X Factor: un programma tv che fa numeri risibili, ma con un grande hype sui social

Il cambio della conduzione e del regolamento non penso che gioveranno al talent, anzi

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So che potrei passare per impietoso. O semplicemente stronzo. E so anche che a tratti potrei risultare uno di quelli che alza il ditino e dice, con voce ferma ma petulante, “ve l’avevo detto”.

Il fatto è che ve l’avevo detto, e anche se dovrebbe spiacermi constatare di avere ragione, perché prevedere che qualcuno andrà a schiantarsi contro un muro alla prossima curva non implica certo che si è felici dello schianto, semplicemente che lo schianto era prevedibile e nonostante fosse sconveniente per molti dirlo, infatti quasi nessuno lo ha fatto, in effetti lo schianto c’è stato, prevedibile e doloroso, non posso esimermi da raccontarlo.

In queste ultime settimane, mesi, si è tornato a parlare di X Factor. Sempre per ragioni discutibili, ma il convento è questo e quel che passa è ormai questa poca cosa qui.

La ragione più importante, è ovvio, è la vittoria a Eurovision dei Maneskin, con conseguente megasuccessointerplanetario dei suddetti Maneskin, i duetti con Iggy Pop, i miliardi di stream, i record battuti e ribattuti, e ci sta che i tipi di Sky se la giochino come un loro successo. Ma dei Maneskin ho parlato anche troppo in questa vita, proverei a andare oltre.

L’altro motivo, più attinente al programma in sé, è la partenza delle nuove audizioni, anticipata da un importante cambio della conduzione, e di parte del regolamento.

Ora, del nuovo conduttore si è detto, non trovo il programma rilevante in sé, figuriamoci se mi interessa chi sostituirà Cattelan, il cambio del regolamento, invece, mi sembra più interessante, sempre considerando che stiamo parlando del grande nulla, come quando a rota per la fine del campionato di calcio ci si ritrova a guardare in tv, che so?, le partite di cricket o di curling.

I nuovi spot di X Factor, infatti, ci fanno sapere, per bocca dei riconfermati giudici, Manuel Agnelli, Mika, Emma e Hell Raton, che quest’anno, per la prima volta, anche il talent di casa Sky si adeguerà al flusso, cancellando i generi e le età. Non ci saranno più le categorie assegnate appunto in base all’essere giovani o meno giovani e all’essere donne e uomini, ma ognuno, per dirla alla Guzzanti nella parodia del vecchio spot della Casa delle Libertà, farà un po’ il cazzo che gli pare.

Da una parte c’è la sorpresa di scoprire che Simon Cowell, il titolare del brand, mentre nel resto del mondo chiude direttamente i battenti qui da noi abbia finalmente deciso di mollare le briglie rinunciando a una formula consunta, anche se è evidente che XF non sia da tempo al centro dei suoi pensieri e che l’Italia sia uno dei pochi paesi in cui il talent continua a andare in onda, dall’altra la curiosità di scoprire se la cosa sortirà una qualche variazione sul noiosissimo tema che da anni si trascina stancamente. Ripeto, è estate, manca il calcio, guarda che figata quella partita di cricket!

In realtà, ripensare a X Factor alla fine dell’estate mi spinge a fare il ragionamento che poi porta inesorabilmente a dire “ve l’avevo detto”, che è poi un ragionamento talmente basilare e elementare che già chiamarlo ragionamento sembra voler essere autoindulgenti, come quando si pensa di essere uno scrittore perché nel computer si ha un folder con dentro roba scritta o un cantante perché una volta al karaoke si è fatta una cover di Elisa che la gente ha accolto calorosamente. Questo, il ragionamento, che fine hanno fatto i tanti artisti, Dio mi perdoni, che venivano descritti dai giudici come “fenomeni”, “artisti”, “prove provate dell’esistenza del già menzionato Dio”, per altro col plauso di certi miei colleghi in apnea, su tutti Ernesto Assante di La Repubblica? Cioè, quei fenomeni finalmente scoperti di Casadilego, Blind, Naip, Melancholia, MyDrama, vado a memoria, che fine hanno fatto? Dove sono i loro attesissimi capolavori, quelli che si suppone la Sony, major titolare del marchio X Factor in Italia, non aspettava altro che sputare sul mercato? Dove sono le date imperiose dei loro prossimi tour? Dove sono le canzoni? I videoclip?

