Storia di un crimine: Il candidato, serie tv sul vero assassinio del candidato Presidente Colosio. Altro che Gomorra e Narcos!

Netflix presenta una serie cupa sulla pagina nera della storia del Messico. “Il candidato” è una storia vera, brutale e lontana dalle mitizzazioni di Gomorra e Narcos.


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La storia vera

il 23 Marzo 1994 Luis Donaldo Colosio, candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale, al comando del Messico all’epoca dei fatti ininterrottamente da 65 anni, viene brutalmente assassinato a  Lomas Taurinas a Tijuana con un colpo alla testa e uno allo stomaco nel mezzo della campagna elettorale.

L’indagine ufficiale subito dopo la morte di Colosio, individuò a torto, in Mario Aburto Martínez, l’unico responsabile della morte dell’omicidio. In realtà all’omicidio Colosio ne seguirono altri 15, tutti dovuti all’insabbiamento delle vere ragioni dell’omicidio di Stato.

Ad esempio, Federico Benitez, il capo della sicurezza di Tijuana che nell’interpretazione della serie tanto ci ricorda il Sergente Pena di Narcos, fu realmente assassinato per aver condotto una indagine parallela sull’assassinio di Colosio.

Un anno dopo la morte di Colosio, nel 1995 Raul Salinas il fratello dell’allora Presidente Carlos Salinas, con 200 milioni di dollari in un conto svizzero, venne condannato a 50 anni di prigione e scagionato 10 anni dopo per mancanza di prove, per l’omicidio di un altro politico: Josè Francisco Ruiz Massieu. Anche quest’ultimo come Colosio apparteneva alla parte del Partito meno conservatrice, ma le ragioni dell’omicidio sono diverse.

Carlos Salinas, il Presidente del Messico che aveva designato Colosio per la sua successione, venne esiliato in Irlanda e ritenuto responsabile dell’insabbiamento dell’indagine sulla morte del candidato.

Diana Laura la moglie del candidato alla Presidenza, l’unica a cercare disperatamente la verità sulle ragioni dell’omicidio, morirà solo otto mesi dopo la perdita del marito a causa del cancro.

Solo nel 2018 i fascicoli sul caso Colosio vengono resi pubblici nello stato del Messico.

Una terza via per la serie targata Netflix

Rispetto alle acclamatissime serie Narcos e Gomorra, Storia di un crimine: Il candidato, si concentra sulla ricerca della verità nei vari personaggi invece che concentrarsi sui profili dei politici corrotti e della polizia violenta. La violenza è presente nella serie, ma è il clima di menzogna a dominare la scena, molto più delle scene dei crimini e degli efferati omicidi pur presenti sullo schermo.

In quasi tutto il film, ambientato in un paese solare come il Messico, non c’è spiraglio di luce negli otto episodi di cui è composta la serie. La luce quando presente è fioca, tendente al grigio, in combutta con gli eventi narrati.

Unica eccezione forse va fatta per il discorso alla nazione del candidato, Luis Donaldo Colosio in un giorno di luce forte, spezzato dal suo omicidio.

La figura del cadidato, Colosio, non viene definita in maniera minuziosa. Storia di un crimine: il candidato, non è infatti un tributo alla sua figura politica e la serie non cerca di idolatrare il personaggio, non lo definisce come  martire solitario contro il losco mondo che lo circonda. La serie racconta appunto la storia di quel crimine e di quelli che seguiranno. Si concentra sull’ambiente più che sui protagonisti.

La serie

La serie è ben fatta, la prima puntata è perfetta. La storia di Colmenares, questo il primo nome dato alla serie, viene raccontata al contrario: comincia con l’omicidio del candidato Colosio.

I capitoli che seguiranno saranno le dirette conseguenze di quell’assasinio, le bugie, la lotta della moglie nel chiedere verità, la battaglia per raccogliere il testimone politico e le violenze per mettere a tacere qualunque testimone del delitto.

Gli attori Martín Altomaro e Norma Angélica reggono bene la scena. La migliore è sicuramente l’attrice che interpreta Diana Laura, il suo dolore è palpabile e la sua ricerca estenuante.

Alcuni capitoli della serie sono sicuramente lenti. Il progetto non ha ingenti finanziamenti alle spalle, ma regge ugualmente mischiando le scene con spezzoni di telegiornali e girati d’epoca. Nel complesso, l’operazione è sicuramente riuscita e ha il merito di aver fatto conoscere al mondo una delle pagine più buie della cronaca nera del Messico.