Rolling Pop di Massaroni Pianoforti è un disco che dobbiamo ringraziare, l’intervista di OM

"Ho iniziato a scrivere grazie a Luigi Tenco", ci racconta mentre dobbiamo ancora riprenderci da un viaggio nel tempo


INTERAZIONI: 753

Ascoltare Rolling Pop di Massaroni Pianoforti significa entrare in una grande biblioteca segnata dal tempo ma mai ammuffita da una natura crudele. Suoni, parole e linee vocali trovano spazio in una cronologia che è ancora nostra, nonostante chi scrive stia raggiungendo i 40 con ancora quella curiosità che profuma di underground. Una passione, quella per l’underground, centellinata anche dal non-più-giovane Pierpaolo Capovilla nel brano Non Vedo L’Ora de Il Teatro Degli Orrori.

“Grazie per questo disco, Gianluca”, gli dico dopo aver ascoltato Rolling Pop a più riprese e per raccogliere tutto il materiale emozionale necessario a dedicargli un articolo e per riassettare l’incredulità che spontaneamente si manifesta dalle prime note. Un’adolescenza matura, quella di Gianluca Massaroni, che ha declinato tale ossimoro in 11 tracce che raccontano il tormento e la follia ormonale dell’età “dei giuochi e dei confetti”, per dirla alla Giacomo Puccini, ma senza l’ingenuità che è sempre un necessario pericolo quando “con i primi peli le idee impazzano” (questa volta per dirla alla Giovanni Lindo Ferretti).

Se di indie vogliamo parlare, dobbiamo precisare che non siamo di fronte all’artista senza macchia né etichetta che con la scusa dell’indie si prende gioco del suo ascoltatore, fingendo una poesia (per dirla alla Marlene Kuntz, ma diamoci un taglio con le citazioni) che di metropolitano ha molto e di sincero ha ben poco: Massaroni Pianoforti non ti prende in giro, perché in realtà vuole indicarti il punto in cui la musica d’autore italiana ha ripreso a battere forte negli ultimi 40 anni.

Rolling Pop
  • Rolling
  • Massaroni

Lo impariamo quando alle telecamere di Rockol ha presentato i suoi dischi preferiti: Oltre di Claudio Baglioni (1990), Anidride Solforosa di Lucio Dalla (1975) ma soprattutto quel Vedrai Vedrai di Luigi Tenco. “Io sono Tenchiano”, mi dice, e ribadisce che grazie all’immenso e crepuscolare Luigi ha iniziato a scrivere.

Ci ritroviamo a ricordare che Tenco scrisse Vedrai Vedrai per la mamma, e con poche parole arriva tutta la sensibilità che Gianluca dedica alla sua musica. Rolling Pop è uscito il 25 ottobre per la Cramp Records ed è un viaggio a bordo di una piccola utilitaria attraverso tutte le fasi dell’adolescenza, raccontata con schianti di dolcezza – Le Gattine, Rollingstone, Popcorn (Sei Un Bel Film Per Tutti) – e frenesia pop – 50 Settimane, Abberlino, Caffex – ma anche sperimentazioni sulla scia degli ’80 come Mattomondo ed esempi di cantautorato acido come avviene in Jennifer.

Rolling Pop di Massaroni Pianoforti è il quarto album di Gianluca, un traguardo che lo vede per la prima volta nel roster della Cramp Records e con la produzione di Davide “Boosta” Di Leo, un nome che si aggiunge alle collaborazioni eccellenti che in passato hanno firmato le opere precedenti come accadde nel 2013 quando con Cesare Malfatti dei La Crus firmò il disco Non Date Il Salame Ai Corvi (2013).

A questo giro la musica d’autore è di nuovo nostra, grazie all’offerta sonora di Rolling Pop. Abbiamo voluto parlargli e ci ha raccontato il suo disco, mentre svolazzavano i fumi passivi delle sigarette in un chiaro stato di partecipazione conviviale.

Rolling Pop racconta l’adolescenza declinata in tutte le sue sfumature. Quanto è importante per un uomo della nostra età parlare ancora della teenage angst?

La teenage angst è un sentimento che ho sempre e oggi mi serve a comprendere più di altre volte il momento storico che stiamo vivendo. Amo scavarmi dentro. Devi sapere che il topic “adolescenza” è arrivato mentre selezionavo i provini per questo disco, dopo aver registrato alcune demo. Tutti sappiamo che l’adolescenza è un momento in cui si rende necessario resettare e ripartire. Ecco, in Rollingstone, che è l’ultima traccia del disco, troviamo il punto di rottura, quel momento esatto in cui termina l’adolescenza e si passa oltre. Del resto non sono nuovo nel rispolverare i pezzi del passato per poi riscriverli. Ho un rapporto molto intenso col passato.

Ascoltare il tuo disco significa ritrovare quel momento in cui ci si sedeva, da piccoli, sui sedili posteriori della macchina del papà che nello stereo metteva le musicassette di Baglioni e di tutta la scena italiana più sentimentale. Il tuo è un semplice tributo oppure senti la necessità di riproporre un po’ di storia?

Affatto, non è un semplice tributo. Per natura io mi sento più portato nel cimentarmi in quel tipo di genere e suoni, una cosa che oggi risulta contro corrente rispetto alle tendenze del momento. Mi piace riproporre oggi i suoni di quegli anni. Per questo possiamo parlare di Rolling Pop come di un disco imperfetto. L’ho arrangiato insieme a mio fratello Andrea, che proviene dagli Shandon e dunque da una formazione punk, eppure il suo apporto è stato prezioso. Ecco, Rollingpop è un disco imperfetto per vari aspetti, e per questo mi definisce al meglio.

Di Rolling Pop colpisce il mood decadente che è tipico del tormento, e non solo di quello adolescenziale. Quanto c’è di personale in questo disco?

Tutto. Ti dirò di più: potrei raccontare una storia per ogni canzone del disco. Qualcuno disse che le canzoni sono come dei sogni e nel disco mi sono concesso tutta la libertà di schematizzare senza fare troppo ordine, non a caso Popcorn racconta 3 situazioni diverse in un solo brano. Scrivere una canzone senza metterci del personale credo sia impossibile.

Come ultima cosa ti chiedo di spostarci sul tecnico. Il sound di Rolling Pop è un vero e proprio viaggio nel tempo, hai fatto ricorso all’analogico?

Sì, assolutamente. Ho cercato l’imperfezione anche nel dettaglio, come ad esempio l’impiego di un “pre-” più datato anziché uno più sofisticato. Ho preferito un’apparecchiatura modesta, anche perché mi interessava ottenere quel suono anche senza ricorrere agli strumenti da ultimo grido. Un discorso differente va fatto per 50 Settimane, che è stata registrata nello studio di Boosta, che è subentrato nell’ultimo mese di lavorazione del disco.

Rolling Pop di Massaroni Pianoforti è presente su tutti i servizi di streaming.