giudice, ma ora scopriamo cosa ne penso di lei come cantante. La medesima cosa purtroppo per Emma, che da me si becca solo voti bassissimi. La canzone è orribile e lei non mi è piaciuta. Sicuro meglio oggi che come ha cantato ieri in inglese, ma dettagli. Però la vera domanda che voglio porre è perché la sua parrucchiera la odia così tanto? COSA HAI FATTO EMMA, SONO CURIOSA, LO VOGLIO SAPERE.

MAHMOOD E BLANCO 9

Blanco a Sanremo è stata una delle cose più belle, decisamente. Lui è un talento, ed è anche giovanissimo e questo mi fa un piacere pazzesco, perché è sempre bello vedere giovani che spiccano e arrivano a livelli così alti, come il podio di Sanremo per tutte le serate. Insieme sono incredibili, è oggettivo che Blanco è nettamente più bravo di Mahmood, ha una voce che spicca di più ed è molto più armoniosa, ma insieme sono riusciti a creare una performance strepitosa. La canzone è bella e rimane in testa, io me la sono ascoltata un sacco di volte, mentre preparavo i miei esami e già la so a memoria! Il podio se lo meritano, e il pubblico li adora e io ne sono contenta. Per di più vedere un duo, di uomini, giovani e freschi, che canta in maniera coinvolta e passionale, una canzone d’amore, con questa intensità, senza pura e vergogna, mi rende felice ed orgogliosa, perché è un segno del progresso e dell’abbattimento di piccole barriere che costituiscono la mascolinità tossica. Quindi per me doppiamente bravi.

HIGHSNOB E HU 7

Non li avevo mai sentiti prima della loro esibizione a Sanremo. Bravi. Insieme un’ottima accoppiata, singolarmente non saprei, dovrò cercarli e recuperarmi la loro discografia, e lo farò perché mi hanno incuriosita. Apprezzo l’acconciatura di Hu. Il testo è carino e la melodia è orecchiabile. Non sono riuscita ancora a comprendere se effettivamente funzioneranno usciti da Sanremo, o finiranno per sparire nel dimenticatoio, temo più la seconda opzione. Nel dubbio dico bravi e li saluto perché entrambi miei compaesani.

SANGIOVANNI 5

Sangiovanni non riconosce inganni, mi stai simpaticissimo, hai abiti super stilosi e meravigliosi, ma per me è NO. La canzone non è neppure tra le più brutte, ma troppo autotune, non si capisce niente, letteralmente l’unica parola che ho capito è Farfalle, che è pure il titolo, quindi non vale. Ma il problema non è neppure questo, è che a differenza delle canzoni precedenti, che avevano spopolato su tik tok, questa, oltre a non essere chiara, non rimane neppure in testa, non a caso non è tra i tormentoni che stanno uscendo dal festival, perché purtroppo ha trovato una buona competizione sul fronte del pop, da gente che, evidentemente, lo sa fare meglio.

GIANNI MORANDI 2

Gianni a me ha stancato. Sarò anche una delle poche, ma a me non sta neppure simpatico, e la canzone è orribile. Insomma per me questa performance è un no, gigante. L’unica cosa che ha dalla sua parte è il suo personaggio, che in un modo o in un altro all’Italia piace, l’Italia lo adora. La canzone però è decisamente terribile e lui è imbarazzante. Per me doveva già essere fuori quando aveva spoilerato sui social la sua canzone, cosa che  a contro il regolamento, ma gliel’abbiamo fatta passare. Ieri ha fatto il super ospite, pur essendo in gara, poco equo per gli altri concorrenti in gara, ma lasciamogli passare pure questa. Però ammettiamo, siamo tutti coscienti che se vince è solo perchè è lui, e non perché questa canzone è bella o merita?

