Life Book di Giuseppina Torre è la resilienza d’avorio di una donna che ha ripreso a respirare, l’intervista di OM

Siciliana di Vittoria, considera il pianoforte una proiezione della sua persona


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Life Book di Giuseppina Torre è il silenzio necessario dopo il rumore, una raccolta di lacrime e sorrisi di una donna ritornata in superficie per riprendere ossigeno.

Un abito bianco avvolge il passo sicuro di una donna che raggiunge con fierezza il suo pianoforte, sguinzaglia le mani e inizia a farle danzare sull’avorio, mentre un mondo di acqua, terra, animali e cielo si spalanca per accogliere una musica che ha dell’infinito: il video ufficiale di Never Look Back getta tutti nel silenzio e assorda nel suo splendore. Quando la dea musica trova l’artista in grado di intercedere tra l’ascoltatore e l’eterno, non esiste altro sacerdozio. Non esiste perfezione senza il dolore e non esiste felicità senza sofferenza. La guerra ha bisogno di una pace, e quest’ultima è ciò che vediamo se chiudiamo gli occhi mentre le vibrazioni del brano accompagnano sensazioni nuove, anacoresi dei sensi.

OM intervista Giuseppina Torre e si fa raccontare la sua resilienza, la pace ritrovata dopo una guerra che ora è un ricordo lontano, abbandonato in quella direzione verso la quale ora, i suoi occhi, osservano dall’alto di un trono fatato. Siciliana di Vittoria e Diplomata in Pianoforte a Caltanissetta, con il maestro Sergio Carrubba scolpisce le sue fondamenta e si plasma, in seguito, con Giuseppe CultreraFrancesco Nicolosi. Arrivano i teatri, le scuole di Alta Formazione in Italia e all’estero, ambienti presso i quali Giuseppina presenta al pubblico la sua dote, poi il Diploma D’Onore alla Scuola di Alta Formazione Musicale del conservatorio “Ion Vidu” di Timisoara fino al 2010, quando è finalista alla 19ˆ edizione dell’Ibla Grand Prize.

Le sue ali la portano sempre più in alto: nel 2012 è “International Artist Of The Year” e “International Solo Performer Of The Year” ai Los Angeles Music Awards, e sempre nella città degli angeli vince gli Akademia Awards con il brano Il Mio Cielo. Giuseppina ha firmato tre album. Il primo, Il Silenzio Delle Stelle (2015) è seguito da La Mia Idea Di Arte (2018), un viaggio che accompagna la galleria ideale di Papa Francesco ispirato dal libero curato dal Pontefice e dalla giornalista Tiziana Lupi. Con La Mia Idea Di Arte, Giuseppina ottiene i premi “Classical Artist Of The Year”“Classical Album Of The Year” durante la quinta edizione degli International Music And Entertainment Awards 2018. Oggi il nome Giuseppina compare all’interno del Dizionario Dei Compositori Di Sicilia curato da Giovanni Tavčar.

La dolcezza di una madre e la forza di una donna. Life Book è una radiografia di una serie di esperienze che oggi ti lasci alle spalle con questo disco. “Mentre tu dormi”, invece, è l’amore per tuo figlio. Quanto sei innamorata, oggi, della vita?

Al mille per mille. Ho attraversato un momento buio dal quale pensavo di non uscire più. Non sono mancati i pensieri orribili dei quali mi pento, perché oggi ho imparato che la vita è un bene prezioso. Ero arrivata a sentirmi uno scarto umano sia come donna che come mamma, e inevitabilmente come artista. Per fortuna, una volta che tocchi il fondo non puoi che risalire, e io ho fatto esattamente questo. Mio figlio, in tutto questo, era la spugna di tutto e avevo rischiato di perderlo, poi l’ho riconquistato con l’amore. Lui è stato il mio faro nella tempesta, ho dovuto semplicemente seguirlo. Lui è la mia composizione più bella.

Nel film Profondo Rosso il protagonista, Mark, dice a Gianna che suonare il pianoforte è un po’ come spaccare i denti a chi gli ha reso difficile il passato. I tasti in avorio hanno questa forza?

Sì, perché il pianoforte è il prolungamento di una persona. Attraverso il pianoforte mi libero, mi metto a nudo ed esprimo ciò che sono, e inevitabilmente viene fuori il mio vissuto. Posso fare l’esempio di Un Mare Di Mani come di tanti altri. Il mio rapporto con il mio strumento è catartico: io sono esattamente così e non esiste una composizione che sia pianificata a tavolino. Le tracce che registro nella mia casella sono strutturate nei vari sviluppi, perché sono proprio spaccati del mio vissuto. Una volta feci una masterclass con Ezio Bosso e lui stesso mi disse che le mie composizioni si riconoscono tra tante, perché in me riconobbe uno stile.

Sulle conseguenze emozionali del pianoforte troviamo sempre un pubblico diviso: c’è chi lo considera un apporto di tristezza, altri lo trovano rilassante. Qual è, invece, l’emozione di un pianista?

Quando scrivo, dunque quando trovo il flash emozionale che mi fa andare avanti, mi vengono i brividi. Per me suonare il pianoforte è pura magia. Molti mi chiedono come nasca la struttura di un brano. Ecco, io non so rispondere. Ho questa sensazione da quando avevo 4 anni, dunque da quando mi regalarono un pianoforte giocattolo e da allora è sempre stato così. Mia madre mi raccontava che quando non avevo il pianoforte con me, addirittura, io muovevo le dita su qualsiasi superficie come se toccassi i tasti.

Gocce Di Veleno si apre con una pioggia di note gravi e inquiete, hai voluto tradurre in musica la rabbia?

Sì. Ho voluto tradurre in musica l’inquietudine. Gocce Di Veleno nasce dalla lettura del romanzo omonimo di Valeria Benatti che tratta, appunto, della violenza psicologica su una donna. Nel mio brano ho fatto suonare le “gocce”, l’amore malato che viola l’acqua e riesce a penetrarla perché anch’esso è liquido. Il veleno di cui parlo è quello che, appunto, aveva corroso me. Questa composizione è soprattutto la mia volontà di ritornare a uno stato di pace.

Never Look Back è un 6/8 molto malinconico, ma allo stesso tempo sembra disegnare un paio d’ali per esprimere una liberazione. Lo confermi?

Sì, Never Look Back è una porta che chiude fuori il passato. Nella mia vita ho eliminato tutti i sassi dal mio cuore. Negli anni mi sono trovata spesso a fare cinque passi avanti e dieci indietro, come un elastico. Il cammino è stato lungo e doloroso, ma volevo uscirne e smettere di crogiolarmi ed essere vittima soprattutto di me stessa. Mi sono chiesta: “Perché devo sempre guardare indietro?”. Ho ripreso la mia vita, dagli amici ai miei famigliari, e il bilancio si è fatto sempre più positivo. Mi ritengo fortunata, davvero.

Hai avuto tanti riconoscimenti, ora quali sono le tue aspirazioni?

Voglio vivere e continuare a vivere di musica, non chiedo altro. Voglio continuare a poter scrivere, a emozionarmi e a emozionare. Non cerco la gloria o la fama, desidero solamente avere a che fare sempre con la musica, senza la quale non potrei vivere.

Tutto questo è Life Book di Giuseppina Torre, un racconto di vita che si esprime attraverso le sue dita frenetiche che sono il suo megafono, con il suo adorato pianoforte che è la sua proiezione: lei ha scelto il suo strumento, e viceversa.