Il Lato Positivo, la commedia romantica con Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, tragicomica come la vita

Il film del 2012 di David O. Russell ottenne un grande successo per il mix di dramma e commedia che lo rende una credibile storia sentimentale. Ottimi gli interpreti, con l’apporto prezioso dell’icona Robert De Niro. Alle 21.10 su Paramount Channel

Il Lato Positivo

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Il Lato Positivo è l’unica commedia romantica possibile all’altezza dei nostri tempi. Perché mette da parte tutte le situazioni artificiose che rendono poco credibili le rom-com standard e prende due protagonisti bastonati dalla vita, facendo attraversare loro una serie di prove che rendono più realistico il coronamento finale del sogno d’amore, cui lo spettatore aderisce proprio perché percepisce un soffio di autenticità tanto nei personaggi che nel contesto ritratto e nello svolgimento della vicenda. La quale vicenda, questo il merito maggiore del film, nonostante le premesse drammatiche resta una commedia, perennemente in bilico tra una tragedia sempre sul punto di esplodere e una storia che invece, appunto, vuole rivelare il lato positivo dell’esistenza, che offre una seconda occasione a chi ha la pazienza di crederci ancora.

È probabilmente questa la ragione principale dell’enorme successo arriso a Il Lato Positivo, che non solo all’uscita nel 2011 ottenne incassi notevoli, oltre 230 milioni di dollari globalmente, ma che si guadagnò anche l’attenzione dell’Academy – segno evidente dell’esser stato recepito come un film dal sottofondo serio –, che gli assegnò 8 nomination e un Oscar per la miglior attrice protagonista alla giovanissima Jennifer Lawrence.

La storia è quella di un giovane insegnante, Pat Solitano (Bradley Cooper), appena uscito dopo otto mesi da un istituto psichiatrico, nel quale era stato ricoverato dopo aver scoperto il tradimento della moglie e aver picchiato quasi a morte l’amante di lei – il fatto che, in veloci flashback, si vedano i dettagli sgradevoli del pestaggio allontana inequivocabilmente il film dai toni della tipica commedia romantica. Il ritorno in famiglia, in una casa qualunque dell’area suburbana di Philadelphia, è tutt’altro che semplice: la madre (Jacki Weaver) dissumula a fatica dietro i sorrisi e i manicaretti da brava massaia le sue angosce, mentre il padre Pat senior (Robert De Niro) è un carattere non meno turbolento, un tifoso fanatico dei Philadelphia Eagles che sta tentando di rimettersi in piedi con un giro di scommesse – e come ogni scommettitore è patologicamente scaramantico.

Pat ha subito un ordine restrittivo che gli impedisce di vedere la moglie, con cui ancora spera di poter tornare. Il suo comportamento oscilla tra il desiderio di ritrovare una stabilità emotiva, una autoimposta attitudine ottimista (la fiducia che dietro l’angolo ci sia un lato positivo ad attenderlo) e gli improvvisi scoppi d’ira incontrollati. Pat scaraventa dalla finestra Addio Alle Armi di Hemingway, lamentandosi nel cuore della notte con i genitori del fatto che il libro non abbia un lieto fine, oppure cerca disperato la videocassetta del suo matrimonio, svegliando tutto il vicinato e richiamando l’intervento della polizia.

Poi s’imbatte in Tiffany (Lawrence), che fatica a riprendersi dalla morte del marito poliziotto, cui ha reagito con comportamenti autolesionisti, facendosi una brutta fama di ragazza facile. Tiffany conosce la moglie di Pat, e gli promette di recapitarle una lettera di lui se accetta di partecipare insieme a lei a un concorso di ballo, che le serve come forma di terapia. A quel punto, la storia cambia progressivamente di segno. Il lieto fine, nonostante tutto e dopo svolte assai tortuose, forse è davvero dietro l’angolo.

Il film è tratto da un romanzo di Matthew Quick, il cui titolo originale, lo stesso del film, Silver Linings Playbook, contiene un gioco di parole difficilmente traducibile che unisce il playbook, cioè il testo che raccoglie gli schemi delle squadre di football, a un modo di dire statunitense secondo cui ogni nuvola ha un “bordo argenteo”, ossia un lato positivo. È, come dicevamo prima, una storia sulle seconde occasioni, del tutto in linea con altri film di David O. Russell, come The Fighter, American Hustle (il suo capolavoro), Joy, tutti incentrate su personaggi cui la vita non ha concesso molte carte e che, a dispetto di tutto, cercano di trovare un loro posto nel mondo.

Il segreto del film, e del cinema migliore di Russell, è tutto nell’intensità, in una temperatura espressiva mantenuta su toni costantemente alti, come una pentola sempre sul punto di esplodere, e un ritmo asfissiante in cui i dialoghi si incastrano dentro una musica che si incastra dentro un movimento di macchina. E se tanto il milieu ritratto quanto lo stile in sé non sono originalissimi – il riferimento più ovvio, richiamato anche dalla presenza di Robert De Niro, è Scorsese –, è assolutamente sua la capacità, assecondato da un ottimo cast (Russell è un eccellente direttore d’attori), di giostrare il racconto su di una mescolanza comico-tragica nella quale è difficile individuare il punto di sutura tra un tono e l’altro.

Il Lato Positivo racconta personaggi che, presi singolarmente, sono sgradevoli e non esattamente simpatici. Ma riescono simpatici per la grandezza dei loro difetti, individui fallibili e feriti da una vita con loro assai poco generosa. Simpatici anche per l’ostinato, a tratti folle ottimismo che li spinge a pensare di potersi ancora costruire un futuro, anche se si tratta, come fa Pat Senior, di mettere in gioco tutta l’esistenza attaccandola al filo di una scommessa assurda in cui potrebbero perdere letteralmente tutto.

Ed è questa infatti la scommessa de Il Lato Positivo, che procede convinto lungo il filo del paradosso di una commedia che sembra una tragedia e viceversa. Restano del film anche alcuni dettagli rivelatori, come il protagonista che s’allena correndo per il vicinato indossando un sacchetto dell’immondizia. Certo, lo aiuterà a sudare, ma è difficile non pensare che quella, sotto sotto, sia una spia di ciò che Pat pensa davvero di sé stesso.

Fortunatamente proprio allora trova in Tiffany una compagna nelle sue corse a perdifiato. I due si inseguono come in quelle vecchie screwball comedy in cui i protagonisti si rintuzzano e rimbeccano per tutto il film, fedeli al principio che gli opposti si attraggono e che l’avversione reciproca è solo il modo specifico di condurre un gioco di seduzione tortuoso e scorbutico, ma sincero. I momenti più romantici del film non sono quelli del ballo o quando si baciano. Ma quando, fedeli alle loro disfunzionalità, si inseguono, si sorpassano e si sfuggono nella coreografia di una corsa che è un perfetto, delizioso rituale di corteggiamento.