The Spy su Netflix è il trionfo di Sacha Baron Cohen in una storia da gustare d’un fiato (recensione)

Rapida, intrigante e incredibilmente moderna, la nuova miniserie Netflix esalta il talento drammatico del suo protagonista

Noah Emmerich e Sacha Baron Cohen in The Spy su Netflix

INTERAZIONI: 46

Alcune spy story lasciano il pubblico a bocca aperta con improbabili colpi di scena e situazioni di perenne tensione, altre si affidano a eventi reali perché siano questi a trasmettere la sconvolgente evoluzione di una storia. È il caso di The Spy, su Netflix dal 6 settembre con sei episodi che traslano dai libri allo schermo la vita di Eli Cohen.

Attenzione, spoiler!

La miniserie – creata, scritta e diretta da Gideon Raff – segue le vicende della più celebre spia israeliana, addestrata dal Mossad e inviata come agente sotto copertura nell’ostile Siria per carpirne i segreti bellici. È la natura stessa dell’incarico a creare una scissione nel protagonista, presentato come Eli Cohen, impiegato in un grande magazzino e sposato con la sarta Nadia. I due vivono felici, seppur con una frugalità che li costringe a tirare un po’ la cinghia; le cose cambiano quando il Mossad decide di accelerare i tempi per l’invio di un agente in Siria.

Eli viene selezionato fra una serie di candidati, addestrato dall’intermediario/mentore Dan e spedito in Argentina per familiarizzare con la sua nuova identità. Nasce così Kamel Amin Thaabeth, imprenditore siriano a capo di una fiorente attività di import-export, solitario ma amante della buona – e utile – compagnia, abile nel tessere rapporti di amicizia e collaborazione con militari e uomini d’affari che ne garantiscono il successivo accesso in Siria. Giunto nel Paese mediorientale Kamel inanella risultati straordinari, trasmettendo al Mossad una miriade di informazioni riservate, sottratte con la maestria che ne alimenta ancora oggi la leggenda.

The Spy snoda su Netflix una vicenda ricca di avvenimenti con rapidità e relativa leggerezza, lasciando scorrere i lunghi e difficili anni in grado di cambiare la vita di Cohen, della sua famiglia e del più generale quadro di rapporti fra Israele e Siria. Più che un omaggio al personaggio, la serie sembra voler offrire un resoconto degli eventi di cui egli si è reso protagonista, osservandoli con dedizione ma senza soffermarsi abbastanza a lungo da coglierne i tratti umanamente più logoranti. Da questa impostazione emerge una figura quasi caricaturale e dalle doti mitiche, inscalfibile fino all’estremo sacrificio. La sua unica fonte di debolezza è la moglie, nei cui confronti Cohen nutre una devozione quasi religiosa, ma che in un’unica circostanza è indagata abbastanza a fondo da poter uscire dalla marginalità.

La scarsa attenzione prestata alla dimensione psicologica di Eli – e di Kamel, di conseguenza – si annulla nella prova magistrale di Sacha Baron Cohen. Qui la sua nota indole da comico si oscura per lasciar splendere l’inattesa brillantezza di una performance drammatica impeccabile. L’attore è straordinario nell’infondere il suo personaggio di sottile eleganza e alimentare l’incrollabile dedizione con cui abbraccia il suo destino, assolvendo a ogni compito assegnato con invidiabile abnegazione. Il passaggio da Eli a Kamel è una vera e propria mutazione, e mostra lo stesso Baron Cohen plasmarsi con un esercizio quotidiano di concentrazione, in cui Eli giunge al punto di dimenticare la propria identità reale.

Eppure anche la spia più efficiente e giudiziosa può cadere vittima del logorio di un lavoro che è una sfida quotidiana alla morte. Lo scorrere incalzante di The Spy su Netflix restituisce con efficacia il peso crescente del pericolo, minaccioso come una belva che abbia ormai messo all’angolo la preda. Anche la spia più efficiente e giudiziosa, in fondo, è irrimediabilmente umana; e lo è in un luogo e in un momento in cui alla più piccola sbavatura non è lasciata possibilità di appello.

È Sacha Baron Cohen, insomma, il cuore e il senso stesso di The Spy su Netflix. Sulle sue spalle si regge il peso di una miniserie certo non perfetta, ma sempre accattivante e profondamente coinvolgente. Lo sfondo è animato da un cast di sostegno davvero inappuntabile, in cui spicca l’ennesima solidissima prestazione di Noah Emmerich nei panni di Dan Peleg e la sottile, inquietante pericolosità di Alexander Siddig nel ruolo di Suidani, capo della sicurezza del colonnello siriano Al-Hafez. L’universo che popolano è un Medio Oriente destabilizzato da guerre, segreti e interessi contrastanti, uno scenario che espande gli anni ’60 della storia con i suoi tratti incredibilmente moderni, se non addirittura contemporanei.

È difficile che The Spy possa essere ricordata come il miglior spy drama che si sia mai visto, ma nella rapidità, nella capacità di coinvolgimento e soprattutto nella grande eleganza della prova di Sacha Baron Cohen, trova tutto ciò che serve per qualificarsi come ottima scelta da binge watching.