C’è un gruppo sanguigno più esposto al coronavirus? Risultati preliminari

Una ricerca cinese mette in relazione malattia e gruppo sanguigno A, i chiarimenti del caso

gruppo sanguigno

INTERAZIONI: 613

Ci sono dati che ci dicono con certezza se un gruppo sanguigno è più esposto al coronavirus di un altro? Per il momento, non esiste una verità assoluta in merito ma c’è uno studio cinese che ha messo in evidenza come le persone positive al Covid-19 siano in misura maggiore quelle con gruppo sanguigno A. Sebbene ci sia questa tendenza, bisogna essere cauti e attendere ancora nuove analisi. Quanto sappiamo fino a questo momento, tuttavia, è presente in questo approfondimento.

La ricerca in questione è stata guidata da Wang Xinghuan in collaborazione con il Center for Evidence Based and Translational Medicine ed è stata sviluppata presso lo Zhongnan Hospital dell’Università di Wuhan. Gli esperti hanno esaminato 2000 casi di pazienti colpiti dall’epidemia residenti proprio nella regione cinesi da cui tutto è partito. Dall’incrocio dei dati del gruppo sanguigno di ogni malato è venuto fuori che la maggioranza di questi ha quello di tipo A. Un’incidenza decisamente inferiore riguarderebbe invece il gruppo 0.

Il dato complessivo della ricerca appena sfornata fa riferimento a ben il 63% di pazienti colpiti da coronavirus con gruppo sanguigno di tipo A. Per questi ultimi non solo il tasso di infezione sarebbe più elevato ma anche la forma della malattia sarebbe più grave in ogni suo aspetto.

Il modello della ricerca cinese può essere ritenuto valido globalmente? Senza particolari giri di parole, possiamo dire che chi ha gruppo sanguigno A, anche in Italia, è maggiormente esposto al contagio del Covid-19? Ogni conclusione, al momento, rischierebbe di essere affrettata. I risultati della ricerca cinesi possono aver aperto la strada ad una più matura conoscenza del virus dell’attuale epidemia ma per ulteriori conferme bisognerà effettuare l’analisi sui dati di un numero maggiore di pazienti, in ogni paese del mondo e pure che i report siano condivisi dalla comunità di scienziati globale.

Allo stato dei fatti, ad ogni modo, la ricerca attuale sulla relazione tra gruppo sanguigno e coronavirus, potrebbe comunque fornire delle indicazioni ben precise al personale medico operante in ogni paese. I dati ora a disposizione potrebbero suggerire una maggiore attenzione nell’isolamento dei pazienti (appunto) con gruppo sanguigno A e pure relative cure subito intensificate sempre per la stessa categoria di persone. Staremo a vedere cosa ci suggeriranno ulteriori ricerche in merito.