Alanis Morissette contro il documentario: “Jagged non è la storia che volevo raccontare”

Secondo Alanis Morissette il documentario Jagged non racconta veramente la sua storia, in quanto include "fatti non veri". Ecco la sua dichiarazione

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Photo by Justin Higuchi/Wikicommons


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A poche ore dalle uscite di stampa delle prime indiscrezioni su Jagged, arriva la rabbia di Alanis Morissette contro il documentario diretto da Alison Klayman. A scatenare l’hype e ad aprire un vero e proprio dibattito, infatti, è stata quella confessione sulla violenza sessuale di cui la cantautrice canadese parla per la prima volta al pubblico. A 15 anni, infatti, l’artista sarebbe stata vittima di stupro da parte di più uomini, un trauma che la accompagna ancora oggi e che l’ha costretta a un percorso terapeutico.

Jagged, il documentario di Alison Klayman, è stato trasmesso in anteprima il 13 settembre al Toronto International Film Festival 2021, ma Alanis Morissette non era presente. La cantautrice, infatti, si era detta da subito in disaccordo con le scelte della produzione, da qui il suo rifiuto di presenziare durante la proiezione e nelle manifestazioni successive. Nelle ultime ore l’ufficio stampa della cantautrice ha diffuso un comunicato riportato dall’edizione americana di Rolling Stone, in cui prende le distanze da Jagged.

Jagged prende il titolo dallo storico album Jagged Little Pill pubblicato nel 1995. Il documentario, infatti, sarebbe servito a celebrare il 25° anniversario di quell’album storico, ma secondo Alanis Morissette le cose non sono andate esattamente così. Ecco la sua dichiarazione:

“Ho accettato di partecipare a un progetto per celebrare il 25esimo anniversario di Jagged Little Pill e sono stata intervistata in un momento di grande vulnerabilità (ero nel bel mezzo della mia terza depressione post parto, durante il lockdown). Sono stata ingannata da una falsa atmosfera di sicurezza, ma il loro piano osceno è diventato evidente subito dopo aver visto la prima versione del film. È così che ho scoperto che le nostre visioni sono dolorosamente divergenti. Non è la storia che ho accettato di raccontare.

Nonostante il film abbia bei momenti e racconti accuratamente diversi elementi della mia vicenda, non voglio supportare una visione riduttiva di una storia troppo sfumata perché loro possano capirla o raccontarla”.

Alanis Morissette si riferisce ovviamente ai racconti sulla violenza sessuale, per questo specifica:

“Ho scelto di non partecipare a nessun evento che riguardi questo film per due motivi: uno è che sono in tournée. L’altro è che, non diversamente da molte ‘storie’ e biografie non autorizzate uscite nel corso degli anni, questa include implicazioni e fatti che semplicemente non sono veri. Non sosterrò l’interpretazione riduttiva di qualcun altro su una storia troppo sfumata per essere afferrata o raccontata”.

Il Washington Post ha interpellato il regista Alisn Klayman che, però, non ha replicato alle accuse della cantautrice. L’autore di Jagged si è limitato a dire:

“Girare questo film è stato un onore e ne vado fiero. Spero che ci saranno altre opportunità in futuro per coinvolgerla in un evento”.

Le confessioni di Alanis Morissette divulgate in questi giorni hanno riacceso il dibattito sulle vittime di stupro che denunciano solamente anni dopo le violenze subite, ma la cantautrice aveva specificato che già a 15 anni aveva tentato di chiedere aiuto, senza tuttavia ricevere ascolto. Oggi la protesta di Alanis Morissette contro il documentario riapre un capitolo sulle “biografie non autorizzate” delle star, sebbene abbia partecipato attivamente alla realizzazione di Jagged.