Tamponi e dati Covid del 23 marzo rispetto all’8 ottobre da leggere bene

Bisogna approfondire i dati che emergono da una recente condivisione sui social a proposito di tamponi e positivi

23 marzo

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Sta circolando da ieri un post che confronta tamponi e più in generale i dati del Covid tra quelli registrati lo scorso 23 marzo e quelli dell’8 ottobre. Periodi storici completamente diversi tra loro, ma con nuovi positivi praticamente identici. Ci sono tuttavia delle differenze andando ad esaminare in effetti i bollettini ufficiali, in quanto a nuovi positivi praticamente uguali non corrisponde la medesima vicinanza per altri valori. La spiegazione, però, è più complessa di quanto si possa immaginare.

Confrontiamo tamponi e dati Covid del 23 marzo rispetto al bollettino dell’8 ottobre

In pratica, si ritiene che i positivi di oggi siano gli stessi del 23 marzo, nonostante i tamponi che si effettuano ora siano decisamente superiori ad allora (128.000 contro 17.000). Allo stesso tempo, terapie intensive, ricoveri e soprattutto morti erano di gran lunga più elevati sette mesi fa. Morale della favola? Chi diffonde il raffronto scritto a penna tra i bollettini ritiene che i giornalisti facciano terrorismo psicologico per imprecisate ragioni, mentre il virus avrebbe perso forza. Al punto da non stressare particolarmente i nostri ospedali.

L’errore di fondo è non considerare che a marzo si facevano meno tamponi del necessario, essendo tutti impreparati sul Covid e che con ogni probabilità i positivi del 23 marzo in realtà fossero molti di più. Perché questo? A Marzo si sottoponevano a tampone solo i casi che mostravano sintomi respiratori importanti, oggi invece il tampone viene fatto praticamente a tutti, nel tentativo di individuare da subito asintomatici che limitino la definitiva diffusione del virus.

In sostanza, se i numeri del 23 marzo sono sottostimati, come emerso da diversi studi di settore, la proporzione del famoso foglietto di carta in cui si raffronta quel bollettino coi dati di ieri 8 ottobre va necessariamente rivista. Il virus, in quelle settimane, era semplicemente più diffuso rispetto ad oggi. Non per forza più “violento”. Inoltre, i nuovi positivi delle ultime ore rischiano di convertirsi in ricoveri, terapie intensive e addirittura decessi solo nelle prossime settimane.

Dunque, come se non bastassero le bufale sul Covid relative alla scuola, come abbiamo osservato mesi fa con un altro articolo, ora diventa importante anche leggere nel modo giusto i report ufficiali.