Rivoluzione nelle votazioni di Sanremo 2021, la proposta di Fimi: “Votino solo i giornalisti musicali”

Il sistema di voto del prossimo Festival di Sanremo potrebbe essere rivisto in una sola direzione

amadeus testimonial dello spot sul coronavirus

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Le votazioni di Sanremo 2021 vanno verso la rivoluzione totale. Ad avanzare la proposta è Fimi, che richiede un giudizio a senso unico, affidato unicamente ai giornalisti musicali.

La Fimi, nella persona del CEO di Enzo Mazza, è intervenuta sulle colonne di Corriere Della Sera per proporre un’idea di cambiamento nei meccanismi di voto della sala stampa, affidando il solo giudizio ai giornalisti musicali. In questi anni, hanno votato tutti i giornalisti accreditati in sala stampa, quindi esperti di tv, costume, gossip e politica. Per ogni testata accreditata, gli aventi diritto al voto sono due.

Sentito da Andrea Laffranchi, Enzo Mazza ha dichiarato: “Dalla sala stampa dovrebbe emergere un voto tecnico sui brani. Con il meccanismo attuale, invece, hanno diritto di voto anche professionisti e testate che si occupano di tv e costume”.

Dario Giovannini di PMI ha già mostrato il suo dissenso via Twitter, in cui ha parlato del peso delle sale stampa che dovrebbe rimanere invariato. Si pone poi il problema della distinzione tra giornalisti musicali e giornalisti non musicali, quindi votanti e non votanti, ma Mazza resta ancora granitico sulla sua posizione: “Mi sembra un non problema. Se un giornalista ha le credenziali è giusto che voti. non va ridimensionato il peso del voto della sala stampa. Anche grazie all’impatto della salast molti progetti sono decollati”.

In questi anni, il giudizio delle sale stampa ha fortemente influenzato la classifica finale, talvolta determinando anche il vincitore. Nel caso clamoroso di Mahmood, la vittoria venne stabilita dai voti espressi dalla giuria di qualità (poi soppressa), mentre nella vittoria di Diodato in Fai Rumore era stata decisiva la sala stampa.

Il meccanismo di voto del Festival di Sanremo continua a far discutere, dopo i dissapori creati dalla vittoria di Mahmood che non era stata accolta con il consueto entusiasmo. Si era pensato a una rivoluzione totale delle modalità di voto, prospettiva poi abbandonata in favore della sola soppressione della giuria di qualità.