Notre-Dame che brucia è un segno dei tempi, ne parlo con Morgan, sconvolto come tutti noi

Le immagini di una cattedrale così importante in fiamme hanno qualcosa di malefico, l'eternità di un'opera d'arte e i mandala tibetani. La mia telefonata con Morgan.


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Quella con Morgan doveva essere una semplice telefonata, durante il mio programma “Barone Rosso Solo Flight in diretta il lunedì sera, per parlare del suo ritorno in TV con “The Voice”. In realtà ho sentito subito dalla voce che Marco Castoldi, in arte Morgan, era sfasato. Gli ho chiesto perché e mi ha detto di aver appena appreso del rogo che stava distruggendo la cattedrale Notre Dame de Paris. Io avevo seguito la diretta della TV francese prima di iniziare il mio programma e ne avevo parlato all’inizio. Ma Marco no, lui era scioccato perché l’aveva appena appreso e visto. Ha detto che le immagini di una cattedrale, e così importante, in fiamme, avevano qualcosa di malefico, come se il diavolo si fosse impadronito di quella struttura.

“Vedere Notre Dame con le fiamme è un’immagine satanica”

Ma i suoi ragionamenti sono andati oltre e hanno investito l’eternità dell’arte che viene messa in discussione da questi avvenimenti. Qual è il ruolo dell’arte e la sua immortalità?

“Gli essere umani non sono eterni ma le opere d’arte sì”

Poi ha ricordato la distruzione delle biblioteche in Irak, come i romani distrussero l’incredibile biblioteca di Alessandria.

Io gli ho raccontato di aver visto di recente il film “Sodoma e Gomorra” e di aver notato molte similitudini tra quella società in sfacelo e quella odierna, da qui il castigo divino.

Con Morgan abbiamo anche parlato dell’ambiente che il potere ha voluto ignorare, privilegiando anche Bush ad Al Gore come presidente degli Stati Uniti.

Io gli ho ricordato che nella filosofia buddista esiste il mandala, un grande quadro che i monaci tibetani creano con polverine colorate e tanto lavoro. Una volta terminato, si alzano, ammirano il risultato e poi gli passano una mano sopra mescolando tutti i granelli di sabbia colorata e cancellando il quadro.

Morgan interpreta il mandala come accettare che il passare del tempo è fatto anche di distruzione e cancellazione.

“Ma questo mi fa pensare alla mente umana demolita dalla vecchiaia e dalla malattia, individui meravigliosi a cui abbiamo voluto bene che rimangono in vita ma la loro essenza non c’è più. E questo è doloroso.”

Poi Morgan, paventando i barbari che distruggono la cultura:

“Cosa possiamo fare oltre che piangere?”

Marco mi ha fatto notare quanta arte abbia ispirato Notre Dame, quanti innamorati, quanti sentimenti, quanta umanità intorno a un’opera d’arte.

“La distruzione, l’uccisione di un’opera d’arte è troppo grave non solo per la sua morte ma per tutto quello che non potrà più fare questa opera d’arte. L’eternità noi non la concepiamo, ne parliamo ma non possiamo sapere cos’è. L’opera d’arte sa cos’è l’eternità, perché va al di là dell’uomo. L’uomo non può permettersi di mettere fine a un’opera d’arte perché è come se si sentisse Dio, quindi è una grande bestemmia. Uccidere l’opera d’arte solo Dio o Satana può farlo.”

Viviamo comunque in un periodo di distruzione dell’opera d’arte, come ad esempio quella della musica.

“Io combatto tutta la vita, anche tu, per difendere la creatività, il gesto artistico, la vita votata all’arte, il sacrificio che comporta. L’arte è qualcosa per l’umanità, è nostra, è come l’aria. Non ci si può permettere di privare la storia, il mondo delle opere d’arte, è inconcepibile. Si combatte per affermare l’arte, per portare avanti il messaggio dell’arte, ma il contrario è l’abominio. Infatti considero persone di merda quelle che non hanno amore per l’arte. Cosa puoi fare nella vita se non hai l’arte? Puoi essere solo un pezzo di merda. Tutte le persone gentili e buone hanno rispetto per l’arte, perché capiscono che è una bella cosa, che è divina.”

Ritengo questa conversazione, nata per caso a causa di un evento drammatico come il rogo della cattedrale di Notre Dame de Paris, sia stata estremamente interessante e ho voluto isolarla e riproporla in maniera integrale.

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