“Il teatro rinasce con te” con l’anteprima di Riccardo Muti che dirige l’Orchestra giovanile Cherubini per un omaggio alla sua città

"C'è una forma che piace alla città: contemplare, coltivare all'infinito le proprie ferite. Per questo c'è una sola terapia: il teatro. Di questo Napoli non ha paura". 159 eventi per un mese di programmazione in luoghi all’aperto, 24 sedi, 10 sezioni, 70 debutti assoluti di cui 3 nazionali, 1500 lavoratori coinvolti.


INTERAZIONI: 612

Da Napoli Teatro Festival a Campania Teatro Festival: con questa nuova intestazione il presidente della Fondazione Campania dei Festival, Alessandro Barbano, ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa in streaming, l’avvio della quattordicesima edizione che si svolgerà dal 12 giugno all’11 luglio 2021. 

È prevista un’anteprima prestigiosa, venerdì 19 marzo, con il Maestro Riccardo Muti al teatro Mercadante di Napoli che dirigerà in concerto l’Orchestra giovanile “Luigi Cherubini” nella Sinfonia spagnola che Saverio Mercadante compose per “I due Figaro” e nella Sinfonia n.9 in do maggiore D 944 di Franz Schubert, nota anche come La Grande. Un omaggio personale che il maestro Muti tributerà alla sua città.  

“Siamo in una pandemia drammatica dobbiamo salvaguardare la vita e dunque la cultura, l’arte, ha detto Barbano. Possiamo provare a metterle da parte, salvo poi scoprire che se rinunciamo alla cultura e all’arte, rinunciamo ad un segmento di quell’apparente inesessenziale della nostra vita che  invece è il fondamento della ricchezza e identità umana”. 

Questi i numeri del Festival: 159 eventi per un mese di programmazione in luoghi all’aperto e in totale sicurezza, 24 sedi, 10 sezioni, 70 debutti assoluti di cui 3 nazionali, 1500 lavoratori coinvolti. Media partner: Rai 3, Rai Cultura e Rai 5, devolveranno all’ospedale Cotugno gli incassi della sezione musica A settembre spazio alla sezione Danza e a quella internazionale con gli spettacoli della regista argentina Marina Otero, del coreografo greco Dimitris Papaioannou e del regista svizzero Cristoph Marthaler. 

“Il titolo Campania Teatro Festival corrisponde al radicamento artistico e sociale che il Festival svolge nella nostra regione che non può essere sottovalutato – ha continuato Barbano – in un momento in cui la pandemia ha messo alle corde la nostra esistenza e anche la nostra sussistenza. Va ricordato che il festival attiva processi economici, dà lavoro a migliaia di persone”. 

La cornice del Real Bosco di Capodimonte sarà lo sfondo principale del Festival, con l’allestimento di ben otto palchi,che per un mese si trasformeranno in una vera e propria cittadella teatrale.  La bellezza e la vastità degli spazi, la riuscita esperienza della precedente edizione e il rapporto di grande collaborazione con il direttore Sylvain Bellenger, hanno favorito questa scelta. Non meno importanti le altre sedi del Festival: dal Teatro Grande di Pompei al Belvedere di San Leucio a Casertaa Montesarchio, nel Teatro Naturale diPietrelcina,nell’Anfiteatro di Avella e a Salerno, nel Chiostro del Duomoe all’esterno del teatro Ghirelli. Appuntamenti a Napoli ci saranno anche nell’Archivio di Stato di Napoli, nel Refettorio del Chiostro di San Domenico Maggiore, aMade in Cloister e, sempre a Capodimonte, nella Sala Causa. 

Con il Festival abbiamo potuto misurare come il Real Bosco di Capodimonte fosse ideale e idoneo per aggiungere alla nostra missione culturale – ha detto il direttore Sylvain Bellenger – anche quella del teatro. Quest’anno siamo ancora più orgogliosi di accoglierlo nella parte maggiore di Capodimonte. All’interno di questo Festival c’è una parte dedicata al “Sogno dei Borboni” che incontra particolarmente la nostra sensibilità le nostre ricerche. La mostra “Napoli, di lava, porcellana e musica”, aperta fino a settembre, è un omaggio alla cultura borbonica, a questo sogno borbonico che è stato un momento di massimo splendore per Napoli”.

La dirigente regionale alla cultura, Rosanna Romano, ha così sottolineato: “Il teatro festival è quella luce che vogliamo sia sempre accesa, insieme a Procida capitale della cultura, la Campania si propone di diventare ancora di più laboratorio culturale e creativo”. E a proposito di trasformazione da Napoli Teatro in Campania Teatro Festival, così il direttore artistico Ruggero Cappuccio“Non sarà sfuggito a nessuno che da quattro anni, in tutti i microterritori campani che rappresentano elementi di grandissimo interesse creativo, il Teatro Festival stia operando in maniera forte e sensibile. Quando i viaggiatori del Grand Tour visitavano Napoli, poi volevano vedere anche Padula, Paestum, Pompei, Caserta, conoscere il territorio che ha questa particolarità: è completamente interrelato”. E poi Cappuccio ha aggiunto: “Mettiamo in evidenza il coraggio degli artisti perché qui non si tratta soltanto del coraggio della Regione, ma anche di compagnie, di scenografi, di attori, macchinisti, autori, che mettono in scena lavori il cui destino è ignoto perché non sappiamo quando i teatri riapriranno”.

