Le Storie vere di Sanpa, Mauro di Cesena: facevo il bagnino, ricordo le estati in piscina, ragazzi e ragazze che si divertivano

#sonovivograzieavincenzo: oggi faccio l’autista, trasporto legno, nei miei viaggi ripenso spesso a dove sarei oggi senza quella scelta


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Ciao Mauro, allora quando sei entrato a SanPa?
Sono entrato a Maggio 1990. Son stato 3 anni. Io sono di Cesena, ero in un’associazione che c’è ancora, questa signora Marta dopo un certo percorso ci fece fare il colloquio con Vincenzo ed entrammo. All’ingresso eravamo 4-5 ragazzi. Ricordo che Vincenzo ci disse subito che se decidevamo di entrare lì, poi non saremmo più usciti senza il suo consenso.
Com’era la tua storia prima di entrare?
Venivo da 10-11 anni di tossicodipendenza, non ne potevo più. Due miei cari amici erano morti l’anno prima. Non ero un tossico di quelli di alto livello, mi facevo poco, non arrivavo ai 4-5 grammi di eroina al giorno, ma anche con quel poco era comunque diventato un inferno. Mio babbo era muratore e come tutti i tossici lo prendevo in giro come volevo, ma non ero un tossico esagerato, non ho mai rubato né sono andato in carcere, ma per undici anni, ogni giorno, una pera me la dovevo fare.
Cosa hai fatto dentro?
Mi mise nel settore Muratori, ero seguito da un ragazzo di Ferrara. Nel settore Muratori eravamo tanti, mi stupisce tutto quel che leggo sulle violenze, in 3 anni lì dentro avrò visto volare 2 ceffoni. Se ci sono stati dei maltrattamenti, noi lì dentro non li percepivamo. Io sono stato bene, piano piano si cresceva insieme, con responsabilità. Mi hanno dato una palestra di vita. Nei Muratori si lavorava, al freddo, si parlava, ci si confrontava tanto, e Vincenzo veniva, passava spesso di lì, si fermava, ci salutava. Lui curava maggiormente i settori o i ragazzi più difficili, con noi era più facile. Sono uscito da lì dopo 3 anni e ho messo su la mia famiglia. Sono anche tornato a trovare alcuni ragazzi, con i miei figli. Oggi ho 60 anni e sono felicissimo che quel posto esiste ancora, a me mi ha dato la vita. Non so come sarei finito.
Cosa avresti fatto senza San Patrignano?
Non lo so, magari avrei raggiunto quei due amici che sono in cielo. Erano già 11 anni che mi bucavo ed ero sempre più solo. A volte mentre viaggio mi vengono ‘sti pensieri. Io faccio l’autista come lavoro, e grazie a quella scelta di tanti anni fa, sono ancora qua.

Cosa diresti oggi a Vincenzo?
Lo ringrazierei. E basta. Perché ci ha dato un’altra possibilità.
Hai visto la serie su Netflix?
Sì. Li conoscevo quei ragazzi lì, ci parlavo poco, li vedevo in certe occasioni, ma non avevo un dialogo diretto. Walter (Delogu, ndr) veniva in piscina, mi sembrava uno spaccone. Una volta ci fece vedere che girava con la pistola a me e al mio compagno di piscina. Anche Cantelli veniva, faccio fatica a immaginare quello che hanno detto, secondo me non è tutto così. Mi ha dato un po’ fastidio.
Nel fatto di Maranzano può avere avuto delle responsabilità anche Vincenzo, ma per gestire una cosa grande del genere doveva pur fidarsi di questo Alfio Russo, che ho visto tante volte. A gestire una roba così grossa è anche facile fare scelte sbagliate. San Patrignano era diventata talmente grande, eravamo 2.300 nel 1993. Eravamo 100 solo muratori, stanze da 12, letti a castello da 3. Si doveva fidare di altri per forza, io avevo ad esempio questo responsabile Peppino, dei Muratori, sua moglie era la Luisa della Cucina, tutte brave persone. In 3 anni non ho mai visto niente di quello che dicono. Davvero non ci posso credere. Non so loro perché dicono queste robe. Vedendo la serie sono rimasto sconcertato. 
Eppure era lo stesso posto.
Posso dirti che quello che ho visto io è tanta gente tranquilla, serena, gente che andava avanti e si salvava. Poi tanti ce l’hanno fatta, altri no. Magari Vincenzo avrebbe dovuto stare più attento con la Macelleria? Non so, ma sbagliare ci può stare.
Dicevi che oggi fai l’autista?
Sì ho un camion, trasporto legno. Nella mia zona a Cesena. È un po’ che non vado a San Patrignano. C’è rimasta poca gente di allora, è talmente cambiato, qualche anziano c’è ancora dentro.
I tuoi ricordi sembrano così sereni.
Si, il secondo anno avevo preso anche il brevettino da Bagnino. Gestivo come salvataggio la Piscina di San Patrignano. Tutti venivano in piscina, tutte le ragazze. Eravamo io e Claudio di Roma chiamato lo Squaletto, c’erano i turni, venivano i Settori, sempre prima le ragazze e poi i ragazzi. La responsabile era Antonietta che ci ripeteva sempre di far rispettare le regole. Assieme ai Chimici la tenevamo controllata la Piscina. Erano le estati del ’92 e del ’93, è stata una gran bella esperienza. Con le ragazze non è che si potesse tanto flirtare, la sera nel gruppo si scherzava ‘Com’è questa, com’è quella’. Ricordo che venivano le ragazze della Lana che erano molto disciplinate e poi anche le altre. 
Noi eravamo quelli che le vedevano in costume e quindi sapevamo cose. Fuori dalla Piscina qualcuno ci avvicinava e ci chiedeva: ‘Chi ha il più bel culo, questa o quella?’,  ‘È un segreto’, rispondevo. ‘Daai, ti do una mezza sigaretta’, ‘Niente’.
Squaletto penso sia morto poverino, era di Roma, simpaticissimo. Mi dava una spinta, mi buttava in acqua, ridevo come un pazzo. Era bello, ci si divertiva, in quel mese e mezzo d’estate che stavamo aperti, vedevo tutti i ragazzi e le ragazze che giocavano, che erano felici. Antonietta ci controllava, ci ricordava le regole, era una persona squisita, una donna di una dolcezza… Quando ti parlava ti metteva una tale tranquillità addosso. 
La senti ancora?
No, Antonietta è morta, è stato il suo compleanno da poco. Andrea Muccioli ha postato un saluto alla sua mamma.
Grazie Mauro.
Ciao ragazzi grazie.

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