8 anni fa si spegneva Amy Winehouse, l’angelo inquieto del soul

La sua voce black ha fatto scuola per tutte le generazioni che verranno


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Il 23 luglio 2011, nella sua casa al n.30 di Camden Square, a Londra, si spegneva Amy Winehouse. Alle 15:53 il suo corpo senza vita veniva rinvenuto dalla guardia del corpo Andrew Morris. La popstar giaceva sul letto, nella sua stanza, circondata da bottiglie di vodka. La sera prima aveva trascorso il tempo a guardare video di se stessa su YouTube, un atteggiamento che – come riferì Morris durante una deposizione – la cantante non aveva mai avuto, e da qualche giorno aveva ripreso a bere. La voce di Rehab aveva sconfitto la tossicodipendenza, ma aveva ancora un conto in sospeso con la dipendenza da alcol.

La sera del 22 luglio, inoltre, Amy Winehouse postò un tweet senza senso“Oinka oikna oinka why you awake” e mangiò cibo indiano. Amy, riferì Morris, era tranquilla, chiusa nella sua stanza a consumare il suo pasto e a guardarsi attraverso i video postati dai fan su YouTube. La sua guardia del corpo si trovava al piano di sotto e non si accorse della grande quantità d’alcol che la popstar stava ingerendo fino a cagionarsi la morte.

Una morte accidentale, si disse, perché il suo medico personale Cristina Romete aveva riferito di aver incontrato Amy il giorno prima, e che la stessa cantante le aveva riferito di non voler morire e tanto meno suicidarsi.

La mattina del 23 luglio 2011 Andrew Morris entrò nella stanza di Amy e la trovò sul letto, e si convinse che stesse dormendo. Alcune ore dopo la trovò nella stessa posizione di prima e, insospettito, le controllò il polso e si accorse che non c’era battito. Alle 15:53, ufficialmente, il mondo perse una delle voci più promettenti della musica.

Amy Winehouse era l’anima inquieta di Back To Black, era la ragazza che si sentiva brutta e inadatta per partecipare a una festa ma che catturò l’attenzione di Prince, di Mick Jagger e di Stevie Wonder. Prince espresse il desiderio di collaborare con lei e la giovane popstar si dichiarò pronta a lasciarsi tutto alle spalle pur di assecondare quella volontà. Il suo idolo era Frank Sinatra e proprio al nome di “The Voice” dobbiamo il titolo del disco d’esordio Frank (2003)

Pin-up nell’outfit e punk nell’animo, Amy Winehouse sintetizzava ogni sua influenza e la riproponeva nei suoi brani, dai quali emergevano le atmosfere di Miles DaviesThelonious Monk dal mondo del jazz, ma anche la spavalderia hip hop di Busta RhymesMos Def. Una giovane stella, Amy, che traduceva la sua inquietudine in tanti piccoli capolavori destinati a tracciare una linea di confine in quegli anni 2000 che erano iniziati con gli orrori dell’11 settembre, tragedie che avevano scosso profondamente anche il mondo della musica.

Un mondo della musica già profondamente mutilato dai suoi migliori rappresentanti: Kurt Cobain, Brian Jones, Jimi Hendrix, Jim MorrisonJanis Joplin, qualche anno prima, si erano spenti all’età di 27 anni e, secondo il linguaggio giornalistico, Amy Winehouse andava ad aggiungersi al “Club 27”, una straziante lista di nomi di persone scomparse a seguito di un suicidio o di un eccesso.

Amy Winehouse è stata, è e sempre sarà la voce di Back To Black, quel brano ipnotico di cui Mark Ronson, lo storico produttore della popstar, ha ricordato i retroscena in una recente intervista rilasciata al Sun:

Scrisse Back To Black in soli dieci minuti. Quello che ho fatto io è stato semplicemente trovare un buon arrangiamento per aiutarla ad ottenere successo senza dover tribolare come stava tribolando Amy. Solo ora mi rendo conto di quanto fosse incredibile. Era un capolavoro. Se c’è qualcuno che merita di essere chiamato ‘genio’, quella è Amy.

Immortale come la dea musica, la voce di Amy Winehouse è comparsa in un brano pubblicato dall’ex produttore Salaam Remi nel febbraio scorso, Find My Love, nel quale la grande assente duetta con il rapper Nas. La sua partecipazione proviene da un consistente materiale inedito che Amy Winehouse aveva registrato prima di lasciare questa Terra, e per il 2019 è previsto un tour con ologramma che però sta già sollevando accese polemiche.

8 anni fa si spegneva Amy Winehouse e vedere tale numero aumentare nel corso degli anni crea una triste consapevolezza, soffocata da una gioia crepuscolare che è propria dell’eredità culturale di ogni artista che non è più in questo mondo: Con due dischi soltanto – più uno postumo – Amy Winehouse ha fatto scuola, influenzando intere generazioni di cantanti, anche sul territorio italiano.