Voci X Patrick: una maratona musicale per stare vicini allo studente detenuto in Egitto

Oggi artisti, amici, giornalisti saranno insieme per Patrick: in tutta Italia e nel mondo ci saranno manifestazioni di solidarietà


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A un anno esatto dall’arresto di Patrick Zaki, oggi attraverso la maratona musicale in streaming “Voci X Patrick” promossa da Amnesty International, Mei  (Meeting etichette indipendenti) e Voci per la libertà, faremo sentire la nostra vicinanza all’attivista e ricercatore, tuttora incarcerato in Egitto per le sue idee. Una carcerazione arbitraria, illegale e violenta. Patrick ha infatti chiesto di essere visitato da un medico legale perché vengano riscontrate le tracce delle torture subite durante la detenzione.

La sua tragica storia inizia con l’atterraggio al Cairo, dove risiede la sua famiglia, per una breve vacanza e pausa dagli studi. Nato e cresciuto in Egitto, Patrick viveva a Bologna, dove frequentava un Master in Studi di Genere all’Università. Ma Zaki faceva parte anche di una associazione per la difesa dei diritti umani (Egyptian Initiative For Personal Rights) con sede al Cairo, e una delle sue colpe è stata quella di partecipare all’organizzazione della campagna elettorale di Kalhed Ali, un attivista politico a cui stava a cuore la difesa dei diritti umani, in un Paese tristemente noto per le loro continue violazioni. Dall’ascesa al potere del Presidente Abdel Fattah Al Sisi, la repressione, l’ondata di arresti, le sparizioni, le detenzioni arbitrarie, i processi irregolari, sono cresciuti in maniera esponenziale, nonostante la comunità internazionale abbia chiesto più volte alle autorità egiziane di aprire un’indagine sulle diffuse pratiche di maltrattamenti, torture e condizioni disumane in cui versano i detenuti, semplici figli di una società civile che hanno dato vita ad un pensiero e non a una cospirazione.

Il caso di Patrick non è isolato: migliaia di ragazzi pacifisti, attivisti, difensori dei diritti umani hanno vissuto e vivono lo stesso incubo senza avere l’interesse mediatico di cui gode il caso di Patrick, grazie soprattutto ad Amnesty International, che è riuscita a calamitare l’attenzione e le iniziative di solidarietà in tutto il mondo. La repressione non riguarda solo ragazzi egiziani: non possiamo dimenticare il nostro connazionale Giulio Regeni, morto in circostanze ancora non chiarite dal Governo egiziano (ma che per la Giustizia italiana sono tristemente chiare: è stato torturato e ucciso).

Anche per Patrick l’incubo comincia con 17 ore di interrogatorio e torture (colpi alla schiena, allo stomaco, scosse elettriche) e una serie di accuse infondate che vanno dal disturbo della “pace” sociale, all’istigazione alla protesta, alla volontà di seminare il caos, al tentativo di minare l’autorità statale, alla gestione di un account di social con l’intento di minare la sicurezza e l’ordine sociale, diffusione di notizie false, propaganda sovversiva e anche di difendere i diritti della comunità omosessuale, frequentando all’estero un master sugli Studi di Genere, materia in contrasto con la “legge sulla depravazione” del 1961 che condanna e punisce le pratiche sessuali non convenzionali. Questa, l’altra grave colpa. Giornali locali hanno definito Patrick “un ricercatore sui diritti degli omosessuali” un “degenerato sostenitore dei diritti LGBT”. In Egitto l’omosessualità non è ufficialmente un reato, ma gli omosessuali possono essere perseguiti penalmente con pene detentive che possono arrivare a 17 anni. Sebbene la Costituzione taccia in materia, il Governo egiziano ha affermato che l’omosessualità è una perversione morale in contrasto con l’autentica fede di Maometto.

In questo clima di “pace sociale” Patrick da 12 mesi non è in attesa di giudizio, ma sta scontando una vera e propria pena dopo 11 rinnovi di “carcerazione preventiva” ed è comprensibilmente fiaccato nel corpo e nello spirito.

Oggi artisti, amici, giornalisti saranno insieme per una Maratona musicale e in tutta Italia, nel mondo ci saranno manifestazioni di solidarietà. Chiediamo la sua scarcerazione immediata, e con la sua, quella di chiunque abbia manifestato un libero pensiero. Il mondo dell’arte e quello dell’attivismo sono uniti per la difesa dei diritti umani.