“La Passione di Patrick Zaki”: in gioco i diritti umani e il mondo non può stare a guardare

L'accanimento continua ancora: la Corte d'Assise del Cairo ha rinnovato di altri 45 giorni la carcerazione di Zaki. Un vero calvario


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“La Passione di Patrick Zaki”. Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia,definisce il calvario di sofferenza del ricercatore egiziano all’Università di Bologna dopo oltre un anno di detenzione in Egitto. E l’accanimento continua ancora:la Corte d’assise del Cairo ha rinnovato di altri 45 giorni la carcerazione di Zaki. 

Lo ha riferito all’ANSA la sua legale, Hoda Nasrallah, sottolineando che è stata inoltre respinta la richiesta, presentata dalla difesa, di un cambio dei giudici che seguono il caso e che ogni mese e mezzo reitera il carcere senza processo. 

Il drammatico resoconto è arrivato nei giorni scorsi dal Cairo proprio dalla legale di Patrick che era già apparsa alquanto pessimista sull’udienza di lunedì i cui esiti poi si sono conosciuti solo ieri con la conferma di altri 45 giorni di sofferenza per Zaki. I segnali erano stati tutt’altro che incoraggianti: la polizia aveva impedito la presenza in aula dei diplomatici stranieri interessati al caso di Patrick – di Italia, Francia, Canada e Stati Uniti – mentre gli avvocati tentavano un cambio di strategia chiedendo la sostituzione dei giudici che si occupano del fascicolo di Zaki. Nonostante l’approvazione del giudice.Hanno comunque depositato comunicazioni scritte per esprimere l’interessamento al caso. Circostanze che pesano su Patrick, ormai provato non solo dal punto di vista fisico ma soprattutto da quello mentale. “Patrick era in un pessimo stato psicologico. Non c’è stato tempo per stargli vicino”, ha detto l’avvocatessa.

“Siamo molto preoccupati, la situazione è veramente urgente non vorrei sembrare blasfemo ma questa è veramente la ‘Passione’ di Patrick”.Ed è così che appare non solo a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ma agli occhi del mondo intero

E’ urgente che ci sia il massimo della mobilitazione possibile sul piano diplomatico– ha continuato – che coinvolga soprattutto l’Italia”. E qui il riferimento è alla richiesta di una posizione da parte del Premier Draghi. “Va bene aspettare l’esito dell’udienza però qui siamo di fronte a una situazione su cui è necessario fare il massimo e farlo presto”. Infatti in Italia continua la mobilitazione civile e istituzionale per sbloccare la situazione con diverse petizioni online, tra cui una su Change.org sottoscritta da centinaia di migliaia di firme, che chiedono di dargli la cittadinanza italianacome gesto simbolico a testimoniare l’impegno del paese per la sua liberazione.Anche la politica ha alzato nuovamente la voce, tra una mozione pentastellata e le parole del nuovo segretario del Partito Democratico, Enrico Letta che ha lanciato un tweet per Zaki di “speranza”“Non molliamo”.

Patrick Zaki è in carcere da 14 mesi e questo senza che abbia commesso nulla di particolare, se non esprimere delle critiche politiche al suo Paese.Come ha sottolineato nelle scorse ore Hoda Nasrallah, la sua avvocata, il 29enne si trova in un pessimo stato psicologico, bloccato e impotente davanti a una situazione che sembra non potersi concludere mai.

Ci piacerebbe che il Governo italiano convocasse l’ambasciatore egiziano a Roma per esprimere tutto lo sconcerto per questo ingiusto accanimento nei confronti di Zaki e chiedere che sia rilasciato immediatamente.

La difesa di Patrick vede nelle decisioni sui continui rinnovi della carcerazione un ingiustificato accanimento giudiziario, di qui la richiesta di cambio dei giudici. Era stato arrestato in circostanze controverse il 7 febbraio del 2020 e la custodia cautelare in Egitto può durare due anni. Dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall’emergenza Covid, ora il caso di Patrick è in quella dei prolungamenti di 45 giorni.

Occorre dunque una mobilitazione ancora più forte per chiedere la liberazione di Patrick che èaccusato di propaganda sovversiva dal governo egiziano guidato da Al-Sisi

Mentre l’Italia è ancora in attesa di conoscere la verità sul delitto di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e brutalmente ucciso dai servizi segreti egiziani. Sono in gioco i diritti umani e il mondo non può stare a guardare.