Tutti con le mascherine per la fase 2, chirurgiche, di stoffa e FFP: ecco tutte le differenze

Avete già individuato le mascherine da indossare per la fase 2? Ecco tutti i tipi disponibili e le rispettive differenze

mascherine

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L’emergenza sanitaria da Coronavirus presto ci metterà davanti alla fase 2: dal 4 maggio sarà obbligatorio in tutta Italia (in alcune regioni lo è già) uscire di casa con la mascherina. Per difendersi dal droplet, ovvero dalle microgoccioline di saliva di soggetti potenzialmente infetti, e per proteggere la salute di chi ci sta accanto (sappiamo esserci molti asintomatici in giro, e non avendo la prova scientifica del tampone faremmo tutti meglio a tenerci a debita distanza l’uno dall’altro), proprio non si può fare a meno delle mascherine, molto spesso costose, altre volte (troppe) introvabili. Come riportato dal ‘corriere.it‘, sappiamo essercene di diversi tipi, ed è bene imparare a distinguerle ed a capire il rispettivo livello di protezione, verso sé stessi e verso gli altri.

MASCHERINE DI STOFFA

Possono essere prodotte con strati di stoffa più o meno sottili, ma va precisato che, attraverso le trame del tessuto, consentono traspirazioni, ma sono comunque utili a coprire naso e bocca in mancanza di dispositivi più efficaci (specie se l’intento è quello di proteggere gli altri non riuscendo le mascherine di stoffa ad aderire perfettamente al volto di chi le indossa, e quindi ad offrire una barriera sicura per sè).

MASCHERINE CHIRURGICHE

Sono i modelli che probabilmente la maggior parte di noi conosceva già: fatte in ‘tessuto-non-tessuto‘, il loro compito è quello di ridurre al minimo la diffusione di particelle nell’ambiente circostante (fino al 95% in uscita). È bene tener presente che questo genere di mascherine non hanno una funzione filtrante in ispirazione, e quindi non costituiscono una valida protezione per quanti che le indossano (quelle conformi alla normativa CE ed ai Dispositivi Medici filtrano droplets al 20, 30%). Se ciascuno ne indossasse una all’uscita di casa, tutti risulterebbero protetti (fermo restando che serve sempre e comunque mantenere la distanza di sicurezza di 2 metri gli uni dagli altri).

MASCHERINE FFP

Appartengono a questa tipologia di mascherine i dispositivi con o senza valvola (le prime indicate nei reparti di malattie infettive o terapia intensiva, le seconde in ospedali, case di cura ed in casi di assistenza a pazienti positivi o potenzialmente tali): quando provvista di valvola, la funzione filtrante è efficace solo in fase ispiratoria, e non espiratoria, col risultato di proteggere sé stessi e non i soggetti circostanti (dalla valvola, infatti, potrebbe facilmente fuoriuscire condensa infetta se chi le indossa è positivo, magari asintomatico). Meglio puntare sulle mascherine FFP senza valvola, che assicurano una protezione importante verso tutti, e risultano quindi le meno ‘egoiste’. Ricordate anche che, una volta degradato attraverso l’usura il loro potere filtrante, le mascherine FFP riutilizzate più volte saranno meno efficaci di una nuova mascherina chirurgica.

FFP1

Premettiamo che le lettere FF rappresentano l’acronimo dell’espressione ‘facciale filtrante‘, la lettera P sta per ‘protezione dalla polvere‘, ed infine le numerazioni ‘1, 2, 3‘ indicano il corrispettivo livello di protezione, via via crescente. Questa prima classe di dispositivi individuali (ci riferiamo a quelle senza valvola: in caso contrario vale il discorso fatto pocanzi) godono di un potere filtrante del 80%, e sono utili a proteggere gli altri, ma anche chi le indossa. Non risultano particolarmente adatte a chi ha una barba folta (la respirazione potrebbe risentirne e farsi più difficoltosa).

FFP2 e FFP3

Si tratta dei dispositivi di protezione più efficaci, generalmente riservati agli operatori sanitari direttamente impegnati nell’assistenza a pazienti positivi al Coronavirus (SARS-CoV-2): tutte le particelle vengono filtrate, anche quelle più piccole. Le FFP2 garantiscono un’efficacia filtrante uguale o maggiore al 94%, mentre le FFP3 sono efficaci al 99%.

VISORI IN PLEXIGLASS

Il Coronavirus può diffondersi anche attraverso le mucose oculari, chiamate in gergo medico ‘congiuntive’. Le mascherine coprono naso e bocca, ma non gli occhi, ed ecco perché, in contesti ad alto rischio, potrebbe essere utile indossare un visore in plexiglass, che proteggerà l’intero volto da eventuali esposizioni, e quindi anche gli occhi.

PRATICHE DI CORRETTO UTILIZZO

Come riportato da ‘medicalfacts.it‘, l’essere in possesso di efficaci mascherine dal potere filtrante non ci mette automaticamente al sicuro da eventuali contagi. Quando le si indossa, bisogna innanzitutto avere cura che le proprie mani siano pulite, e che il dispositivo aderisca perfettamente al volto. La mascherina, quando troppo umida o comunque almeno una volta ogni 4 ore, dovrebbe essere sostituita. Per sistemarsi, ed anche togliersi, la mascherina, è buona pratica prenderla dagli elastici per evitare di contaminarla. In ogni caso, visto che la parte esterna della mascherina potrebbe comunque contaminarsi durante l’utilizzo, occorrerà lavarsi le mani dopo averla gettata (se monouso) oppure riposta nell’apposita bustina.