Terapie domiciliari. Il nodo che il Ministro si ostina a non sciogliere

La politica non può giocare con la vita umana


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L’otto maggio mi sono concessa un bagno di sole e di folla a Piazza del Popolo, qui a Roma. La fame di presenze, di corpi, di umanità era divorante, come pure il bisogno di sentirmi parte di qualcosa. Ma in questo qualcosa io ci ho creduto sin dall’inizio. Questo qualcosa forse mi ha salvato la vita.

Perché questo qualcosa l’ho conosciuto lo scorso ottobre, e quando, a dicembre, il mostro mi ha visitato, sapevo che non ero completamente inerme, disarmata, che non avrei preso tachipirina e vigilato fino a che il respiro si fosse fatto affannoso, e tutto ciò grazie a loro, il gruppo terapiedomicialiaricovid. Conosciuto su fb e visto crescere. Un gruppo formato da medici che sin dal marzo del 2020 si erano prodigati a cercare terapie da portare anche in casa.

Sabato li ho visti, ho incrociato uno sguardo disinteressato, sollecito, amorevole. 

Sul palco c’era Erich Grimaldi, l’avvocato napoletano che ha avuto la magnifica intuizione di mettere in rete i medici, quelli provenienti dalle corsie e che avevano avuto modo di seguire il decorso della malattia e di ottenere qualche ragguaglio dalle autopsie-che erano state vietate! – per condividere la loro esperienza clinica, basata sull’evidenza, con un gruppo di medici di famiglia, e non solo, un gruppo che va sempre più infoltendosi, fino ad arrivare alle centinaia di migliaia di oggi. Oltre 400 mila.

La richiesta, dopo l’esperienza sul campo, in corsia e tra i pazienti abbandonati nelle loro case, era quella di ufficializzare con un nuovo protocollo terapie efficaci, che, se poste in essere tempestivamente, avrebbero consentito di svuotare gli ospedali, di permettere l’accesso alle cure ad altri malati, e, soprattutto, decostruire e disinnescare la narrativa del terrore portata avanti dalle testate nazionali e dai maggiori canali della tv generalista. Per permettere, a chi non possegga filtri tra quel flusso inarrestabile di paura e la propria mente, di strapparsi dall’ossessione che ci ha risucchiato energie, vita, e non solo.

Ad Erich Grimaldi si sono alternati i medici, tra cui Manara, i pazienti guariti, quelli scampati all’angosciante attesa raccomandata da Disperanza, e io ascoltavo e ringraziavo dentro di me che l’esistenza di tali personaggi smentisse lo sguardo fosco con cui osservo spesso l’umano agire. Perchè se c’è la bontà- sì la chiamo bontà- che si concreta nel senso del dovere e nella necessità, l’urgenza, di salvare le vite, ristabilendo quell’alleanza piena di fiducia tra medico e paziente, allora forse si può ancora vivere. In barba a Speranza e a chi lo sostiene e lo appoggia.

Perché questi medici, gratuitamente e senza badare all’ora o al giorno, dopo aver lavorato in corsia o nei propri studi, hanno risposto alle richieste disperate (da Disperanza appunto) di tantissime persone, le hanno curate, rassicurate, hanno salvato vite, hanno impedito che tantissimi anziani si dissolvessero nei nosocomi, si sono avvalsi dell’esperienza e tutti, tutti, possono vantare un numero di ospedalizzazioni che non arriva a coprire le dita di una mano, a fronte di centinaia di guariti.  

Nessun negazionismo, nessun assembramento. Mascherine su tutti i volti, la raccomandazione di mantenere comunque le distanze, e, soprattutto, da parte dei medici, nessuna minimizzazione della patologia. Anzi, le esperienze che hanno riportato, sui malati della prima ondata, su coloro che si sono fidati dell’attesa e della tachipirina, sono state raccapriccianti e dolorose. Il virus c’è, in alcuni casi può far male davvero, ma- quel che il Governo non vuole ammettere per ragioni tanto evidenti che non starò a ripeterle-si può curare. Si deve curare, prima di essere portati negli ospedali.

Il Tar già si era pronunciato in proposito, già in Senato lo scorso aprile era stato approvato un ordine del giorno che impegnava il governo a coinvolgere questi medici nella redazione di nuove linee guida, già il gruppo da qualche mese era in contatto con Sileri, quando il ministro (con la minuscola) della Salute e l’Aifa, con un ricorso al Consiglio di Stato, hanno ottenuto che l’iter fosse bloccato. Tutto senza coinvolgere il suo sottosegretario.  Anzi, a mo’ di spregio, Disperanza ha dato incarico al Dipartimento di prevenzione di redigere le nuove linee guida- nuove?- senza coinvolgere i medici sul campo. E la bozza era già pronta il 30 marzo, mentre le linee guida sono state licenziate dopo l’esito del Consiglio di Stato e quando il Senato aveva già votato.

Insomma una sorta di piccola congiura personale, una colossale e spudorata-spudorata-presa in giro della buona fede di tanti dottori, che entravano nelle case, visitavano, rischiavano. Quel caro Ministro…. “Alla fine noi siamo stati esclusi e ci troviamo linee guida ancora più penalizzanti perché escludono antibiotici, cortisone, lasciano eparina solo agli allettati” denuncia Grimaldi, “trasformano il medico in un videoterminalista, quindi chi le ha redatte non ha mai visto un paziente a domicilio”.

Un protocollo che esclude gli antibiotici (scusate se ho preso l’azitromicina per nove giorni sin da subito, senza attendere il tampone) qualsiasi integratore, e prescrive la tachipirina o paracetamolo che dir si voglia, che consuma il glutatione, mentre occorre fermare immediatamente l’infiammazione e la tempesta citochinica con fans, (io ho preso subito l’aspirina che ha anche proprietà fluidificanti) e ostacola il ricorso di tanti farmaci usati da anni e anni (eparina, plaquenil).

Ma perché porre un veto a farmaci che possono essere considerati salvavita? Lo studio del Lancet sul Plaquenil è stato ritirato, l’efficacia del betametasone è stata provata e divulgata. Perché la politica interviene sulle cure, se non per spingerci verso un passaggio obbligato, quello vaccinale? E che giro enorme di interessi vi soggiace? Perché queste aziende, che fanno ricerca privata e investono denaro, non agiscono gratis et amore Dei, e i ricavi dei vaccini sono tra i più corposi tra quelli derivanti dal mercato farmaceutico.

Una giornata piena di luce è stata quella di sabato, e colma di, e qui devo trovare un sinonimo, fiduciosa attesa che l’onda dello sdegno e la volontà di medici così degni di onore, per il  fervore e il sacro rispetto per l’uomo, come individuo e non come risorsa economica- bussi alla testa- al cuore ci abbiamo rinunciato- del ministro della Sanità.