Deadpool, stasera in prima tv il supereroe politicamente scorretto di Ryan Reynolds

Alle 21.30 su Italia 1 il primo episodio della saga con il supereroe che non assomiglia a nessun altro. Deadpool è violento, sboccatissimo, e soprattutto consapevole di essere un personaggio di finzione. E quindi non fa che scherzare parlando di film, serie tv e canzoni del cuore. Uguale al pubblico ideale del film, cui ammicca continuamente.

Deadpool stasera in tv

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La prima tv di stasera su Italia 1 di Deadpool, il supereroe sboccatissimo interpretato da Ryan Reynolds, giunge in coincidenza con la notizia del giorno, ossia l’ufficializzazione dell’acquisizione da parte di Disney della 21st Century Fox. Il che, dal punto di vista del cinematic universe, significa che la Disney, che controlla la Marvel, entra in possesso dei diritti dei supereroi che le mancavano, Fantastici 4 e X-Man, compreso quindi il mutante Deadpool.

Non è un acquisto di poco conto, il personaggio si è fatto apprezzare come uno dei pezzi più pregiati della collezione, visti i notevoli incassi dei primi due episodi, 783 milioni Deadpool, bissati quasi al centesimo da Deadpool 2. Il merito va sicuramente allo stile del personaggio, che già nel fumetto creato da Fabian Nicieza e Rob Liefeld all’inizio degli anni Novanta possedeva le caratteristiche trasposte nel film. Deadpool è un chiacchierone decisamente scurrile, politicamente scorretto e, allo stesso modo dei suoi lettori e oggi anche spettatori, un consumatore compulsivo di serie tv, musica e film che cita a ripetizione, lanciando continue strizzatine d’occhio al pubblico.

Deadpool infatti, è questo il leitmotiv che sorregge l’intera impalcatura del film diretto da Tim Miller e sceneggiato da Rhett Reese e Paul Wernick, è apertamente consapevole di essere il personaggio di un universo di finzione e lo mostra agli spettatori, rompendo la barriera della quarta parete per mettersi in dialogo con loro, commentando continuamente l’azione in corso – con effetti talora vertiginosi, come quando dice, guardando dritto negli occhi lo spettatore: “Questa è una rottura della quarta parete dentro una rottura della quarta parete. Praticamente 16 pareti!”.

Ryan Reynolds nei panni di Deadpool.

Il film quindi ha una spudarata natura metatestuale, che consente a Deadpool di esercitare un registro ironico e buffonescamente volgare che prende di mira tutto e tutti, da Hugh Jackman a David Beckham sino allo stesso Ryan Reynolds e persino alla produzione – giustifica la presenza di due soli X-Man, Colosso e Testata Mutante Negasonica col fatto che non ci fossero abbastanza soldi per permettersi più attori.

Questo grado di consapevolezza, una chiave tipicamente postmodernista, permette anche di prendere le distanze dalla seriosità dei “supereroi con grandi poteri e grandi responsabilità” e pone il racconto su un piano più colloquiale che ammicca a un pubblico abituato a guardare e interagire coi prodotti di intrattenimento pop esattamente allo stesso modo, citandoli, prendendoli in giro e, ancora di più a partire dall’era dei social, manipolandoli apertamente attraverso gif, meme, tormentoni di ogni tipo con cui colonizzare la rete – una pratica che un film dallo stile scanzonato come Deadpool istiga apertamente.

Quell’approccio ironico a poco a poco distillato in diversi supereroi Marvel trova in Deadpool il suo campione. Infatti, benché il personaggio sia un macho superpalestrato con trascorsi da militare e mercenario, l’attitudine di Ryan Reynolds – anche coproduttore, e bisogna dargli atto di aver visto lungo nell’insistere per anni sull’idea della trasposizione cinematografica – è quella del nerd appassionato consumatore di oggetti mediali, che perciò parla la stessa lingua del suo pubblico. Che sin dagli anni Ottanta è stato abituato a nutrirsi di una violenza parossistica in cui omicidi splatter s’accompagnano a scariche di battute e sghignazzi, cosa in cui Deadpool è decisamente maestro, bravo a giostrarsi tanto con le sue affilatissime spade quanto con una lingua lunghissima che gli crea un sacco di guai – il suo arcinemico nel primo episodio è un tizio (Ed Skrein) che si prende terribilmente sul serio, e non sopporta che Deadpool lo chiami Francis invece di usare l’altisonante nome da supercattivo, Ajax, che si è dato.

Deadpool ha un ritmo brillante e ipercinetico, e l’enorme tasso di violenza – che insieme ai doppi sensi ha fatto guadagnare al film in America un divieto ai minori – resta palesemente fumettistico. Per concludere il menu c’è però una tenera storia d’amore con complicazioni, modello “la bella e la bestia”, perché il nostro povero eroe per acquistare i superpoteri mutanti è rimasto orribilmente sfigurato. Cosa penserà allora la sua Vanessa (Morena Baccarin), una volta che vedrà dietro la maschera il mostro che il suo uomo è diventato? Restiamo col fiato sospeso, appuntamento stasera su Italia 1 per capire come andrà a finire. Chissà però se il film verrà trasmesso in versione integrale oppure edulcorata.