Il Giorno E La Notte, su RaiPlay il film di Vicari, l’Italia e la coppia di fronte al lockdown

Dal 17 giugno sulla piattaforma c’è l’esperimento di Daniele Vicari, realizzato durante il primo lockdown. Gli attori si sono filmati dentro le mura di casa seguendo le indicazioni a distanza di regista e tecnici. Obiettivo, capire cosa siamo diventati

Il Giorno E La Notte

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Il progetto de Il Giorno E La Notte di Daniele Vicari, dal 17 giugno gratuitamente su RaiPlay è nato ed è stato girato durante il primo lockdown, quello della clausura totale. Perciò il film è stato realizzato con una troupe ridotta all’osso e a distanza, il regista a Roma, il direttore della fotografia a Torino, le costumiste a Modena e il fonico a L’Aquila. E le coppie di attori, naturalmente, ognuna asserragliata nel proprio spazio domestico, ricevendo tutte le indicazioni anche tecniche, dalle riprese al trucco, nell’ambiente virtuale collettivo creato per gestire la lavorazione.

“Un atto vitalistico contro ciò che ci circondava”, lo ha definito Daniele Vicari, ma anche un esperimento attraverso cui mettere alla prova modalità di messinscena e produzione cinematografica inedite e forse, chissà, non unicamente emergenziali. Sicuramente, nelle intenzioni del regista e dello sceneggiatore Andrea Cedrola, uno strumento per riflettere in presa diretta sul modo in cui si stava tutti vivendo l’emergenza, con quel misto di entusiasmo e scoramento che l’hanno caratterizzato. Tra l’altro, senza la consapevolezza che la purtroppo lunga durata del lockdown ci ha progressivamente portato.

La pandemia nella cornice da film distopico de Il Giorno E La Notte diventa un’indeterminata minaccia di un attentato chimico-batteriologico che costringe la popolazione romana a restare a casa. Dentro gli appartamenti si sviluppano quattro storie: una giovane donna (Isabella Ragonese) bloccata mentre stava partendo per il Nord Italia, costretta a vivere nella lontananza attraverso lo smartphone le dinamiche di un amore appena sbocciato con un professore veneto (Matteo Martari) che ha deciso di vivere in campagna; la coppia matura (Francesco Acquaroli e Barbara Esposito) in crisi profondissima dopo la morte del figlio, non si parlano quasi più e lui ha anche abbandonato il lavoro, senza confessarlo; due giovani attori (Dario Aita ed Elena Gigliotti) che mescolano malamente gli aspetti sentimentali della loro relazione con le rispettive ambizioni artistiche; e un tranquillo artigiano (Vinicio Marchioni), che si vede piombare in casa la moglie (Milena Mancini) del suo migliore amico in rotta col marito, col problema che lui, l’artigiano, è perdutamente innamorato di lei.

Cosa siamo diventati? È la domanda da cui partono le storie del film”, ha detto Vicari. Guardando però ai due mesi del lockdown solo come all’estrema propaggine di un fenomeno di progressiva solitudine esistenziale che viene da lontano, legata alle drastiche trasformazioni degli stili di vita indotte – anche – dal compulsivo consumo piuttosto egoriferito delle piattaforme sociali. Per cui proprio l’obbligatoria stasi nelle pareti di casa dell’Italia intera è sembrata costituire un’opportunità per mezzo della quale misurare e fotografare i cambiamenti, visti attraverso una lente principalmente sentimentale.

Vinicio Marchioni, tra gli interpreti de Il Giorno E La Notte

Peccato però che Il Giorno E La Notte resti avvolto dentro i perenni preliminari di quattro vicende nessuna della quale possiede uno sviluppo significativo. La struttura a mosaico, con il continuo passare da un appartamento all’altro, finisce anche per depotenziare la sensazione di asfissia legata all’implosione dentro gli spazi casalinghi, regalando una illusione di varietà che è all’opposto delle premesse del racconto (e del lockdown). Meglio forse sarebbe stata riprendere continuativamente una sola coppia in un solo luogo, assumendosi tutti i rischio del teatro filmato, ma con la possibilità di raccontare senza soluzione di continuità – e con un effetto di realismo più stringente – una stanza della tortura in cui radiografare i più piccoli sussulti, quei dettagli minimali dietro cui si nasconde il senso dell’autentico dramma.

Così, nonostante alcuni espedienti didascalici, come il mettersi, letteralmente, a nudo dei personaggi o il canonico black-out che lascia le coppie – e metaforicamente molto altro – al buio, Il Giorno E La Notte non raggiunge mai una temperatura emotiva esemplare. Restano storie appena abbozzate, in cui poi le preoccupazioni soltanto sentimentali e molto egocentriche finiscono per suonare persino paradossali, come se alla minaccia portata alla collettività – che il film lascia completamente sullo sfondo – non credesse nessuno. Anche se forse proprio questa incapacità o disinteresse a pensarsi come comunità, e questo concentrarsi ossessivamente sul proprio particolare potrebbe costituire la conclusione più forte di un esperimento comunque, spiace dirlo, piuttosto irrisolto.