Fabrizio De André, la catarsi e la Sardegna ne L’Indiano | Memories

Il 21 luglio 1981 usciva L'Indiano, il disco di Fabrizio De André che conteneva Hotel Supramonte, Fiume Sand Creek e Se Ti Tagliassero A Pezzetti

l'indiano di fabrizio de andrè

Photo by Freddimercuri/Wikicommons


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L’Indiano di Fabrizio De André è la risultante di un intenso lavoro d’introspezione e proiezione. Proiezione, perché qualsiasi artisti degno di dirsi tale riesce a proiettare su di sé le vite e le morti di persone terze. Introspezione, perché nel 1981 Faber porta ancora i segni di quel sequestro che nel 1979 lo ha strappato, insieme a Dori Ghezzi, dalla sua libertà per 4 mesi.

Eppure quella Sardegna impervia e selvaggia, De André, non smette di amarla e ora che ne ha conosciuto le viscere più intricate e oscure, la omaggia. Lo fa con L’Indiano, non decisamente un concept album sull’isola più bella dell’universo, ma un processo di purificazione dalla paura e dalla morte. Una morte che De André ha sempre cantato, ma che qui diventa una co-autrice, insieme alle mani preziose di Massimo Bubola.

Si chiama L’Indiano, il disco, perché in copertina ospita un dipinto di Frederic Remington che mostra, appunto, un indiano a cavallo. E di indiani si parla nella bellissima Fiume Sand Creek, dove la morte viene declinata al massacro del 29 aprile 1864 dai miliziani del Colorado contro i Pellerossa che vivevano vicino al fiume Big Sandy Creek.

Fabrizio De Andre' (Indiano)
  • Audio CD – Audiobook
  • 03/06/2013 (Publication Date) - Sony Music (Publisher)

Dopo il dolore, arriva la catarsi: Ave Maria è cantata in lingua sarda da Mark Harris e ci introduce a quel viaggio nel dolore che è l’epica Hotel Supramonte in cui Faber esorcizza quei giorni di buio e gelo vissuti durante il sequestro. Protagonista e confidente di se stesso, inoltre, lo ritroviamo in Se Ti Tagliassero A Pezzetti, l’amara canzone d’amore in cui la morte è il male minore, specie di fronte a vere e proprie tragedie come quella della strage di Bologna.

Ci sarebbero anche Il Canto Del Servo Pastore, Franziska, Verdi Pascoli e la rockeggiante Quello Che Non Ho, senza le quali questo compendio di consapevolezza e amore non avrebbe il giusto lubrificante. L’Indiano di Fabrizio De André è quel disco che prima o poi ti ritrovi ad ascoltare e che non ti abbandona più, nemmeno quando chiudi Spotify.