Luna Rossa vola in finale di America’s Cup. Ma queste macchine meravigliose sono ancora barche a vela?

Sono aeroplani a vela fantastici queste imbarcazioni dell'America's Cup. Il futuro è già cominciato in Nuova Zelanda. Ma i puristi della vela romantica storcono il naso

Addio Luna Rossa

Una spettacolare manovra di Luna Rossa


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Le notti insonni degli appassionati sono state premiate dal trionfo di Luna Rossa. L’imbarcazione tricolore ha surclassato i rivali inglesi nella finale di Prada Cup. Luna Rossa si è imposta per 7 a 1 conquistando il diritto a sfidare i padroni di casa di New Zealand a partire dal prossimo 6 marzo.

Le notti magiche di Luna Rossa hanno fatto nuovamente innamorare gli italiani della vela dopo i fasti gloriosi del Moro di Venezia e della stessa Luna Rossa molti lustri orsono. L’impresa italiana non è mai stata in discussione, Luna Rossa è stata più forte persino del Covid-19 e dei tentativi inglesi di ricorrere a reclami e cavilli (leggi di più).

In attesa che comincino le sfide tra i detentori di New Zealand e gli sfidanti di Luna Rossa per la conquista del trofeo velico più antico del mondo, cresce tra gli sportivi il dibattito sull’evoluzione di queste meravigliose imbarcazioni viste all’opera agli antipodi. Le spettacolari riprese televisive hanno evidenziato i voli di Luna Rossa, che durante la gara, quasi non tocca più la cresta dell’acqua.

Sono dunque, quelle dell’America’s Cup delle barche a vela oppure degli aeroplani a vela? Qualche purista storce il naso per questa evoluzione futurista sostenendo che una barca deve sempre restare a contatto con l’acqua e non svolazzare. Gli amanti dello show si esaltano invece per questa volata ad una velocità folle. Luna Rossa sprigiona adrenalina sfidando le leggi della fisica e dell’aerodinamica.

Queste meravigliose regate ci proiettano nel futuro e ci esaltano per la capace di andare oltre i limiti ed il convenzionale. In fondo quella di Luna Rossa è l’essenza stessa dello sport: volare anche quando non sarebbe apparentemente possibile. Proprio come succede in altre discipline sportive: Jordan , non certo a caso, era soprannominato “Air”, così come durante i suoi sprint folgoranti Usain Bolt resta sospeso per aria tra un appoggio e l’altro, o Pelè che vola in cielo segnando la prima rete nella finale mondiale del 1970 a Mexico City.