Il caso di Enzo Liguoro arrestato: le accuse al fondatore di MamAfrica, tutto quello che sappiamo

Questione da esaminare con attenzione, soprattutto dopo la proliferazione di diversi post social

Enzo Liguoro

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Ci sono alcune informazioni che dobbiamo assolutamente riepilogare per quanto riguarda il caso di Enzo Liguoro arrestato, in quanto il fondatore di MamAfrica in queste ore è protagonista di un vero e proprio caso dopo la notizia diffusa dall’ANSA nella giornata di ieri. L’accusa è questa di violenza sessuale nei confronti di un bambino africano nel Togo. La fonte, a dirla tutta, si limita a fornire le iniziali di battesimo dell’uomo, vale a dire V. L. Tuttavia, ci sono pochi dubbi sull’associazione tra questa figura e quella finita al centro di tantissimi post di sdegno sui social, come si potrà notare anche dalla pagina “Chi Siamo” della Onlus (qui potete trovare maggiori informazioni in merito).

Fondamentale, come sempre avviene in questi casi, fare un po’ di ordine per evitare che venga alimentata disinformazione. Se da un lato è vero che molte fonti autorevoli parlino dell’arresto del fondatore di MamAfrica, e che al contempo ci sia il sito ufficiale a dire che tale figura sia Enzo Liguori, allo stesso tempo è importante precisare che il giustizialismo social in casi del genere non sia mai corretto. A maggior ragione con un processo eventuale all’orizzonte.

Allo stesso tempo gravi accuse vengono rivolte a MamAfrica, per una sorta di responsabilità oggettiva di cui nessuna testata parla. In realtà secondo le prime ricostruzioni disponibili, sarebbe stata proprio la denuncia di un volontario a far partire le indagini. La pagina Facebook della onlus al momento non è più disponibile, ma prima della rimozione era apparso un post in cui venivano preannunciate prese di posizione ufficiali tramite alcuni legali.

Probabile che la scelta sia scaturita dai tanti messaggi giunti alla stessa pagina, ma anche qui l’invito agli utenti social volge verso la prudenza. Staremo a vedere se e come Enzo Liguoro saprà chiarire la propria posizione, fermo restando che ad oggi qualsiasi sentenza su Facebook sarebbe troppo affrettata.