La foto di Cristina D’Avena in bikini risveglia il peggio del mondo social

Cristina D'Avena pubblica una foto in bikini e i follower si scatenano. Alcuni sono irricevibili, ecco perché

cristina d'avena in bikini

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Accade che una foto di Cristina D’Avena in bikini arrivi in un momento in cui il mondo intero riflette sul concetto di bellezza. Sì, è un momento storico in cui la gnoseologia operata sugli scatti della modella Armine Harutyunyan, scelta da Gucci, vede esplodere orde di sedicenti esperti di moda e sua etimologia che vorrebbero decidere per noi cosa sia bello e cosa sia brutto.

Ci sta, perché il mondo social è un’eterna discussione sul tutto e sul nulla. Di battute sulla splendida forma fisica di Cristina D’Avena ne son piene le fosse comuni, ma quando la dolce voce della nostra infanzia decide di mostrare l’ennesimo scatto delle sue vacanze a Montecarlo, magari sfoggiando il suo stato di ottima salute, per molti è impossibile non scadere nella figura meschina del defunto vaginae (grazie a Feudalesimo e Libertà per averci insegnato questa espressione).

Ciò che fa alzare gli occhi al cielo non è “Kiss Milf Licia” e nemmeno “Mennole è il nome mio”, perché tutto resta nel confine della goliardia, seppur troppo vicino al trascendere. Fa orrore, piuttosto, quel: “Diciamo la verità, Cristina fammi una ********”, “Allattami”, “Modella di Gucci, levate” e i doppi sensi sui puffi, commenti che vanno proprio all’indirizzo della cantante che ancora non replica, ma che di sicuro legge.

Tantissime le donne e anche tantissimi gli uomini che invece esprimono solidarietà all’artista, bastonando i commenti più beceri e sessisti. Non sono battute innocenti, quelle. Chi esplicita il desiderio sessuale e di possessione su una donna “colpevole” di essere bella ignora il significato di molestia, perché se ciò dovesse accadere a un loro congiunto sarebbero i primi a imbracciare la mazza e darla sui denti a chiunque.

“Ciak! Si gira!”, si legge nella didascalia che accompagna la foto di Cristina D’Avena in bikini, ma tanti commentatori dimostrano che a scuola guardavano soltanto le figure.