Death Stranding e l’importanza di osare: quanto ce n’è bisogno nel mondo dei videogiochi

La nuova produzione targata Hideo Kojima è finalmente disponibile: servirebbero più produzioni tanto audaci?

Death Stranding

INTERAZIONI: 40

Il momento di mettere le mani su Death Stranding è finalmente arrivato. Sono trascorsi infatti solo pochi giorni (nel momento in cui vi scrivo) dal Day One della nuova opera ludica di Hideo Kojima, e chiaramente non sono per nulla pochi i videogiocatori di tutto il mondo che non hanno perso tempo ad approcciare a questo nuovo titolo.

Un titolo che, come da consuetudine del buon producer nipponico, riesce a farsi amare o a farsi odiare senza mezze misure. La controprova di quanto dico la si può avere bazzicando in giro per la rete, con le recensioni dei portali dedicati al media videoludico che si schierano da una parte o dall’altra della barricata. D’altronde Death Stranding è un titolo tanto particolare da non potersi permettere in nessuna maniera le mezze misure.

Death Stranding passione cinema: quante stelle brillano nel titolo di Hideo Kojima

Basti pensare soltanto al cast scelto per comparire all’interno della produzione. Soltanto i nomi di Norman Reedus, Mads Mikkelsen e Guillermo del Toro – giusto per citare quelli che compaiono maggiormente e tralasciando poi tutti i vari personaggi che si alternano sullo schermo nel corso dell’avventura – bastano a far impallidire produzioni cinematografiche o di serie TV ben più blasonate. Una partecipazione straordinaria quella degli attori, che sottolinea in maniera più che evidente quanto effettivamente le varie star abbiano creduto in questo progetto. E se ci hanno creduto loro, perchè non dovremmo farlo noi?

La verità è che, nel mondo dei videogiochi attuale, c’è bisogno di Death Stranding. E non parlo del videogioco sviluppato da Hideo Kojima. No. Parlo della voglia di sperimentare, di mettersi in gioco, di provare a spingersi oltre i limiti imposti da un mercato in cui se sbagli hai praticamente chiuso.

Siamo tutti ben consapevoli dei costi di sviluppo attuali dei videogiochi, con i maggiori produttori che provano a raggiungere più piattaforme possibile per riuscire a ottimizzare gli introiti e a diffondere quanto più possibile i propri titoli all’interno della variegata community di videogiocatori.

Questo non giustifica però un appiattimento progressivo e inesorabile del mercato, che sostanzialmente gioisce all’annuncio di nuovi capitoli di serie ormai veterane ma che, molto spesso, rischiano di ristagnare nel loro stesso brodo. Ed è un mercato che guarda praticamente quasi sempre con sospetto ogni nuovo tentativo orchestrato con IP inedite.

Offerta
Death Stranding - PlayStation 4
  • Kojima, il padre della saga Metal Gear torna con un nuovo grande...
  • Un Open World unico per un’ esperienza di gioco memorabile - Una...

Chi sfiderà Hideo Kojima e il suo genio creativo?

La paura del fallimento la si evince anche dalla latitanza di produzioni originali che vadano a contendere a Death Stranding lo scettro di rivelazione dell’anno. Sempre più sono infatti quei team che mettono le loro conoscenze e il loro talento al servizio di remaster e remake di blasonatissimi titoli del passato. Non fraintendetemi, non sono qui per criticare alcuna scelta (sono tra coloro che hanno apprezzato il ritorno sulle scene dei vari Crash Bandicoot, Spyro e Medievil), sebbene sia evidente che il mercato attuale rischia di affogare nel marasma di titoli sostanzialmente fotocopia.

Servirebbe la forza di osare, di un produttore che non cerchi solo di emulare i grandi traguardi ottenuti costantemente(in termini economici) da Fortnite grazie alle microtransazioni, ma che abbia anche la lungimiranza di investire parte delle proprie risorse in progetti sì rischiosi, ma che potrebbero consentirgli di divenire un nuovo punto di riferimento per tutti quegli sceneggiatori videoludici o quei team di sviluppo con idee brillanti che molto spesso non trovano la via del mercato proprio per l’assenza di fondi.

Ne beneficerebbe il mercato, ne beneficerebbe la concorrenza tra i vari publisher, che farebbero a gara per accaparrarsi i nuovi Hideo Kojima emergenti, e ne beneficerebbero i videogiocatori, che avrebbero in questo modo la possibilità di godere di esperienze ludiche inedite e tornare a sognare.

Quindi vi dico, non bocciate Death Stranding perchè “è un simulatore di consegne espresse”. Analizzate. Andate a fondo. Interrogatevi. E godetevi quello che, probabilmente, è uno dei titoli più completi – sotto il profilo della regia, della colonna sonora, del doppiaggio e dell’interpretazione – più completo degli ultimi anni.