Il Maleducato di Antonio Maggio è un racconto amaro dietro la maschera del pop (audio e testo)

Il cantautore pugliese ci spiega in che modo affrontare il futuro senza averne paura


INTERAZIONI: 896

Se c’è una cosa che un cantautore ispirato sa fare è mascherare l’inquietudine con accordi in maggiore, quasi per farci meno male, e Il Maleducato di Antonio Maggio fa proprio questo. L’autore pugliese di Amore Pop è ritornato dopo due anni di silenzio. Ciò che troviamo in lui, in questo ritorno, è la grande voglia di farci ascoltare uno spaccato dell’esistenza di chi non ha più vent’anni, ma senza dare vita alla solita lagna straziante fatta di pianoforti singhiozzanti, archi orchestrati con mestizia e acuti al vetriolo.

Il Maleducato di Antonio Maggio è uno schiocco di dita, un clap, un falsetto, un groove deciso e un sapore d’estate, eppure la prima frase ci dice tutt’altro: «Vorrei una stanza vuota da riverniciare ed una radio accesa per dimenticarti». Quel ritornello celebrativo e che spinge il pubblico a saltare resterà in testa a chiunque: «A che ora inizia la festa?», e ci ricorda tanto la festa che finisce in Gianna di Rino Gaetano e la festa apparente di E La Vita e La Vita di Cochi e Renato, quella che conquisti se hai un ombrello che ti ripara la testa.

Le feste di Antonio Maggio, più che altro, sono le stesse di Jep Gambardella da La Grande Bellezza: quelle che vogliamo far fallire, ma che riguardano il nostro futuro. Il cantautore spiega il suo brano con queste parole:

Spero che questo brano possa rappresentare, in forma di canzone, lo spirito di chi la ascolterà. Purtroppo alla festa del nostro futuro non siamo stati invitati da chi ci ha preceduto e quindi da chi l’ha organizzata perciò credo che, in questi casi, l’unico modo per prenderci il futuro sia quello di auto-invitarci a questa festa, con la giusta sfrontatezza di chi sa cosa vuole, a muso duro e con le maniche rimboccate. Perché il futuro non è niente di più e niente di meno di qualcosa che ci spetta. Insomma che la festa abbia inizio, anche per chi non è stato invitato.

Sia questa festa una sfida da affrontare, dunque, e proprio per questo Il Maleducato di Antonio Maggio è un brano allegro e amaro: ha sorpreso noi, sorprenderà anche chi vorrà chiudergli la porta.

TESTO

Vorrei una stanza vuota da riverniciare
ed una radio accesa per dimenticarti
ballo da solo contromano
un movimento che va piano e poi casquet, oh yeah.

Sta maledetta estate è già tornata un’altra volta
ed io che sto pensando ad ogni angolo di te
a quell’amore artigianale
a quel profumo eccezionale
e a chi non c’è
oh yeah
a quel sorriso embrionale
che quando prende vita e poi lo lasci andare
sembra il centro del mondo
alla tua succursale
che mi è rimasta dentro
neanche fosse veleno
e non mi può lasciare.

A che ora inizia la festa?
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io vengo solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non sono invitato oppure desiderato
faccio il maleducato.

Il cielo amaro, tanto amaro, troppo amaro
ed io mi lascio tramontare dalle novità
da chi ha smontato l’atmosfera
e dalla pioggia che non c’era e da chi non c’è, oh yeah.

Da chi non perde la voce
è vittima da sempre
non ti dice niente
come fosse lo stesso
a buona intenditrice
poche parole buone
forti da estirpare
anche la tua radice.

A che ora inizia la festa?
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io vengo solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non sono invitato oppure desiderato
faccio il maleducato
quando finisce la festa
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io resto solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non mi apri la porta e la coperta è più corta
tanto a me non importa.

Entro ed esco quando mi va
la festa
entro ed esco quando mi va
stasera
entro ed esco quando mi va
ho detto quando mi va.

A che ora inizia la festa?
io vengo solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non sono invitato oppure desiderato
faccio il maleducato
quando finisce la festa
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
io resto solo con me
(ma dove devi andare, dove devi andare, dove devi andare)
e se non mi apri la porta e la coperta è più corta
tanto a me non importa.

Domani ho un’altra stanza da riverniciare
ma questa radio adesso sta parlando un po’ di te
balliamo mano nella mano
un movimento che va piano e poi casquet, oh yeah.