Non affrettatevi a rispondermi, questo non è un dialogo, io sto scrivendo ora, voi chissà quando leggerete, e la domanda, anzi, le domande che ponevo erano a titolo puramente retorico, con la risposta inclusa nel pacchetto. Risposta che potrebbe suonare suppergiù così: da nessuna parte.

Casadilego non è diventata la nuova Joni Mitchell. Blind, il rapper piagnucolone di un Bronx inesistente alle porte di Perugia non è il nuovo Bruno Mars. I Melancholia non hanno riportato in auge nessun rock in salsa elettronica. MyDrama era scarsa dentro la televisione, perché mai avrebbe dovuto fare qualcosa nel mondo reale. Di loro, come del resto era già accaduto alla stragrande maggioranza dei concorrenti di X Factor, a partire dai vincitori delle edizioni precedenti, Sofia Tornambene, Anastasio, cioè Anastasio, quello che ci avevano spacciato per il nostro Eminem, portato addirittura a Sanremo, che fine ha fatto Anastasio?, Lorenzo Licitra, Soul System, Gio Sada, lo stesso Lorenzo Fragola, uno che aveva anche qualcosa da dire, ma che proprio la Sony ha affossato col suo sapiente lavoro.

A parte Mengoni, per altro uscito da X Factor quando ancora era in Rai, e arrivato a un successo di pubblico figlio di una messa a fuoco del proprio repertorio, dopo anni di giri a vuoto, grazie a L’essenziale, Noemi e Giusy Ferreri, seppur con carriere altalenanti, e ora i Maneskin, il cui management affidato a Fabrizio Ferraguzzo promette divertimento assicurato, X Factor è stata una immensa sequela di occasioni sprecate, quando non erano neanche occasioni, si pensi all’accanimento terapeutico avuto su carriere inesistenti come quella di Chiara Galiazzo, per dire, o agli investimenti mai rientrati spesi su Francesca Michielin, con Michele Bravi che è dovuto passare dai social per tornare a fare musica e tante e tanti artisti con cose da dire che si sono dovuti sottoporre a una sorta di ricostruzione dell’imene artistico per dimostrare di avere talento, penso a Ilaria Porceddu, a Serena Abrami coi suoi Leda, a Nathalie, che X Factor lo ha addirittura vinto.

Discorso a parte meriterebbe Gaia, e dico “meriterebbe” perché finite le partite di curling va bene anche andare su Youtube a guardarsi la galleria dei goal di Roberto Pruzzo detto O Rey di Crocefieschi, in certi giorni estivi, una che come Elodie è dovuta passare sotto la mano salvifica di Maria De Filippi, e questo ovviamente nulla ha a che vedere col talento e l’arte, parlo di popolarità.

X Factor è un programma tv che fa numeri risibili, è un fatto incontestabile, con grande hype sui social, il che è come essere ricchi a Monopoli, e che ha prodotto pochissimi artisti di valore, e ancora meno di successo. Però siccome l’hype interessa a Sky eccoli a seguire il flusso e buttarsi sul gendrismo, consapevoli che proseguire senza Cattelan sarà già di suo più dura, e che sui social di questo tema si parla già ora, figuriamoci in autunno.

Smettessimo tutti di parlarne come di qualcosa che ha anche a che fare con la musica, credo, ne guadagneremmo tutti in lucidità, oltre che in coerenza. Ora esco e vado a salutare Vergo, quello che tutti dicevano avrebbe fatto il botto con la superhit, così la descrivevano, Bomba. Fa il portinaio a pochi passi da casa mia, a proposito di storytelling, chissà se Ernesto Assante a volte passa di lì a fargli i complimenti di persona.