E qui l’affondo di Cappuccio: “In Spagna i teatri sono aperti , viviamo in un paese storicamente insensibile al teatro, alla letteratura, all’arte. In Campania, in una regione del Sud, riusciamo a fare un festival, aldilà di ogni retorica, si tratta di una faccenda che sfiora il prodigio. Se in tempi di normalità la nostra classe politica si dimostra insensibile alla cultura, non vedo perché in una fase di emergenza come quella attuale dovrebbe diventare Freud, Lacan. Il covid è una lente di ingrandimento e sta potenziando la nostra visione del bene e del male”. 

Anche quest’anno sui 38 spettacoli di prosa nazionale saranno 29 i debutti assoluti, attenzione alle drammaturgie contemporanee. L85% dei testi teatrali rappresentati al Campania Teatro Festival sono di autori viventi

Confermate le 10 Sezioni (Prosa Italiana, Internazionale, Osservatorio, SportOpera, Danza, Musica, Letteratura, Cinema, Mostre, Progetti Speciali), testimoninza di una multidisciplinarità che ha caratterizzato tutte le edizioni dirette da Cappuccio e rappresenta la vera e propria anima del Festival. Otto di queste sezioni tra giugno e luglio, mentre quelle dedicate alla Danza e agli spettacoli Internazionali sono previste nel mese di settembre. In particolare, per le Compagnie straniere sono già fissati tre debutti nazionali che hanno date e luoghi definiti: l’8 e il 9 al teatro Bellini di Napoli lo spettacolo della regista argentina Marina Otero, il 16 e il 17 il nuovo lavoro del coreografo greco Dimitris Papaioannou al teatro Politeama di Napoli, mentre il 23 e il 24 andrà in scena al teatro Bellini l’ultima creazione del regista svizzero Cristoph Marthaler, con Graham F. Valentine. E’ prevista una Mostra dedicata a Emma Dante, uno spettacolo “Passione e live” con moltissimi artisti, tra cui James Senese e Peppe Servillo; un Digital Hub che favorirà l’incontro tra artisti nazionali e internazionali sui linguaggi visivi.

Napoli è una schiava che cerca un padrone sul quale regnare”, ha concluso  Cappuccio: “La città si offre sempre ma non si concede mai, come l’isterico/a inventa e crea ciò che percepisce. L’arte ha un senso se produce godimento. Ma qui il desiderio viene continuamente rinviato. È una città eruttiva, che oltre al visivo, produce phōnḗ. C’è una forma che piace alla città: contemplare, coltivare all’infinito le proprie ferite. Per questo c’è una sola terapia: il teatro. E non solo quello, che si attiva sui palcoscenici, nei quadri, nelle facciate delle chiese, nella musica. Di questa cura Napoli non ha paura. La vocazione non consiste nel guarire il male ma nel cantarlo. In questo fervore il Campania teatro Festival si fa luogo aperto di accoglienza, agorà, sostiene le forze creative della regione e le mette in relazione con le esperienze internazionali”.

Il sogno reale. I Borbone di Napoli è un progetto di Ruggero Cappuccio, a cura di Marco Perillo, dedicato alle meraviglie dell’epoca borbonica. Sette scrittori italiani: Silvio Perrella, Emanuele Trevi, Wanda Marasco, Elisabetta Rasy, Viola Ardone, Pierluigi Razzano, Marco Perillo scriveranno sette racconti ispirati a personaggi, storie, aneddoti e luoghi relativi all’epoca borbonica. Saranno interpretati da sette attori: Sonia Bergamasco (13 giugno), Alessandro Preziosi (18 giugno), Lina Sastri (20 giugno), Iaia Forte (1° luglio), Euridice Axen (3 luglio), Luca Zingaretti (4 luglio), Alessio Boni (11 luglio). Un’agile guida, distribuita gratuitamente, passerà in rassegna i principali siti del periodo borbonico svelandone tutti i segreti.

Tra gli spettacoli si segnalano, poi ne parleremo più compiutamente: “Un’ultima cosa”, di e con Concita De Gregorio, “cinque invettive, sette donne e un funerale”. Blumunn”è invece una nuova creazione di e con Marina Confalone. Mentre“L’ombra di Totò”, lo spettacolo prodotto da Good Moon, testo di Emilia Costantini, regia di Stefano Reali.

<O mio dio! Ma quello è… sì, quello è proprio lui!…>.La Resistenza negata”, di Fortunato Calvino. Il Teatro come “Museo del Popolo Estinto” (ovvero ‘Carnaccia’)è il nuovo progetto scenico e il ritorno di  Enzo Moscato al Campania Teatro Festival. Un omaggio alle cadute, alle sospensioni, alle mancanze di appoggi è “Rigoletto: la notte della maledizione”, il monologo di Marco Baliani con i Filarmonici di Busseto.

Un mito napoletano nel mondo, da poco scomparso, ha invece ispirato lo scrittore Daniel Pennac“Ho visto Maradona”. E’ il suo nuovo racconto teatrale, in scena l’11 luglio, porta in scena il Dio, il santo, il mito, il capro espiatorio, San Diego, l’ultimo dei Malaussène. Il progetto, affidato alla regia di Clara Bauer, ha come interpreti Lisi Esteras, Demi Licata, Pako Ioffredo, Ximo Solano, lo stesso Pennac e 10 artisti napoletani

Da segnalare l’omaggio al Maestro Roberto De Simone con la proiezione al teatro Trianon di Napoli della ripresa televisiva Rai di “Trianon Opera.Tra pupi, sceneggiata e Belcanto”, la messa in scena che De Simone ha firmato con Davide Iodice.

Insieme alla Fondazione Tpe, il Teatro diretto da Andrée Ruth Shammah produrrà anche “Amen”, debutto drammaturgico del noto psicanalista Massimo Recalcati affidato alla regia di Valter Malosti. In scena  Parto”, un testo di Francesco Ferrara affidato alla regia di Gabriele Russo.