The French Dispatch, il film di Wes Anderson è un sincero e bizzarro omaggio a quel giornalismo che non c’è più (recensione)

Il nuovo film di Wes Anderson, The French Dispatch, è un omaggio al giornalismo attraverso le storie di tanti personaggi bizzarri: la recensione.

The French Dispatch

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Immaginate di poter vedere le pagine di un giornale sullo schermo, poter guardare con i propri occhi le storie raccontate da chi le ha scritte: questo è The French Dispatch. Il nuovo film di Wes Anderson, presentato a Cannes e ora finalmente nei cinema italiani, è un sincero e bizzarro omaggio al mondo del giornalismo attraverso gli occhi di personaggi originali e caricaturali.

La pellicola mostra una serie di episodi che illustrano la genesi e la composizione del French Dispatch, un giornale il cui fondatore (Bill Murray) è un uomo altrettanto eccentrico ma amante spassionato delle storie di vita reale. Alla morte del direttore, il suo personale decide di pubblicare un memoriale sulle pagine di quel giornale, scegliendo le migliori storie riportate su carta nel corso degli anni.

Tra comedy e drama, ecco quindi che assistiamo al racconto di uno stravagante artista condannato all’ergastolo (Benicio Del Toro) che fa di una guardia carceraria (Léa Seydoux) la sua amante e musa; si passa poi alla cronaca di una rivolta studentesca ambientata nel caotico Sessantotto, guidata dal carismatico Zeffirelli (Timothée Chalamet), un ragazzo di ampie vedute che sa il fatto suo; e infine il rapimento e la sua strampalata risoluzione grazie a un cuoco eccellente, di cui è testimone un giornalista esperto di cucina (Jeffrey Wright).

Come si intuisce, The French Dispatch è una carrellata di racconti esuberanti ed eccentrici che vanno a comporre un microcosmo dove i protagonisti sono personaggi altrettanto paradossali, spesso ai limiti dell’assurdo, tipici dello stile andersoniano. Il regista si serve di un cast corale e stellare, in cui spiccano i suoi attori feticcio (in primis Murray, ma anche Tilda Swinton, Willem Dafoe, Edward Norton e un cameo di Jason Schwartzman) che sullo schermo si alternano ad altri più giovani (tra cui Chalamet e Saoirse Ronan).

The French Dispatch è un film delizioso e assolutamente ipnotico, pertanto il lavoro più completo di Wes Anderson. Ogni frame è un quadro rinascimentale, dove i personaggi sembrano dipinti in perfetto ordine di tempo e spazio.

Considerare The French Dispatch solo il racconto di un giornale è riduttivo: la pellicola è un tributo a quel mondo del giornalismo che non esiste più. In un’epoca in cui ormai anche i singoli blogger o influencer riescono a far notizia, la carta stampata sembra appartenere in un’altra epoca. La sensazione che si prova a maneggiare un giornale cartaceo è pressoché superata dallo schermo di un computer o cellulare che “sfoglia” la notizia bella e pronta online.

È sparito anche il giornalismo di strada, quello che andava a caccia di notizie con la penna e taccuino in mano, proprio come fa Frances McDormand in uno degli episodi di The French Dispatch. Chiusa nella sua camera, si accomoda sul letto con la sua macchina da scrivere e compone pagine e pagine di inchiostro. Un tempo storico ormai lontano e quasi dimenticato, che però riesce a rivivere sullo schermo grazie alla colorata e inesauribile fantasia di Wes Anderson.