[Aggiornamento 04/09/2020]
Il team social di Amazon Prime Video ha comunicato che per problemi tecnici l’arrivo delle sei stagioni di The Americans sulla piattaforma è posticipato al mese di ottobre.
L’arrivo di The Americans su Prime Video segna un altro grande colpo per la piattaforma streaming di Amazon, che dal primo settembre mette a disposizione degli abbonati tutte le stagioni di una tra le serie più celebrate del decennio. Lo spy thriller creato da Joe Weisberg per FX è considerato dalla stragrande maggioranza dei critici una delle migliori serie tv di tutti i tempi, e staziona fin dal debutto fra i cinque migliori drama di sempre secondo le più autorevoli testate specializzate. Lasciata Netflix, dunque, The Americans torna a svelarsi su Prime Video nel suo adrenalinico splendore, offrendo almeno quattro ragioni per una maratona di fine estate. Eccole.
L’esaltazione della spy story
Per quanto non sia possibile ridurre The Americans a una comune spy story, questo resta un tratto fondamentale nel descriverne le premesse. La storia si snoda a partire dall’inserimento dei Jennings nel tessuto sociale di Washington in piena guerra fredda. Gli agenti di viaggio piccoloborghesi Philip ed Elizabeth sono infatti Mischa e Nadezdha, due spie russe del KGB infiltrate negli Stati Uniti per captarne i segreti più scottanti e trasmetterli ai vertici dell’organo di sicurezza russo.
Ciascuna missione, che i due sono costretti a compiere sotto copertura, è un viaggio ad alta tensione fra complesse dinamiche sociopolitiche, militari e anche personali, poiché numerose e complesse sono le ripercussioni di operazioni così pericolose sulla vita della coppia e dei figli, Paige e Henry. Pur mescolandosi a ogni altro aspetto della vita dei Jennings, lo spionaggio resta dunque al cuore di ciascun episodio di The Americans.
La scoperta di personaggi riccamente sfumati
Da Philip ed Elizabeth Jennings a Stan Beeman – il vicino di casa e agente dell’FBI –, dai burocrati della politica e del mondo militare ai supervisori dei Jennings, ciascuno dei personaggi della serie vanta una ricchezza psicologica tale da saper suscitare nel pubblico un’empatia profonda, slegata da qualsiasi considerazione sul bene e il male. Gli stessi Jennings, pur essendo protagonisti della storia, superano spesso i ruoli di cui sono portatori e sconfinano in figure antagonistiche che ne evidenziano difetti e mancanze.
Tutti sono osservati a una luce impietosa che destabilizza le convinzioni e mette in discussione ruoli e valori, positivi o negativi che siano. Questa strategia permette di evidenziare la precarietà delle vite di Philip ed Elizabeth, le distanze e le menzogne nei rapporti con i loro figli, i conflitti interiori di chiunque entri a contatto con la coppia, che ne conosca o meno le reali identità.
Un cast esaltante e al di sopra della media
The Americans deve molto del suo successo a un cast esemplare, in cui ciascun interprete dimostra di essere il volto perfetto del rispettivo personaggio. I giovani Holly Taylor e Keidrich Sellati assicurano a Paige e Henry Jennings una tridimensionalità rara per delle figure di figli adolescenti, così come Noah Emmerich (Stan Beeman), Margo Martindale (Claudia), Alison Wright (Martha Hanson), Frank Langella (Gabriel) e Costa Ronin (Oleg Burov) sanno far convivere una spietata determinazione professionale e un’imperfetta, mutevole condizione personale.
Le interpretazioni più indimenticabili restano comunque quelle di Matthew Rhys e Keri Russell, rispettivamente Philip ed Elizabeth Jennings. Rhys, premiato con un Emmy per la sesta e ultima stagione di The Americans, regala un Philip onesto, efficiente e consapevole, eppure profondamente combattuto e sempre meno disposto a sacrificare i valori e gli affetti consolidati nel tempo a favore di una missione verso la quale nutre dubbi sempre più ingombranti.
Allo stesso modo Russell interpreta per sei, splendide stagioni uno dei personaggi femminili più vibranti e meno stereotipici nella storia della televisione. La sua Elizabeth è un’agente sorretta da una fedeltà incrollabile alla Madre Russia, una donna consapevole dei propri mezzi, determinata all’inverosimile e dedita a una missione di cui avverte profondamente il peso e le ripercussioni. Non che questo che ne faccia una supereroina, però. Nel corso delle stagioni Elizabeth attraversa svariati momenti di crisi personale che ne fanno vacillare l’efficienza e ne oscurano le motivazioni, mostrandone un lato sofferente e più umano che mai.
Una colonna sonora preziosa
La musica in The Americans non è mai semplice accompagnamento, quanto piuttosto un espediente estremamente incisivo per enfatizzare i sentimenti e gli stati d’animo prevalenti in una scena. È così che, con grande coerenza storica, piccoli tesori ed enormi successi del tempo inquadrano le vite dei Jennings negli Stati Uniti in piena guerra fredda.
Alcuni dei momenti chiave di The Americans si fissano nella mente e nel cuore anche grazie ai motivi che li accompagnano, e che comprendono In the Air Tonight di Phil Collins, Slice of Life dei Bauhaus, With or Without You degli U2, The Chain e Tusk dei Fleetwood Mac, oltre a una lunga serie di brani firmati da Peter Gabriel, da We Do What We’re Told a Here Comes the Flood.
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