Abbiamo provato Days Gone in anteprima: lo zombie game per PS4 sarà il nuovo The Last of Us?

I Freaker mordono le pagine di OptiMagazine con seducente violenza: la nuova esclusiva PlayStation 4 sarà riuscita a non deludere le alte aspettative?

Days Gone in uscita su PS4 il 26 aprile

INTERAZIONI: 51

Days Gone dimostra ancora una volta che zombie e videogiochi sono sempre andati a braccetto. Sono tantissime le produzioni prima in pixel e poi poligonali a tema ad aver animato il mercato del gaming negli anni, con un’evoluzione a puntare dritto il dito verso il titolo di casa Sony. Si tratta del prossimo zombie game in uscita solo su PlayStation 4 e PlayStation 4 Pro, esclusiva confezionata da Sony Bend Studio per i circuiti della console di ultima generazione giapponese. Esclusiva che impatterà sul mercato il 26 aprile di quest’anno, e che molti erroneamente hanno più volte associato al ben più celebre The Last of Us, altra pietra miliare nella grande famiglia PlayStation. Una deduzione errata, per quanto alimentata dal setting molto simile ad un primo, superficiale impatto con il gioco. Ecco perché, in virtù della mia fame di scoperta nei confronti della prossima opera del colosso nipponico, non ho potuto rifiutare il recente e golosissimo invito di Sony. Nel cuore di Milano, la compagnia ha infatti organizzato una lunga anteprima dedicata alla stampa, che mi ha permesso di mettere le mani su una versione quasi definitiva di Days Gone. E di testare quindi la sua offerta ludica, con un primo sguardo ad un impianto narrativo che pare già imponente.

Le lande infette dell’Oregon

Ho giocato a Days Gone per circa tre ore, con l’avventura pandemica di Deacon St. John distribuita in due parti ben distinte. La prima si concentra sulle fasi iniziali del videogame, ed è stata fondamentale per saggiare le bellezze della sceneggiatura. Sì perché, per quanto ricordi da vicino il già citato The Last of Us o una qualsiasi stagione di The Walking Dead, il titolo per PS4 riesce subito a convincere per trama e personaggi. E pure a regalare una personalità assai marcata, che trailer e video di gameplay diffusi in rete non erano riusciti a trasmettere. Nelle battute iniziali, il nostro antieroe – un biker legato ai principi e agli ideali della sua crew – è chiamato a compiere una scelta di vitale importanza. In un mondo che sta imparando a conoscere pandemia e morte, ormai invaso dalle mostruose creature conosciute come Freaker, il buon Deacon sarà costretto a lasciare andare l’amatissima moglie Sarah. La donna, ferita, verrà caricata su un elicottero in partenza verso una zona sicura, ma il protagonista deciderà di restare a terra al fianco dei suoi compagni centauri, la sua “vera” famiglia in quella che è più una filosofia di vita che uno stretto legame di sangue.

Days Gone, tra flashback e intense sequenze ambientate nel presente – e tra le affascinanti lande dell’Oregon -, chiarisce subito le sue intenzioni. O, ad essere più precisi, quelle del team di sviluppo. L’action adventure open world, un po’ come ha già fatto Red Dead Redemption 2, fa della narrazione il suo punto di forza, piuttosto che dell’impianto squisitamente ludico. Muovendo i primi passi in location devastate dalla pandemia e costellate di orde fameliche di non morti e di briganti pronti a tutto pur di sopravvivere, ho davvero apprezzato il modo di raccontare una storia non facile. Al netto dei cliché tipici delle “favole zombesche”, Sony e Bend Studio hanno saputo conferire una dignità marcatissima al loro gioco, e sopratutto ad alimentare la mia voglia di proseguire nell’avventura per scoprire la sorte dello stesso Deacon e degli altri volti che animano il racconto. Scoprire che Sarah è morta nello stesso campo in cui sarebbe dovuta essere al sicuro è il motore del viaggio on the road del personaggio principale, la forza più profonda che guida tutte le sue azioni.

Le ambientazioni di Days Gone non sono solo bellissime da ammirare a piedi o a cavallo della nostra fedele motocicletta, ma anche popolate da diverse entità. Abbiamo i già noti Freaker, esseri disumanizzati e accecati da una fame cannibale senza precedenti, ma anche banditi e Ripugnanti, setta religiosa che crede nell’espiazione dei peccati attraverso la punizione corporale. Ci sono poi i soldati della NERO, un’organizzazione paramilitare che pare essere coinvolta nella diffusione e nel contenimento del misterioso contagio. Il gioco non ci fornisce nessun indizio sull’origine del virus – proprio come insegna il sempreverde The Walking Dead -, ma mette in chiaro che la sopravvivenza non sarà impresa facile, per un toto-morte sempre ad alitarci avidamente sul collo.

Un viaggio su due ruote

Proprio il mondo di gioco è uno dei grandi protagonisti di Days Gone, e della seconda parte testata in quel di Milano. Forse ancor di più che Deacon St. John. Il team di sviluppo ha scelto non a caso l’Oregon e le sue terre selvagge per ospitare le vicende che vivremo, pad alla mano, alla fine del prossimo mese. Questa zona degli Stati Uniti offre infatti scenari ampissimi e inesplorati, per altro pennellati da orizzonti assai diversi tra loro. Città fantasma si alterneranno a fitte foreste e copiose cascate, così come a brulli agglomerati di roccia grezza e a specchi d’acqua gelida. Come vi accennavo, i paesaggi della produzione sono imponenti ed evocativi, perfetti per vivere sulla nostra pelle un’avventura in cui la vita e la morte si alternano senza sosta.

