Villa Battiato: possibile che nessun ente pubblico possa rilevare il ‘centro di gravità permanente’?

Certi spazi devono restare dove sono e come sono, intoccabili e aperti. Cultura e storia vanno protette, perché possano continuare ad essere un bene di tutti.

Franco Battiato nella sua villa di Milo

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E’ apparso di nuovo su Ragusanews l’annuncio che riguarda la vendita della proprietà di Franco Battiato a Milo. L’annuncio descrive con precisione la “dimora immersa nella natura alle falde dell’Etna, con lo sguardo alle coste del mar Jonio”, dando una serie di indicazioni sugli ambienti, sui diversi spazi  spirituali   di raccoglimento che lo rendono “un posto speciale attraversato da un’energia unica”. Trattative riservate, ovviamente. Mi sembra una storia incredibile, ma telefono all’agenzia che mi fa richiamare  a stretto giro da un gentile consulente che mi fornisce ulteriori informazioni sulla proprietà. Lungi dal voler entrare nelle motivazioni strettamente private che hanno determinato la messa in vendita della casa, questa scelta fa male al cuore.

Il giornalista Franco Zanetti scrive su “Rockol” un articolo sulla vendita di casa Battiato, e contestualmente invita la SIAE ad acquistare quell’immobile, il luogo di vita del grande Maestro siciliano, prima che finisca nelle mani di qualcuno che magari non ne comprende il valore. Acquistandola, la SIAE potrebbe farne invece una casa-museo, come quelle di Pirandello, De Chirico, Keats, Goethe, Kalho, Dalla, Brassens, Bellini, Chopin, Bartok e Prince… solo per citarne alcune. L’idea di Zanetti è sacrosanta, ma è grave il fatto che debba essere l’iniziativa di un giornalista a sollevare la questione, giacché nessun ente pubblico ha pensato di valorizzare questo patrimonio e farne un bene per la collettività.

Possibile che il Comune, la Provincia, la Regione Sicilia, lo Stato, non possano rilevare il “centro di gravità permanente” di uno straordinario artista per la cifra – questa sembrerebbe la richiesta dell’agenzia immobiliare – di un milione e trecentocinquantamila euro? Possibile che non ne comprendano il potenziale e non proteggano il bene come sarebbe giusto e naturale? Possibile che si sperperino milioni di euro in opere a volte inutili e infinite, e si assista passivamente a questa perdita?

Lo scorso anno, a Lisbona, sono andata a visitare la casa gialla di Amalia Rodrigues, la “voce del fado”. Sono entrata nelle sue camere tra i suoi libri, gli strumenti musicali, gli scialli per coprirsi, le scarpe e le borse; ho passeggiato nel suo giardino tra i fiori che curava, i suoi pappagalli e gli alberi da frutta parlando con la sua assistente che intanto mi raccontava la vita dell’artista e della donna. Si respirava una presenza, si respirava musica in ogni angolo di quella dimora piena di luce e colori, si sentiva la  voce di Amalia, ovunque. La casa, come dice lo scrittore Christopher Day, è “un luogo dell’anima” e gli spazi che abitiamo sono un’espansione della nostra personalità. La dimora di Battiato è il luogo che ha visto nascere capolavori, da lui costruito su misura per ispirarsi, per trovare la sua dimensione poetica. Certi spazi devono restare dove sono e come sono, intoccabili e aperti. L’arte e la storia vanno protette, perché possano continuare ad essere un “bene di tutti”.