Baby 2 presto su Netflix, la prima stagione è solo il prologo di quel che pensavamo di vedere

Era già previsto, ma ora è diventato ufficiale: Baby 2 arriverà presto su Netflix a completare una prima stagione che ha fatto solo da introduzione


INTERAZIONI: 90

Tanta atmosfera e poca sostanza per Baby: questa è stata la prima stagione, una sorta di prologo di Baby 2 presto in arrivo su Netflix.

La piattaforma ha annunciato ufficialmente il rinnovo per la serie young adult liberamente ispirata al caso di cronaca delle baby squillo dei Parioli emerso nel 2014. Molto liberamente, visto che l’ispirazione è rimasta quasi inespressa per l’intera prima stagione: i sei episodi di Baby, sostanzialmente, non fanno che indurre lo spettatore a pensare che qualcosa di scabroso, eccitante o anche solo avvincente accadrà da un momento all’altro, ma quel momento non arriva mai. Il risultato è che la sceneggiatura di Baby è il racconto di una lunga attesa di qualcosa di preannunciato (la prostituzione minorile delle due protagoniste come atto di ribellione alla prigione dorata dell’ambiente pariolino apparentemente perfetto ma in realtà privo di valori e di amore) che non trova una sua espressione plastica sullo schermo.

Quasi certamente è stato un errore dei media, quello di presentare il progetto come “la serie sulle baby squillo dei Parioli” ancor prima che se ne sapesse qualcosa, visto che questo aspetto resta solo sullo sfondo: di prostituzione non ce n’è se non in un singolo episodio, ma fondamentalmente non c’è nemmeno il sesso.

In confronto a tante serie sull’adolescenza (da The O.C. a One Tree Hill, per fare qualche esempio) in Baby le scene di sesso sono poche e mostrate in modo anche abbastanza puritano. A fare da contraltare a questa misura nel trattare la sessualità dei personaggi c’è però tutta un’atmosfera, creata con la regia maliziosa, la fotografia dark e la colonna sonora romantica, che tende a vestire le scene di una certa sensualità che poi non si esplica come ci si aspetterebbe. La trama stessa, che porta le due protagoniste in preda a mancanze d’affetto e d’attenzione da parte della famiglia a sperimentare rapporti pericolosi e a concedersi per denaro, si interrompe col finale della prima stagione proprio nel momento in cui l’idea della prostituzione come ricerca di una libertà sessuale fuori dagli schemi comincia ad insinuarsi nelle ragazze.

C’è dunque un equivoco di fondo sul tema portante della serie, che volutamente lascia la prostituzione in un angolo e non ne fa il centro del racconto, come peraltro aveva spiegato in conferenza stampa il regista Andrea De Sica che ha diretto la serie con Anna Negri.

Questa è la storia di Baby, non ha nulla di cronachistico, non vuole ricalcare la realtà in modo fedele. La storia della baby squillo dei Parioli per me è stato soltanto uno spunto, che ha messo in luce aspetti di uno dei quartieri più ricchi della città che non è l’immagine che vuole dare al resto del mondo. Da quello abbiamo cominciato a costruire dei personaggi che avessero una certa ambiguità: ognuno di loro ha dei problemi che li accomunano e la questione della prostituzione è solo una delle declinazioni in un mondo più complesso.

Chiarito questo aspetto, la speranza per un giudizio complessivo sulla serie è che tutto il non espresso di Baby emerga finalmente con forza narrativa nella nuova stagione, che a questo punto è da considerarsi una seconda parte di un unico racconto, che l’atmosfera si traduca in sostanza. Sin dal principio l’idea di una seconda stagione era prevista da Netflix, dunque la sceneggiatura del collettivo GRAMS è stata volutamente orientata alla creazione di un prodotto non finito. Resta da vedere se anche la seconda parte sarà un trionfo di struggimenti adolescenziali coperti da una patina di glamour o se dopo questo prologo il registro drammatico prenderà il sopravvento con una migliore e più profonda caratterizzazione dei personaggi e delle loro azioni.