DITONELLAPIAGA E RETTORE 9

Dito nella piaga una scoperta meravigliosa di questo 2022. Un talento unico, una forza della natura, con una voce incredibile e una presenza scenica che fa impressione, per una che è all’inizio e non ha mai fatto neppure un concerto. Il duo è fortissimo, la Rettore si sa, è bravissima, ma insieme sono proprio micidiali, hanno una CHIMICA incredibile. Questa canzone anche la vedo ben quotata per l’estate 2022, io in tanto la sto ascoltando a manetta che mi mette un buon umore incredibile. Mi sarebbero piaciute moltissimo sul podio, ma sarebbe stato troppo utopico, purtroppo. Bravissime, un duo atomico.

YUMAN 7

Yuman, uscito da Sanremo Giovani, ha portato un brano che non è nulla di che, che dopo 2 minuti da averla ascoltata l’ho già scordata, ma con una voce particolarissima. L’ho apprezzato moltissimo, perché nonostante l’ansia e la tensione di trovarsi su un palco del genere ha avuto una presenza ottima e il continuo sorriso.
Bravo, spero di risentirlo presto.

ACHILLE LAURO 4

Achille ha stancato già dall’anno scorso, qualcuno ce la fa a dirglielo?
Oggi ho apprezzato solo il coro dietro di lui, che sembravano le muse del cartone animato Hercules. Per il resto tutto pessimo, la canzone, l’outfit, il testo, la canzone, la voce. Tra l’altro il suo modo di provocare è becero e fallace. Io sono la prima a favore della provocazione, che vuole una rivoluzione e un cambiamento, che apprezza chi porta temi di spessore e appoggia le diversità e le minoranze, ma lui non fa questo. Anzi, ci gioca, prende in giro e fa una continua appropriazione culturale, e questo ha stancato, ha stancato chi fa parte della comunità Queer, che per anni si è sentito preso in giro, e anche chi non ne fa parte.

Ps. io non sono credente, minimamente e amo la provocazione, ma la scena del battesimo è stata una noia, se vuoi osare OSA, ma fallo bene.

ANA MENA 4

Ana Mena un mix tra una Winx e Ariana Grande. Per me è un no, la canzone è orribile, lei sembra simpatica e dolce, e in spagnolo a cantare penso sia strepitosa, ma in italiano io non ho capito letteralmente nulla, neppure una parola. Immagino spopolerà nelle discoteche quest’estate, perché è proprio una di quelle trashate di canzoni che vanno alla maggiore, la vedo benissimo nelle spiagge di Riccione.

TANANAI 6.5

Tananai oggi l’ho apprezzato di più delle altre volte. La canzone fa schifo, il testo è orripilante, ma nonostante ciò sarà la simpatia, il sorriso, l’energia, il ritmo, ma questa canzone ce l’ho in testa, e penso che si risentirà, nelle feste, in discoteca, al mare, e alla fine posso dire che mi fa piacere, nonostante sia arrivato ultimo, sarà stata una bellissima esperienza per lui.Ho apprezzato il cerotto in faccia, ma Tananai il testo di sesso occasionale per me è un no.

GIOVANNI TRUPPI 7.5

Giovanni tua figlia si chiama come me, grazie per averla citata nel titolo, così mi emoziono quando la cantanti sul palco dell’Ariston. La canzone è splendida, sembra una poesia e lui ha una voce stupenda, sembra un cantautore di altri tempi.
Un po’ mi ricorda De André.
Purtroppo Truppi è fuori luogo a Sanremo, soprattutto quest’anno qui, che è più incentrato sul pop, e lui con la sua melodia e la sua canotta casca male, ma penso sia stata una bella opportunità ed occasione anche per farsi conoscere ed arrivare a un pubblico più ampio. Io l’ho scoperto solo guardando il Festival e ne sono stata felice, scommetto come me molti altri.

LE VIBRAZIONI 6

Loro sono bravi, per carità, non direi mai il contrario, ma questa canzone non mi da nulla. Mi sembra insipida, manca il sale, non a caso è arrivato tra le ultime posizione, nonostante loro siano conosciuti ed apprezzati. La canzone non è niente di che, non a caso tutti ce la siamo già scordati, o sbaglio?

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