Robert Plant canta Immigrant Song dei Led Zeppelin dopo 24 anni (video)

Il cantautore britannico ricorda l'ispirazione che proveniva proprio dalla terra islandese


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Immigrant Song dei Led Zeppelin è un martello pneumatico, un’armata ostile che irrompe nelle casse dell’impianto con il suo grido di guerra e quelle terzine che fanno da marcia militare alla conquista di nuovi territori. Ascoltare questo brano storico dalla stessa voce che lo ha generato, diciamolo, fa sempre effetto. Robert Plant lo ha fatto per il pubblico islandese durante il live al Secret Solstice Festival di Reykjavík insieme ai suoi Sensational Space Shifters.

Si parla di grande sorpresa in quanto l’ex frontman della band di Whola Lotta Love non eseguiva il brano da almeno 24 anni, e nella venue islandese lo ha riproposto in una versione ridotta e abbassata di tono, ma tutto è stato sufficiente per accendere l’affetto dei presenti. Al termine dell’esecuzione, Plant non ha dimenticato di ringraziare la terra di Islanda per la cultura e l’ispirazione.

Il testo di Immigrant Song del Led Zeppelin, infatti, fu ispirato dalla passione di Robert Plant per le culture nordiche e raccontava l’espansione vichinga nelle terre britanniche fra l’ottavo e l’undicesimo secolo. La “terra del ghiaccio e della neve” descritta nell’incipit del testo, infatti, era proprio l’Islanda, e per questo l’ex frontman degli eroi di Black Dog ha voluto ringraziare la cultura e il popolo islandese per l’ispirazione.

Soprattutto, ascoltare dal vivo una delle canzoni più popolari della band può essere frustrante, perché a più riprese Robert Plant ha negato la possibilità di una reunion dei Led Zeppelin e dobbiamo ricordare che il Celebration Day del 2007 era stato soltanto un evento in onore del produttore Ahmet Ertegün. Robert Plant non intende vestire nuovamente i panni del frontman.

Per questo, come è accaduto per i fortunati presenti dello show islandese, ascoltare Immigrant Song dei Led Zeppelin dalla voce del suo autore diventa un evento storico, un salto nel passato ma anche una triste rassegnazione al presente.