È Sempe Sera di Pino Daniele, un brano per il terremoto dell’Irpinia

Pino Daniele scrisse È Sempe Sera per raccontare il terremoto dell'Irpinia. Il brano durava un minuto e 13, lo stesso tempo con cui il sisma uccise 3000 persone

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È Sempe Sera di Pino Daniele è un brano che il cantautore partenopeo scrisse per il terremoto dell’Irpinia. Un anno dopo, il 19 settembre 1981, restituì il coraggio alla sua Napoli e alla sua terra con un concerto memorabile in piazza del Plebiscito. Un coraggio che la Campania e la Basilicata persero quel maledetto 23 novembre 1980 quando un sisma di magnitudo 6,9 uccise 2914 persone, una ferita che ancora sanguina su quella prima pagina del Mattino in cui impera il titolo “Fate presto!”, esposto ancora oggi nella stazione Cavour della metropolitana di Napoli. Una ferita che scosse anche Andy Warhol, che a quella prima pagina dedicò un’opera.

Ciò che unisce maggiormente Pino Daniele e il terremoto dell’Irpinia è quel brano, È Sempe Sera. Il quarto disco del cantautore, Vai Mo’ – quello di Yes I Know My Way sarebbe uscito nel giugno 1981 ed era già pronto, ma nel mezzo ci fu la tragedia. Pino Daniele scelse di riaprire la tracklist e chiuderla con È Sempe Sera, un brano brevissimo ma profondo. Scelse di farlo durare un minuto e 13 secondi, la stessa durata del sisma.

Il cantautore partenopeo scelse così di alleggerire quella orribile storia di morte e distruzione. Offrì la sua musica come carezza e abbraccio, come atterraggio sul morbido dopo tante lacrime e tanto dolore. Oggi ricorrono i primi 40 anni da quel terribile evento e le note di Pino Daniele, le sue parole in napoletano e la sua sensibilità sono ancora una forza inarrestabile.

Se solo fosse ancora in vita oggi, probabilmente, canterebbe questo brano dalla sua abitazione in diretta streaming, regalando al popolo dell’Irpinia, della Campania e della Basilicata una nuova forza, anche nel bel pezzo della pandemia.

È Sempe Sera di Pino Daniele, ancora oggi, è il canto delle anime schiacciate dalle macerie di quella maledetta tragedia.

Chisst’anno nun se po’ scurdà
avuote ‘e gira è seme sera
ma c’amma fà’
pe’ avè nu poco ‘e bene
e’ sempe ‘ncuollo a voglia ‘e dà’
ma i’ mo’ nun ‘ngarro cchiù
nun ‘ngarro cchiù a sunà.