Dentro The Battle At Garden’s Gate dei Greta Van Fleet, tra riff hard rock e tastiere prog (recensione)

I Greta Van Fleet fanno inferocire chi ama il rock, perché? Ecco la nostra recensione del disco The Battle At Garden's Gate

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Quando fai partire la riproduzione di The Battle At Garden’s Gate dei Greta Van Fleet sei già polarizzato, anche se hai fatto choking all’ennesimo commento che deve per forza parlare di Led Zeppelin e revival rock. Non riusciremo mai, probabilmente, a considerare un prodotto nella sua unicità perché qualcun altro prima di noi, magari molto influente sui social, ha già firmato il verdetto.

Eppure The Battle At Garden’s Gate dei Greta Van Fleet è un trip tra il Texas, Woodstock, il fruscio di un vinile e una due ruote che ti lascia a piedi nel bel mezzo del nulla.

Ai Greta Van Fleet piace fornicare con gli anni ’70, e il risultato dell’amplesso è tutto nel disco e nel sound. Sì, perché la compressione dei livelli fa aumentare le chitarre acustiche quando le percussioni tacciono, perché la voce di Joshua viene fuori come una lama anche quando gli strumentisti creano il caos. Heat Above apre le danze e omaggia il post-chorus di Space Oddity, ma nel disco c’è quella Broken Bells che dobbiamo per forza accostare a Stairway To Heaven solo perché abbiamo imparato la polemica a memoria.

Hey, critichino (cogliere la citazione), stacce: gli anni ’70 suonano ancora forte e i Greta Van Fleet vogliono mettertelo in testa. Non possiamo nascondere che il riff assassino di Built By Nations sia una mitragliata audace, e nemmeno che The Barbarians abbia il profumo dei Rush. My Way, Soon è blues roccioso, The Weight Of Dreams è psichedelia pura. Basterebbero questi 4 brani per fare pace col pregiudizio, c’è da giurarlo. Amalgamiamoli con Tears Of Rain in cui Joshua performa al meglio.

The Battle At Garden’s Gate dei Greta Van Fleet è un disco squisitamente hard rock con tentativi prog, ma nel 2021 tutto questo viene etichettato come emulazione: se fosse un disco trap, a chi lo demolisce si darebbe dell’invidioso(h), ma trattandosi di rock si potrebbe ricorrere a una serie di dita medie e bestemmie, oppure al più assordante silenzio.