Days Gone fa dei suoi scenari il suo tratto distintivo. Integrandoli per altro nelle sue stesse meccaniche di gameplay. Il primo elemento a spiccare in tale senso è il peso della moto nell’economia generale del videogioco. Il bolide di Deacon sarà un po’ un’estensione del suo corpo, di cui dovremo prenderci costantemente cura. Il mezzo non sarà utile solo per spostarsi da una parte all’altra della mappa, ma anche una feature da coccolare come fosse una delicata signora. Saremo allora chiamati a potenziarla con diversi kit per renderla più veloce, maneggevole e durevole, così come a fare rifornimento sfruttando la presenza di taniche di benzina sparse per le ambientazioni o di vere e proprie stazioni di servizio. Il tutto, però, mostra il fianco a diverse critiche.

Muovervi sulla moto è invero piuttosto frustrante e difficoltoso, non così fluido come ci si poteva aspettare in sede di annuncio di Days Gone. Girare a destra o sinistra risulta fin troppo pesante ed impacciato, e consegna la sensazione di non avere un pieno controllo delle nostre due ruote. Come vi dicevo, migliorarne le caratteristiche permette di attenuare questo difetto, comunque particolarmente rilevante in un titolo che ne risalta con forza ruolo e utilità. E in un’opera videoludica che fa dell’esplorazione uno degli aspetti di maggior peso nella sua intera infrastruttura.

Le due anime di Deacon

Come la moto, anche la crescita di Deacon St. John è un carattere distintivo di Days Gone. Accumulando punti esperienza nelle missioni principali o nelle attività collaterali – potremo distruggere nidi di Freaker, aiutare superstiti o incrementare il livello di fiducia delle persone che popolano gli accampamenti – potremo spenderli nello sviluppo di diverse abilità. Queste si posizionano su un albero a tre rami, dedicati rispettivamente agli attacchi di mischia, a quelli sulla lunga distanza e alle nostre capacità di sopravvivenza.

Purtroppo, anche in questo caso la progressione tende a fare da “copertura” per un sistema di combattimento e di movimento assai impastato. Non tutto funziona a dovere nelle fasi di shooting, per altro assai più presenti di quelle stealth, con armi troppo ballerine, hitbox a volte curiose ed imprecise e un sistema di mira con troppa dispersione. Migliorare le skill del protagonista aiuterà a rendere le nostre bocche da fuoco più incisive, precise e devastanti, ma resteranno in ballo delle animazioni frettolose e a tratti addirittura mancanti, senza dimenticare una fluidità generale troppo trattenuta. Da una parte potrebbe trattarsi di una precisa scelta stilistica, così da evidenziare la necessità di progredire nel videogame e di imparare lentamente a tenere in salvo la nostra vita, dall’altra evidenza un’altra problematica che potrebbe far storcere il naso a ben più di un appassionato.

Tecnica non morta

Se è quindi palese come in Days Gone sia necessario prendersi il proprio tempo per esplorare l’ambiente di gioco e far crescere le nostre abilità in modo più compassato rispetto ad altre produzioni simili, allo stesso modo è innegabile che sia un’azione comunque piuttosto piacevole. Merito di un comparto artistico notevole, che non si vergogna neppure ad osare mettendo in scena sequenze drammatiche e violente, capace di esaltare il già efficace scenario infetto. Non solo, anche la colonna sonora è curatissima e sempre ficcante, in grado di sottolineare la drammaticità di alcune scene, l’epicità di altre, e la tenerezza che avvolge i tanti flashback che coinvolgono la sfortunata moglie del protagonista.

Sul versante squisitamente tecnico, poi, Days Gone ha compiuto un salto di qualità importante rispetto a quanto visto precedentemente tramite trailer e video di gameplay. Seppur persistano problemi di pop-in per alcuni oggetti più lontani all’orizzonte e la presenza di qualche texture di bassa qualità, la versione modificata dell’Unreal Engine 4 utilizzata da Bend Studio e Sony restituisce modelli poligonali ben costruiti e particolareggiati. Convince pure il dettaglio dei nemici e dei personaggi secondari, mentre il tutto rimane macchiato da una generale assenza di “maniacale pulizia” che si può invece riscontrare in altre esclusive per PlayStation 4.

Insomma, Days Gone è tutt’altro che un videogioco perfetto. Eppure è capace di sedurci con fascino particolare e a tratti unico. Riuscirà a rivelarsi qualcosa di molto diverso da The Last of Us e dagli altri illustri “colleghi”? Basterà una narrazione trascinante a smorzare i comunque tanti difetti riscontrati in sede di prova? Tutte le risposte arriveranno solo con la recensione del prodotto completo, che impatterà nei negozi a fine aprile.

Days Gone

Piattaforme: PS4

Data Uscita: 26/04/2019

Miglior prezzo Amazon: 74,98€