Gli Indifferenti, partire da Moravia per tornare a parlare della borghesia

Leonardo Guerra Seràgnoli adatta la vicenda del romanzo al giorno d’oggi. Resta il discorso sulle ipocrisie di una classe sociale. Ma l’indifferenza è messa in discussione. Ottima Valeria Bruni Tedeschi. Da oggi on demand sulle piattaforme

Gli Indifferenti

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Gli Indifferenti senza l’indifferenza. Pare questa la chiave di lettura che ha scelto Leonardo Guerra Seràgnoli, insieme allo sceneggiatore Alessandro Valenti, per affrontare il celebre romanzo di Alberto Moravia, già tradotto in immagini da Francesco Maselli nel 1964 (un film con Rod Steiger, Tomas Milian e Claudia Cardinale) e poi in una versione televisiva da Mauro Bolognini nel 1988 (con Laura Antonelli, Liv Ullmann e Peter Fonda).

Perché allora scegliere proprio Gli Indifferenti? Perché quello di Moravia, che cominciò a scriverlo addirittura prima dei diciott’anni, pubblicandolo a 21 nel 1929, resta il punto di partenza inaggirabile nella cultura italiana per qualunque discorso sulla borghesia, soprattutto sulle sue inettitudini, mancanze, ipocrisie (che nel romanzo si annodavano all’affermazione del regime fascista). Ed è dunque comprensibile la tentazione di riappropriarsi di quel testo per vedere se la storia, una volta calata nella contemporaneità, sia ancora in grado di aiutare a comprendere la borghesia del nuovo millennio. Visto anche che lo stesso regista è un gran borghese, figlio di una importante dinastia imprenditoriale, con dunque una predilezione quasi naturale per il tema.

La vicenda quindi è trasposta al giorno d’oggi, ma l’impianto rimane lo stesso, con l’azione compressa in quarantott’ore e concentrata quasi tutta in interni, ritmata dai rituali dei pranzi e delle cene dei pochi protagonisti. Gli Ardengo, dopo la morte del padre, sono dei borghesi decaduti. La vedova Mariagrazia (Valeria Bruni Tedeschi) mantiene l’insostenibile tenore di vita solo grazie all’amante Leo (Edoardo Pesce), in realtà un affarista senza scrupoli che la manipola per farsi cedere a un prezzo ridicolo lo stupendo appartamento di famiglia. Leo mira anche all’appena diciottenne figlia di Mariagrazia, Carla (Beatrice Grannò; il personaggio è più giovane che nel romanzo), mentre l’altro figlio Michele (Vincenzo Crea, visto già in un altro racconto altoborghese I Figli Della Notte), che pure intuisce gli interessi dell’uomo, pare consolarsi tra le braccia della più matura amica della madre, Lisa (Giovanna Mezzogiorno).

È la casa l’autentico fulcro del racconto, molto più che un fondale ma quasi un correlativo del carattere dei protagonisti. “In quel corridoio l’abitudine e la noia stavano in agguato e trafiggevano l’anima di chi vi passava come se i muri stessi ne avessero esalato i velenosi spiriti”, scriveva Moravia. E il film quel corridoio, d’un rosso acceso, e stanze, oggetti, suppellettili li descrive minuziosamente in inquadrature molto controllate, facendo emergere dal dècor i sentimenti essiccati, di cui gli arredi sono non solo riflesso ma in certo qual modo causa scatenante, come d’una sostanza che giorno dopo giorni i protagonisti assorbono e restituiscono.

Gli Indifferenti di Leonardo Guerra Seràgnoli mantiene una freddezza di superficie nell’eleganza visiva dello sguardo che però contiene a stento emozioni che finiscono per affiorare. Nelle parole sempre più taglienti di Michele indirizzate a Leo, che ai suoi occhi non è solo un volgare faccendiere, ma anche un uomo che vuole sostituirsi al fantasma paterno. E soprattutto nelle reazioni trattenute ma al calor bianco di Mariagrazia, la quale vorrebbe fingere di non capire chi si è messa accanto per convenienza, ma che in certi lunghi sguardi mostra una dolorosa consapevolezza della realtà (rispetto a Leo e a sé stessa; e la Bruni Tedeschi, in un ruolo su misura, rende magistralmente le sfumature del personaggio).

Carla invece diventa il fulcro della ribellione di questi indifferenti senza indifferenza, in un finale che allontana decisamente il film dal romanzo. Una ribellione non velleitaria e inconcludente come quella di Michele, ma pienamente consapevole. Ed è anche per questo che proprio nel momento della presa d’atto della sua scelta, l’inquadratura mescola in un gioco di riflessi gli interni con l’esterno, per richiamare la solarità di una Roma che si vede pochissimo ma che quando appare è l’esatto opposto dell’asfissia sempre uguale a sé stessa degli spazi chiusi. Così il film termina nel segno del femminile, con un accento se non di speranza almeno possibilista circa un altro modo di essere borghesi. Potrà apparire un po’ esangue ed eccessivamente trattenuto questo Gli indifferenti, con qualche metafora esplicativa di troppo (il blackout, il terremoto, la realtà virtuale). Ma la sua ricerca di uno stile proprio e di uno sguardo non conciliato sulla borghesia meritano attenzione.

Gli Indifferenti è da oggi su numerose piattaforme: Sky Primafila, Apple Tv, Google Play, Chili, Rakuten, Tim Vision, Infinity, Miocinema, Iorestoinsala, Cg Digital, The Film Club.